Paolo Fresu e il suo Jazzy Christmas

Questa sera alle ore 19 sarà il trombettista sardo in trio col bandoneonista Daniele Di Bonaventura e la cellista Leila Shirvani ad inaugurare il Natale in musica proposto dalla Fondazione Ravello

Di Olga Chieffi

Che suono ha il Natale? Il cartellone della Fondazione Ravello si è posto l’obiettivo interessante, quello di raccontare i tanti suoni, le tante esperienze e tradizioni diverse che accompagnano questa festa. Il Natale di ognuno di noi è differente ma in partitura, in genere risuona sempre di quel senso di felicità, di quel senso di condivisione e speranza che appartiene a tutti i popoli. Resta questo periodo di vacatio, in cui il tempo storico si arresta, determinando quella frattura dei vari livelli separati quotidianamente, per cui il passato convive con il presente e s’instaura quella dimensione di ritorno all’initium mundi, di meraviglia, di nascita e Ri-nascita, che è compito delle Arti rievocare. Sarà il trombettista Paolo Fresu con il suo progetto Jazzy Christmas ad inaugurare il cartellone natalizio organizzato dalla Fondazione Ravello e sostenuto dalla Regione Campania. Stasera, alle 19 all’Auditorium Niemeyer, Fresu sarà accompagnato da Daniele di Bonaventura al bandoneon e da Leila Shirvani al violoncello e proporrà il suo mix originale di brani natalizi molto conosciuti e melodie meno famose. Molte di queste ultime, parti del repertorio delle “Cantones de Nadale” che il parroco e letterato berchiddese Pietro Casu scrisse assieme al Canonico Agostino Sanna di Ozieri nel dicembre del 1927, vengono da allora eseguite in tutta la Sardegna. Da questo ampio repertorio verranno eseguiti, tra gli altri, brani come “Notte de chelu”, “In sa notte profundha”, Naschid’est in sa capanna; dal repertorio internazionale invece, le celebri White Christmas, I’ll Be Home For Christmas, Have Yourself A Merry Little Christmas, The Christmas Song, assieme alle meno conosciute Till Bethlehem (nostalgico tradizionale norvegese) e O Little Town Of Bethlehem (tradizionale canto natalizio, composto nel 1868 dal vescovo statunitense Phillips Brooks). “Abbiamo deciso di vivere il progetto in maniera più intimista nella figurazione di un trio con Daniele di Bonaventura e la straordinaria bellezza del suono angelico del violoncello di Leila Shirvani vincitrice assoluta per oltre 30 volte in concorsi nazionali ed internazionali, collaboratrice storica di Giovanni Sollima e Enrico Melozzi e già in qualche occasione accanto a me oltre che protagonista di alcuni dei progetti discografici della mia etichetta discografica tra cui il fortunato Lumina.” ha scritto Paolo Fresu nella sua presentazione. Il concerto sarà interamente giocato sull’affiatamento spontaneo del trio e, naturalmente, sulla varietà di climi sonori. E’ questa una formazione composta da musicisti dalla spiccata personalità e di consolidata esperienza, che trovano stimoli ulteriori alle loro carriere in un progetto particolare. Paolo Fresu ha abituato i suoi estimatori a repentini cambiamenti spesso travalicando i confini alla ricerca di novità, attraverso soluzioni differenti, percorrendo spesso le strade della sua natìa Sardegna e sconfinando frequentemente nella “seconda patria” francese. L’urgenza di ricerca e di mutazioni lo ha portato, fra le altre cose, a questa formazione che pone in dialogo autentici specialisti dei loro strumenti raggiungendo un risultato finale, che, come avviene sempre nel jazz ben suonato, superiore alla somma dei singoli. La regia sapiente di Fresu governerà una musica frutto di incroci di stili e linguaggi diversi, intensa, aperta. Che la musica di Fresu e della sua formazione, sia sostenuta dal pensiero più che dall’istinto lo si intenderà al loro apparire in palcoscenico con quella compostezza senza pari, regalandoci una straordinaria qualità di esecuzione, esaltata dalla freschezza sempre mantenuta vivissima, dalle soluzioni espressive, dalla perfetta combinazione di lucida razionalità e di poetico abbandono, in un miracolo di interazione dei musicisti, in un simpatetico, ferace interplay, fondato su di un canovaccio cantante dalle lunghe, flessibili linee melodiche, capace di produrre una notevole varietà di colori e di situazioni. Su queste tracce, il trio troverà il modo di scivolare con la sua raffinata eleganza, in un fluxus di idee in continua evoluzione nel loro sviluppo, suggerendo e completando a vicenda le proprie architetture, ricche di luci, di segni, in una iridescente e caleidoscopica creatività, formante un mosaico affermazione di spontaneità, feeling, semplicità, in tempi in cui il linguaggio jazzistico diventa sempre più complesso e lo sviluppo di una diversa articolazione strumentale, l’affrontare strade nuove, deve anche poter significare non dover, ad ogni costo, cancellare i legami con un luminoso passato.

 

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