Vesta, artista del fuoco, dalla Città santa di Benares (India) a Praiano foto

Praiano (SA) La Luminaria di San Domenico è un’antica tradizione del ricco patrimonio storico e culturale della Costiera amalfitana, si festeggia dal 1° al 4  agosto di ogni anno al convento di Santa Maria a Castro, dove si venera San Domenico, tale devozione si tramanda dagli inizi del XVII secolo, dalla venuta dei frati Domenicani della Sanità di Napoli e coinvolge l’intera popolazione che decora tutta la cittadina con candele di ogni tipo mentre piazza San Gennaro diventa spazio scenico per la realizzazione di installazioni luminose straordinarie per bellezza e originalità dei disegni. La leggenda vuole che la mamma di San Domenico, prima di partorire, sognò un cane con una fiaccola in bocca che incendiava il Mondo, a significare che il nascituro avrebbe portato in tutto il Mondo la Parola di Dio, ecco l’origine religiosa di quest’antica tradizione. Ma le luminarie praianesi sono famose anche per aver ospitato negli anni tantissimi artisti del fuoco provenienti da tutto il Mondo. Quest’anno, grazie a un quadro sanitario meno grave dovuto a un’efficace campagna vaccinale, in piazza San Gennaro è stato possibile tornare ad assistere a questi emozionanti spettacoli circensi. Protagonista “Vesta”, al secolo Manuel Pagonaro, artista del fuoco veneto ma pisano d‘adozione, di professione giardiniere che però fin da bambino ha scoperto di avere oltre al pollice verde, l’amore, come dice lui, per il fuoco sacro, quello che legava le Vestali alla figlia di Saturno la dea Vesta. La sua avventura nel mondo dei “mangiatori di fuoco” si è perfezionata a Torino, dove hanno sede scuole circensi molto rinomate e, per quanto riguarda l’uso di bastoni, torce swinging, dragon staff, contact staff, fire devil stick o flower stick, Vesta ha attinto all’antico sapere dei maestri indiani della città di Benares, la Città della luce, nell’India del Nord. Il giocoliere veneto ha incantato gli spettatori di Praiano con le sue staffe infuocate, strappato applausi a scena aperta quando si è cimentato con giochi ginnici effettuati all’interno di un anello d’acciaio gigantesco. L’atleta pisano con la sola forza che riesce a esercitare con mani e piedi nel cerchio d’acciaio si aggancia all’anello: volteggia, piroetta, dondola e oscilla come fosse uno dei raggi della ruota del carro di Apollo il dio che s’innamorò di Estia/Vesta la dea del fuoco. L’artista all’interno del cerchio d’acciaio, quando stende braccia e gambe appare allo spettatore, elegante e affascinante, la geometria perfetta del corpo umano che Leonardo esalta nell’uomo vitruviano. Bellissima performance e dire che Manuel mi ha confessato che ha la mano destra infortunata, tre anni fa avrebbe dovuto smettere, la sua tenacia l’ha riportato a misurarsi con il suo elemento sacro: il fuoco.
di Luigi De Rosa

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