Faber est suae quisque fortunae (Ciascuno è artefice della propria sorte)

Tanti anni fa, nel mio programma elettorale di candidato Sindaco di Ravello non c’era nemmeno un rigo sul tema della DROGA, anzi quella parola neppure figurava nel pur articolato programma. Me ne accorsi subito dopo l’insediamento alla guida di una comunità che, per quanto sana, anzi molto più sana di tanti altri posti del nostro Bel Paese, non ne era immune.
Il problema droga purtroppo esisteva e come; nel buio e nel forzato disinteresse di quanti preferiscono girare lo sguardo da un’altra parte, la piaga affliggeva diverse famiglie del nostro prezioso borgo; madri, integerrime casalinghe e non, mariti, lavoratori laboriosi e onesti, faticavano a portare nascosto il fardello di una famiglia afflitta dal cancro droga.
Da subito scattò dentro di me il desiderio e l’assillo di fare qualcosa; pensai di chiedere aiuto a persone esperte che potessero darmi una mano, ma il mio subconscio mi portò ad escludere di partire dalle Istituzioni Pubbliche – dopo ho capito perché – , chiesi ad un mio parente di aiutarmi ad entrare in contatto con una grossa Comunità di recupero che all’epoca andava per la maggiore, la fortuna volle che mio zio mi suggerì di coinvolgere una Comunità più piccola che a suo parere sarebbe stata più idonea alle mie esigenze ed a quelle dei miei cittadini; onestamene non capii cosa mi volesse dire, ma mi fidavo ciecamente di lui e dissi subito sì.
Nacque così il mio incontro con Sandro Diottasi e la sua Comunità “Mondo Nuovo”; non capii subito il grande cu….ore che avevo avuto, e, a dire il vero, non l’ho capito per molti anni, una ventina almeno.
Sandro arrivò a Ravello per la prima volta nel 1998 accompagnato da uno stuolo di “collaboratori” più o meno giovani; ebbe inizio un percorso che si è sempre più arricchito durante il cammino, un arricchimento quasi a senso unico, ricevevo quotidianamente insegnamenti, testimonianze, affetto, scoprivo giorno dopo giorno un MONDO NUOVO; alle terribili condizioni di vita dei giovani e delle loro famiglie, si affiancavano i valori e l’abnegazione di Sandro, dei suoi collaboratori e degli “amici” della Comunità.
Una costante nel mio percorso di affiancamento alla Comunità è stata la continua scoperta di quel mondo, che mi convinceva, giorno dopo giorno, di avere sempre più bisogno di imparare; ogni scoperta, ogni nuovo elemento di conoscenza, mi sorprendeva e ancora mi sorprende; spesso ho avuto bisogno di tempo e di approfondimento per capire la portata ed il vero senso di qualcosa: quando per la prima volta segnalai a Sandro un ragazzo da valutare, mi rispose secco: “lo farò, ma tu ora ti fai da parte e ti chiami fuori”; mi venne spontaneo obiettare: “Perché?”; “ è pericoloso e faresti danni” fu la secca risposta; tacqui, ma ci rimasi male, e per molto tempo non ho capito il senso di quelle parole; l’ho capito dopo anni di impegno e di vicinanza a quella realtà, dopo sconfitte e vittorie, gioie e dolori. Se non sei sufficientemente preparato e consapevole, il mondo della tossicodipendenza, ma più in generale il mondo del disagio e delle dipendenze, ti assale, ti metabolizza, e ti fa suo. Con quelle parole Sandro mi ha portato dentro la Comunità in modo protetto e graduale; ha evitato danni a me e ai giovani, ma soprattutto ha evitato il fenomeno di “rigetto”; sì perché spesso, quando ci si imbatte in qualche cosa di doloroso e gigantesco, lo spirito di conservazione che è dentro ognuno di noi, ci porta a scappare e rimuovere dalla nostra vita il problema, appunto al rigetto.
Sulla strada del rigetto passa la quotidianità della nostra cosiddetta “Società Civile”, che di civile non ha praticamente nulla; una persona che del problema droga non ha contezza, ma solo una conoscenza superficiale e stereotipata, allorquando si scontra con il problema, ha quasi sempre una reazione sbagliata, si gira dall’altra parte e continua pensando così di salvarsi e cancellare il problema.
