La morte del Duce Benito Mussolini è stata sempre avvolta dal mistero. foto

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    La morte del Duce Benito Mussolini è stata sempre avvolta dal mistero.

    L’articolo che segue, incluse le foto, e’ stato ripreso e riportato integralmente da internet. Pertanto la testata Positanonews e il sottoscritto Alberto Del Grosso, non assumono alcuna responsabilità sulla veridicità dei fatti pubblicati solo quale fatto di cronaca.

    Poichè alcune delle foto allegate sono raccapriccianti, se ne sconsiglia la visione a persone impressionabili  

    N.B.: I seguenti testi sono stralci di alcuni giornali e quindi il sito non è responsabile del contenuto.

     

    Prefazione

     

    La morte del Duce BENITO MUSSOLINI è stata sempre avvolta dal mistero, come la fine di tutti i grandi uomini del resto… Sul suo o sui suoi presunti carnefici ci sono state testimonianze discordanti, sia per quanto riguardava la loro precisa identità e il luogo della “mattanza” sia per quanto riguardava il “modus operandi” degli assassini. Ricordo che sui libri di scuola la notizia della morte di Mussolini era riportata pressappoco così: “il 28 aprile del ’45, il Duce veniva giustiziato a Milano nel Piazzale Loreto insieme alla Petacci e ad altri gerarchi del regime”. Tutti i più seri libri di storia sul fascismo, danno un rilievo minimo ai “modi” in cui Mussolini fu ucciso. E nessuno si sognerebbe mai di dire che quei libri sono lacunosi. Proprio perchè libri di storia, e non di cronaca, quei testi e quegli autori non si pongono assolutamente il problema di “chi” abbia materialmente eliminato Mussolini. Più o meno tutti i libri di storia recitano questo: “il Duce fu giustiziato dal popolo italiano, dalla resistenza”. Non importava se ad assassinarlo furono balordi o partigiani, soldati o patrioti, non importava se decisero di ucciderlo nonostante gli alleati angloamericani volevano che fosse consegnato vivo. Non importava se davanti al plotone di esecuzione finì misteriosamente anche Claretta Petacci, nei confronti della quale non fu mai pronunciata alcuna condanna o sentenza di morte da parte del CLN. Non importava nulla di tutto questo, l’unica cosa importante era uccidere il “tiranno” a tutti i costi e in “tutti i modi”. Mussolini, negli anni della sua latitanza, aveva più volte confessato a sua moglie, Donna Rachele, che se un giorno fosse stato catturato dai partigiani, sicuramente lo avrebbero ucciso, non lo avrebbero mai processato. Questo perchè egli sapeva che se lo avessero processato c’era il rischio che da accusato potesse diventare pubblico accusatore. Alla moglie disse anche di non fidarsi degli italiani e che se un giorno si fosse trovata in difficoltà poteva chiedere aiuto agli alleati americani, perchè sarebbero stati sicuramente più clementi. Tutti gli uomini politici dell’epoca, benchè appartenenti a partiti diversi, hanno dimostrato di aver accolto di buon grado la “versione tradizionale” sull’uccisione di Mussolini, quella cioè pubblicata sui libri di storia. Il punto da chiarire allora resta un altro: “il perchè della decisione, presa a tavolino dai capi partigiani, nella notte tra il 27 e il 28 aprile 1945, il perchè della decisione di CONDANNA A MORTE”.

     

    Fabio Galante

     

     

     


     

     

     

    Una testimonianza agghiacciante rimette in discussione la “verità storica” su quel tragico pomeriggio del 28 aprile 1945

     

    Questa che state per leggere è un’intervista radiofonica tra un giornalista e un medico legale che affermava di aver assistito all’autopsia dei cadaveri di Mussolini e della Petacci. Il medico affermava che all’epoca dei fatti era poco più che ventenne e che egli stesso rimase inorridito dallo spettacolo a cui dovette assistere.

     

    Giornalista: “Così lei avrebbe assistito all’autopsia di Benito Mussolini e di Claretta Petacci?”

    Medico legale: “Certamente, e posso affermarti con certezza che la morte dei due non è avvenuta così… come l’hanno raccontata per tutti questi anni”

    Giornalista: ” No? Quindi lei afferma che la morte non sarebbe avvenuta per fucilazione?”

    Medico legale: “Non solo la morte non è avvenuta principalmente per fucilazione, ma anche il luogo dove sono stati giustiziati non è Piazzale Loreto! A Piazzale Loreto sono giunti cadaveri”

    Giornalista: “Che a Piazzale Loreto siano giunti cadaveri è ormai risaputo, ma la morte come sarebbe avvenuta?

    Medico legale: “Secondo alcuni testimoni attendibili, Mussolini e la Petacci furono sorpresi di notte dai partigiani in un casale  nei pressi di Giulino di Mezzegra, ma più precisamente nella frazione di Bonzanigo al casale De Maria. In seguito vennero picchiati, seviziati, malmenati, infine soffocati. Dopo la morte, e solo dopo la morte, furono inferti loro dei colpi di pistola”

    Giornalista: “Ma come si giunse a questa conclusione?”

