Nanni Moretti: il suo trisavolo fu sindaco di Cava de’ Tirreni

Nanni Moretti: il suo trisavolo fu sindaco di Cava de’ Tirreni. Lo scrive Natascia Festa in un articolo pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno

Pantaloni di velluto verde e maglione rosso. Nanni Moretti è vestito da Nanni Moretti e accusa più Roma che Napoli per il traffico – «precisamente tre ore e 43 minuti» dice – incontrato per arrivare ad Agnano, destinazione multisala La Perla. Qui si festeggia il Cineforum «Cinema & club» nato nel dicembre del 1991 su iniziativa della famiglia Capezza, storici gestori della sala dal 1967, e dell’associazione «Amico Cinema». «Oltre che regista sono un esercente – ha ricordato Moretti – e anche il mio Sacher a Roma ha compiuto giusto trent’anni a novembre». E il cinema si festeggia con il cinema. Ad alto tasso introspettivo quello di «Tre piani» che il pubblico napoletano ha accolto con un applauso e con un dibattito fitto di riflessioni e interrogativi. Domande che hanno trovato in Moretti risposte accurate, divertenti, offerte con un sorriso morbido più vicino a quello del finale del film, aperto alla speranza, che alle asperità dell’incipit. Nanni Moretti non avrebbe voluto giornalisti in sala, ha fatto la tratta Roma-Napoli quasi in sordina, solo per incontrare il pubblico con cui si è trattenuto più di un’ora.

La sceneggiatura

La sceneggiatrice Valia Santella, Ciro Scognamiglio aiuto regista e soprattutto sua madre – dalla quale ha mutuato il celebre cognome Apicella – sono alcuni dei ponti gettati tra Moretti e Napoli: «Il mio bisnonno materno era sindaco di Cava de’ Tirreni» dice con una certa soddisfazione e aggiunge: «Almeno mia madre così mi raccontava…». Eppure manca un film di Moretti ambientato a Napoli, suggerisce Giuseppe Borrone che ha condotto il dibattito: «Non c’è un film intero, quello no, ma un pezzo del mio documentario sulla fine del Pci, “La cosa” l’ho girato nella sezione di San Giovanni a Teduccio. Non solo. C’è anche un altro pezzo napoletano, quello del documentario sul mio ultimo campionato di palla a nuoto girato nel 1986. Lì una partita è stata giocata e ripresa al Circolo Canottieri. Venendo qui, Giuseppe mi ha indicato la piscina Scandone dove ho giocato più volte contro la Rari Nantes e la stessa Canottieri Napoli».

Il tributo

Il tributo più grande Moretti lo fa al femminile, sia nel film sia nella sua genesi. A partire dall’idea dell’adattamento del romanzo dell’israeliano Eshkol Nevo. «Perché ho tratto questo film da un libro realizzando per la prima volta un’opera da un soggetto non mio? Era un periodo che giravo a vuoto e le mie sceneggiatrici Valia Santella e Federica Pontremoli mi suggerirono di leggere questo testo: tre storie che, nella versione originale, non si incrociano mai. Se avessi voluto essere fedele avrei dovuto fare episodi… e non mi andava. I miei protagonisti invece trovano punti di incontro che abbiamo introdotto noi. I tre monologhi del libro diventano un racconto incrociato. Con l’autore ho avuto un ottimo rapporto perché non c’è stato». Il film si apre con una morte e una nascita e si chiude con una morte e una nascita, ma con una parabola sintetizzata dagli abiti di una delle protagoniste che vanno dal nero ai fiori colorati. «È un film sulla responsabilità, sulle zone d’ombra al confine con la follia che tutti abbiamo, anche quelli che si sentono più al sicuro. Finito di girare poco prima di scoprire l’isolamento della pandemia, parla di solitudini da rompere. Alla fine Dora, interpretata dalla bravissima Margherita Buy, con me per la quarta volta, scopre che il mondo è più ampio di un condominio e si apre a una dimensione comunitaria più autentica. Ed è quello che tutti avremmo imparato poco dopo dalla pandemia».

Nanni Moretti: il suo trisavolo fu sindaco di Cava de' Tirreni

Commenti

Translate »