Inchiesta Genova dove è coinvolto Toti, Aponte dell’MSC ne esce bene, anzi contrasta Spinelli

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    Inchiesta Genova dove è coinvolto Toti, Aponte dell’MSC ne esce bene, anzi contrasta Spinelli L’ordinanza di 654 pagine firmata dal gip di Genova Paola Faggiani che ha portato all’applicazione di misure cautelari nei confronti di 10 persone (tra cui Paolo Emilio Signorini, Giovanni Toti, Mauro Vianello, Aldo e Roberto Spinelli) per presunta corruzione offre uno spaccato forse più inquietante che sorprendente delle guerre di potere che da anni si giocano per ogni metro quadrato del porto di Genova. Comunque Gianluigi Aponte, patron della MSC originario di Sorrento, ne esce bene, non solo pulito, ma addirittura rifiuta e condanna questo sistema .

    In particolare un passaggio intitolato ‘La telefonata di Aponte a Signorini e le accuse di corruzione’ rivela che, mentre fra i gruppi Msc (per Grandi Navi Veloci e Stazioni Marittime) e Spinelli era in corso un duro braccio di ferro per ottenere 14.000 mq di aree sull’ex carbonile Enel sotto la Lanterna, da Ginevra nell’estate del 2022 partì verso palazzo San Giorgio una chiamata destinata a cambiare le sorti della contesa. Da un lato Spinelli pensava e sperava di avere vita facile nell’ottenere quella fetta di porto, l’Autorità di sistema portuale era orientata ad accontentare quella richiesta (con tanto di pronunciamento dei suoi uffici a favore del piano d’impresa presentato) ma il gruppo ginevrino per Stazioni Marittime decise di mettersi di traverso al punto di minacciare ricorsi e segnalare reati alla Procura.

    Era il 29 agosto del 2022 quando Gianluigi Aponte, patron del Gruppo Msc (non indagato), chiamò al telefono direttamente il presidente della port authority, Paolo Emilio Signorini, lamentando un atteggiamento preferenziale a favore di Aldo Spinelli. “Qua vengo a sapere che praticamente la sua organizzazione ha deciso di dare ulteriori 14.000 mq a Spinelli, gliene ha già dati 30.000 e insomma se gli volete dare tutto il porto di Genova insomma e noi stiamo a guardare ma insomma, la cosa comincia a diventare un po’ indecente”. I toni della conversazione poi salirono ancora: “…ma che cazzo adesso basta, io le dico la cosa va a finire male perché adesso o mi date questo spazio o sennò veramente vi cito tutti quanti, basta adesso basta perché mi sono scocciato qua diciamo la gentilezza è presa per coglionaggine, qua basta, basta, insomma è indecente quello che sta succedendo verso il nostro gruppo, non è accettabile è una mancanza di rispetto…”. E ancora: “Guai se date questo spazio a Spinelli succede la fine del mondo..”.

    Aponte nella sua sfuriata aggiunse: “…ne ho basta di queste ingiustizie e di questo…di questi intrallazzi diciamo genovesi che tendono a dare tutto a Spinelli e niente a noi… ma insomma questo è un ladrocinio…è veramente mafia”. Il numero uno di Msc se la prese anche con la struttura di Palazzo San Giorgio dicendo: “…è uno schifo… e tutta la sua organizzazione sotto di lei sono dei corrotti! …corrotti perché danno sempre …hanno dato tutto a Spinelli! …tutto…è indecente!”.

    Parole alle quali Signorini cercò timidamente di ribattere considerando lo sfogo esagerato e invitando il comandante a un successivo futuro confronto sul tema. Da qual momento venne informato della telefonata definita “veramente devastante” il governatore Giovanni Toti che suggerì di prendere tempo e lasciare che le acque si fossero calmate.

    Servirono quattro mesi, fino al successivo dicembre, per arrivare a una faticosa mediazione studiata a tavolino e dove lo stesso Signorini, ma soprattutto Alfonso Lavarello, uomo di fiducia di Aponte a Genova, riuscirono a elaborare un accordo di spartizione sul Terminal Rinfuse Genova che mettesse d’accordo sia gli interessi di Spinelli (con 14.000 mq nella parte di Levante dell’ex carbonile Enel) che le esigenze di spazio di Grandi Navi Veloci tramite Stazioni Marittime (con l’ottenimento di un’autorizzazione 45bis a Ponte Rubattino su un’area di 10.000 mq).