    Medico legale: ” Premetto che Mussolini e la Petacci al momento del decesso erano nudi, in quanto le ferite provocate sulla pelle nuda sono ben diverse da quelle provocate su dei corpi con degli abiti, e questo lo può confermare qualunque medico legale. Poi, si aggiunse la vasta zona di ematoma alla base del collo di entrambi, La Petacci presentava ferite ano-vaginali; si pensò che le fu introdotto negli orifizi un bastone o un manico di scopa così violentemente da provocarle emorragie interne gravissime. All’interno della zona vaginale e anale, furono trovate tracce di liquido seminale, facendo presupporre che si trattò di uno stupro di gruppo. Il Duce, a sua volta, non fu risparmiato, infatti, prima che fosse ucciso,  fu   sottoposto a un vero e proprio supplizio in quanto anch’egli violentato e seviziato con l’ausilio di un bastone, poi, presumibilmente quando era ancora vivo,  fu coperto di urina

    Giornalista: “Ma come mai è così sicuro di quello che dice?”

    Medico legale: “Del fatto che erano nudi al momento del decesso non vi sono dubbi, come le ho già detto, le ferite su un corpo nudo sono riconoscibili, poi,  i fori dei proiettili sui corpi, non corrispondevano ai fori dei proiettili sui vestiti.  Infine, anche perchè era risaputo il fatto che Mussolini avesse la gamba sinistra più corta dell’altra, e negli stivali, al momento dell’esame autoptico non c’era il rialzo di 2 cm che lui usava abitualmente oltre al fatto che gli stivali non erano della sua misura. Riguardo alle cause di morte per soffocamento non ci sono dubbi anche se furono determinanti le numerose emorragie interne causate dalle sevizie”.

     

     

     


     

     

     

    La versione “ufficiale” (una delle tante…)

     

    Questa è invece una delle tre o quattro versioni contraddittorie fornite da Walter Audisio, alias il “Colonnello Valerio” apparsa sul giornale del PCI l’Unità in data 13 dicembre 1945.

    Mussolini e la Petacci furono catturati dai partigiani del “Colonnello Valerio” a Dongo, mentre cercavano di fuggire in Svizzera. Questa è la testimonianza rilasciata al giornale:

    «Mussolini si mise obbediente con la schiena al muro, al posto indicato, con la Petacci al fianco destro. Improvvisamente pronuncio la sentenza di condanna contro il criminale di guerra: ‘Per ordine del Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà sono incaricato di rendere giustizia al popolo italiano’. Mussolini appare annientato. La Petacci gli butta le braccia sulle spalle e dice: ‘Mussolini non deve morire’. ”Mettiti al tuo posto se non vuoi morire anche tu’, dico. La donna torna con un salto al suo posto, palesando con lo sguardo che bene aveva compreso il significato di quell”anche’.

    «Avevo per precauzione provato il mio mitra pochi minuti prima, sicché con tutta la tranquillità mi misi a tre passi di distanza in posizione di sparo. Faccio scattare il grilletto ma i colpi non partono. Il mitra era inceppato. Manovro l’otturatore, ritento il tiro, ma l’arma del ‘regime’ decisamente non voleva sparare. Cedo allora il mitra al compagno Guido, estraggo la pistola, punto per il tiro ma, sembra una fatalità, la pistola non spara. Mussolini non sembra essersene accorto. Non si accorge ormai più di niente. Passo la pistola a Guido, impugno il mitra per la canna, pronto a servirmene come di una clava e chiamo a gran voce Bill che mi porti il suo MAS. Il vice commissario della 52ª, scende di corsa e di corsa risale, dopo che abbiamo scambiato i mitra, a una decina di passi da Mussolini, che non avevo perduto di vista un istante e che tremava sempre. Erano intanto trascorsi alcuni minuti, che qualunque condannato a morte avrebbe sfruttato per tentare anche una fuga disperata o comunque una reazione di lotta. Invece colui che doveva vivere come un ‘leone’ era un povero cencio tremolante e disfatto, incapace di muoversi. Nel breve spazio di tempo che Bill aveva impiegato a portarmi il suo mitra, mi ero trovato veramente solo con Mussolini. Come avevo sognato. C’era Guido, ma era freddo e distante, quasi non fosse un uomo ma un testimonio impassibile; c’era la Petacci, al fianco di ‘lui’ che quasi lo toccava col gomito, ma non contava. C’eravamo lui ed io, lui che doveva morire e io che dovevo ucciderlo. Quando mi fui di nuovo piantato davanti a lui con il MAS in mano, scaricai cinque colpi al cuore del criminale di guerra N.2 che si afflosciò sulle ginocchia, appoggiato al muro, con la testa leggermente reclinata sul petto. Non era morto. Tirai ancora una sventagliata rabbiosa di quattro colpi. La Petacci che gli stava al fianco impietrita e che nel frattempo aveva perso ogni nozione di sé, cadde anche lei di quarto a terra, rigida come un legno, e rimase stecchita sull’erba umida. Resto per un paio di minuti accanto ai due giustiziati, per constatare che il loro trapasso fosse definitivo. Mussolini respirava ancora e gli diressi un sesto colpo dritto al cuore. L’autopsia constatò più tardi che l’ultima pallottola gli aveva reciso netto l’aorta. Erano le 16,10 del 28 aprile 1945».

     

    Piazzale Loreto fornì all’Italia e al Mondo uno spettacolo da macelleria messicana, come fu definito da Ferruccio Parri.

     

     

     


     

     

     

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