Da quella prima volta ho continuato a vivere la Comunità, ed ho continuato a scoprire il vero senso delle singole tre paroline magiche: “ COMUNITÀ “ – “MONDO” – “NUOVO”; “COMUNITÀ” è fare insieme tutto, vivere insieme, pensare insieme, lavorare insieme, piangere e ridere insieme, “COMUNITÀ” è un luogo fisico, ma anche una condizione mentale, un modus operandi, un luogo immateriale ma reale; “MONDO” è l’insieme delle persone, delle cose e dei luoghi, che ogni singolo ospite ha avuto ed avrà nella sua vita; “NUOVO” è soprattutto il sinonimo di “DIVERSO” per ciascun elemento del “MONDO”, ma è anche sinonimo di “SCOPERTA”, è un auspicio.
Come dicevo, la mia è stata una scoperta continua che ancora va avanti e non so dove arriverà, ma so bene che sarà bello comunque. Una delle scoperte più importanti l’ho realizzata di recente; alla domanda che molti mi facevano e io stesso mi ponevo spesso: “Perché fai tutto ciò?”, la risposta era banale e superficiale: “è un mio dovere aiutare questi giovani e quanti si adoperano per cercare di tirarli fuori dalla piaga della droga, come dovrebbe esserlo per ogni cittadino”. Un giorno, un giovane che dopo dieci anni di mie attenzioni si era deciso ad entrare in Comunità, mi disse: “ero diffidente nei tuoi confronti perché non capivo qual era il tuo interesse nei miei confronti”; capii in quel momento che dovevo guardare bene dentro di me e trovare la motivazione vera che mi animava e che dalle prime battute mi aveva guidato in questa direzione; la risposta che fino a quel momento mi ero dato ed avevo dato a tutti, non era quella giusta.
Probabilmente la prima molla che si è attivata dentro di me è stata quella giuridico/morale del Sindaco responsabile di una intera comunità; quella forma di altruismo andava bene per la partenza, ma di sicuro il prosieguo del mio impegno doveva avere una spinta molto più forte, e soprattutto un carburante potente e continuo che la alimentava. La risposta corretta incominciò a delinearsi nella mia mente e, più i contorni mi apparivano nitidi, e più mi sorprendevo, avevo parlato di altruismo? Mi sbagliavo! Era esattamente l’opposto: era EGOISMO allo stato puro. Sì, più la mia vita era frenetica e carica di stress, più cresceva dentro di me il bisogno di ricaricare le batterie, ed ecco che “Mondo Nuovo” era lì pronto ad aiutarmi; in verità il mio non era una dare, ma solo e soltanto un ricevere.
Dopo che Sandro volle onorificamente nominarmi “Responsabile di Comunità”, mettendomi al collo la medaglia con l’effige della Madonna, capii che anche ufficialmente dovevo entrare nella famiglia di “Mondo Nuovo” e presentai domanda di associazione. Ed eccomi qua a raccontare questa bellissima favola che da oltre 25 anni fa da colonna sonora della mia vita; sembra un ossimoro definire favola storie di dolore, di sofferenze, di famiglie dilaniate, ma vi assicuro che non lo è, almeno per me; sì è vero, quando impatti un nuovo caso, una nuova vita a rischio, una nuova famiglia che vive il dramma della droga, un poco assorbisci la loro sofferenza, parte del loro dolore diventa tuo; ma vi assicuro che quando spendi una parte del tuo tempo per cercare di aiutarli, vieni ripagato con gli interessi di tutto quanto; quando poi capita di incrociare il loro sorriso, di ricevere un grazie sentito e non formale, quando ricevi un messaggio di saluti e gratitudine anche a distanza di anni, allora la ricompensa diventa premio.
Grazie a Dio di premi ne ho ricevuti e ne ricevo, ma il vero premio va “Mondo Nuovo” a Sandro Diottasi, a quanti dedicano il loro tempo per questi nostri amici che stanno attraversando la palude della droga, e a quanti danno la possibilità a me di vivere, sapendo che il distributore di energia al quale attaccare il bocchettone per fare il pieno e ripartire, è sempre aperto e ti aspetta a porte spalancate per fare tutti insieme “COMUNITÀ”.
Non ci credete e cercate prove? Entrate nel nostro “Mondo Nuovo”.
Non ci credete e basta? Pazienza! Faber est suae quisque fortunae
Secondo Amalfitano
Volontario e socio della Comunità Mondo Nuovo
Articolo pubblicato sulla rivista “Il Faro”

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