    Dalle carte della Procura si apprende che, quella che infine risultò come una contemporanea e parallela istanza presentata dai due contendenti (e votata positivamente dal Comitato di gestione a dicembre 2022), fu in realtà una vera e propria spartizione decisa a tavolino e la cui formalizzazione venne in anticipo affidata a un legale di fiducia comune (l’avv. Andrea D’Angelo).

    Prima di arrivare però a questo risultato, parte di un più ampio disegno che prevedrebbe la divisione a metà di Terminal Rinfuse Genova (controllato al 55% da Spinelli e al 45% da Msc) per dare vita a due grandi terminal container che occuperebbero Terminal Bettolo, lo stesso terminal rinfuse e il Genoa Port Terminal di Spinelli, anche da Genova partì una telefonata particolarmente aggressiva diretta a Ginevra. Era il 5 ottobre 2022 e, vista la situazione di ‘stallo’ determinatasi sulla questione del carbonile, Aldo Spinelli “si diceva – si legge nell’ordinanza – intenzionato a recarsi presso la Procura della repubblica per denunciare tutte le ‘malefatte’ che, a suo dire, avrebbe compiuto l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova, Luigi Merlo, alludendo a ‘favori’ che sarebbero stati concessi da questi alle imprese di Gianluigi Aponte”.

    Questi i toni della telefonata: “…andiamo male guardi che qua va a finire tutto alla Procura della Repubblica” disse Spinelli rivolgendosi ad Aponte durante il loro braccio di ferro. “Però si ricordi che qui veramente scoppia una di quelle cose che… perché il signor Merlo, quello che ha fatto verso le Rinfuse, viene fuori uno di quei casini che lei non ha idea”. La stessa Procura precisa che gli asseriti abusi che avrebbe compiuto Luigi Merlo sarebbero da intendersi come esosi investimenti fatti dalla port authority esclusivamente a favore di Msc.

    Nelle trascrizioni delle telefonate insulti e sberleffi su vari personaggi coinvolti nella vicenda si sprecano: personaggi più e meno noti vengono ribattezzati come “cinghiale travestito”, “avvocatucchio del c…o”, “pigna secca”, “mafiosi”, ecc.

    Su una cosa Aponte e Spinelli, probabilmente a rispettiva insaputa, erano d’accordo: Paolo Emilio Signorini, dopo la poltrona di presidente a palazzo San Giorgio, avrebbe meritato un ruolo di spicco nei palazzi romani per tutelare particolari interessi di parte.

    Aponte infatti, una volta portata a termine con successo la mediazione con il suo avversario e raggiunto l’accordo su ponte Rubattino, si rivolse a Signorini auspicando che potesse in futuro ricoprire un’alta carica a livello centrale per dirimere analoghe situazioni pendenti in altri scali portuali italiani: “Speriamo che lei un giorno vada a Roma in una posizione dove potrà appoggiare tutti questi progetti italiani dei porti”.

    Aldo Spinelli, invece, a inizio 2022 chiese al presidente dell’Adsp Signorini di mettere “a poste le cose” in prospettiva di un suo possibile trasferimento di residenza nel Principato di Monaco con conseguente passaggio delle cariche al figlio. Nella stessa occasione “si esponeva – scrive la Procura – apertamente con Signorini, invitandolo a utilizzare proficuamente i successivi tre anni di mandato al vertice dell’Adsp al termine dei quali, l’imprenditore, gli avrebbe offerto un contratto da 300.000 euro l’anno con relativo ufficio a Roma”. Alla domanda di Signorini “…e ma come fai a farmelo questo?”, la risposta dell’esperto imprenditore fu: “Non te lo faccio io, io te lo faccio fare dall’armatore”, dissimulando così l’esistenza di un rapporto diretto e illecito tra i due. Spinelli fu ancora più esplicito nel dire: “so mica scemo… te lo faccio con chi subentrerà insieme a noi perché manteniamo sempre la regia e la maggioranza qualsiasi dei tre…”.

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