Mondragone, zona rossa e protesta dei bulgari

Sono 49 i casi di persone positive al Covid nel focolaio scoppiato nel complesso residenziale noto come Palazzi ex Cirio, a Mondragone. Si tratta in massima parte di cittadini bulgari che vivono in quattro dei cinque palazzoni diventati zona rossa da lunedì 22 giugno, dopo che è entrata in vigore l’ordinanza della Regione. Stamane, poco dopo le 11 è esplosa la tensione. Centinaia di persone si sono riversate in strada per protestare contro le misure di contenimento e chiedendo che la ‘zona rossa’ venga revocata soprattutto per chi si è sottoposto al tampone ed è risultata negativa. Il nodo è legato all’impossibilità di tantissime persone di potersi recare a lavoro nelle campagne per potersi guadagnare la giornata. Una situazione tesissima: alcuni manifestanti hanno anche forzato alcune recinzioni. Le forze dell’ordine stanno cercando di dialogare coi bulgari per far cessare la protesta ma a questa tensione va aggiunta anche quella esistente tra italiani e bulgari, la cui convivenza si fa sempre più difficile. Sulla questione si è espresso anche il governatore De Luca: Su Mondragone, come sempre, abbiamo reagito con immediatezza. Non appena avuta la notizia, abbiamo messo in quarantena le palazzine. Sono state mobilitate le forze dell’ordine per avere controlli rigorosi. Il lavoro è impegnativo, la nostra attenzione massima”. Il governatore, inoltre, ha aggiunto: “Appena abbiamo avuto notizie di un contagio di una donna di nazionalità bulgara abbiamo mobilitato le forze dell’ordine. Serve controllo rigoroso sulle persone in quarantena per isolare i contagi. Si tratta di positività arrivate dalla Bulgaria ed altre parti del mondo. Come sempre noi siamo impegnati a garantire la serenità delle nostre famiglie. Nelle prossime settimane lavoreremo a tappeto sugli stagionali che vanno a lavorare nelle campagne. Mi pare che stiamo reggendo bene e stiamo dando tranquillità sanitaria e non solo alle nostre comunità”.

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