Sant’Egidio del Monte Albino omaggia il poeta e paroliere di Sorrento Aniello Califano

Si è svolta a Sant’Egidio del Monte Albino l’ultima serata di VivaCultura con un convegno e il concerto di “La Maschera” alla scoperta del genio di Aniello Califano, cittadino illustre di Sant’Egidio del Monte Albino ed autore de “‘O surdato ‘nnammurato”. Si è trattato dell’ultimo dei tre appuntamenti inseriti in “La magia degli elementi. Itinerari tra luce, acqua ed artigianato locale”, il tour itinerante diffuso che con i suoi appuntamenti conduce alla scoperta delle molteplici bellezze della rete costruita fra i Comuni di Maiori (capofila), Amalfi, Ravello, Positano, Praiano, Cetara e Sant’Egidio del Monte Albino.
L’omaggio ad Aniello Califano si è svolto nella piazza a lui intitolata con una tavola rotonda che ha visto protagonisti Antonio Sciotti (autore ed esperto della canzone napoletana) e Gino Aveta (produttore discografico, autore e regista RAI).
Presente il sindaco Antonio La Mura e l’assessore alla cultura Giulia Attianese, che hanno sottolineato la volontà di mettere sempre più in luce il legame tra Califano e la città nella quale è vissuto e tutt’ora ci sono i suoi discendenti, con iniziative culturali e di divulgazione.
Gino Aveta ha poi preso la parola ricordando la figura di Aniello Califano: «E’ stato tra i più grandi autori napoletani, ha portato la canzone napoletana nel mondo. Molti non sanno che all’estero, spesso la sua “‘O surdato ‘nnammurato” viene presa come inno della canzone napoletana e il suo ritornello, così semplice e al tempo stesso universale, viene cantato da tutti. In più questa canzone, proprio per il suo contenuto, già nei primi del ‘900 diventò importante per tutti gli italiani, perché rappresentava tutti i giovani che andavano in guerra, che erano lontani dal loro paese. È stato un inno non solo della memoria ma anche del romanticismo napoletano. Califano assieme a molti altri è stato tra i padri del bel verso napoletano. ma è stato soprattutto quello che ha dato vita, molti non lo ricordano questo fatto ma è importante, alla Belle Époque napoletana, che è stata pari alla Belle Époque francese; quindi, Califano è stato storicamente un rappresentante di spicco di questo movimento culturale europeo».
Ed Antonio Sciotti ha aggiunto: «Aniello Califano è stato un elemento fondamentale dell’industrializzazione della canzone napoletana, quando si è ovviata l’officina della musica a partire dal 1880. Però non tutti forse sanno che c’è una collocazione ben precisa nella storia della canzone napoletana di Califano, che va oltre le sue canzoni di successo, e che va oltre le sue evergreen, compresa ‘O Surdato Nnammurato. Califano rientra nel famoso poker degli autori che hanno avviato l’officina della musica, ha un posto d’onore tra Salvatore di Giacomo, Ferdinando Russo, Roberto Bracco e Libero Bovio».
Aniello Califano nacque a Sorrento il 19 gennaio 1870 da Alfonso Califano, importante proprietario terriero di Sant’Egidio del Monte Albino. Visse la sua infanzia nella villa paterna di Sant’Egidio fino all’età di 18 anni.
A Napoli, dove si trasferì per gli studi, iniziò a scrivere i primi versi in lingua napoletana e sottopose i suoi scritti a vari musicisti. Quando tornò a Sant’Egidio, dove decise di fermarsi stabilmente nella villa paterna, spesso venne raggiunto da amici poeti e musicisti e in un locale al piano terra di Villa Califano allestì una sorta di piccolo “conservatorio” dove pare sia stata scritta la celebre canzone. Ad Enrico Cannio consegna i versi di “‘O surdato ‘nnammurato”. Dopo meno di un anno pubblicò “Tiempe belle” con musica di Vincenzo Valente.
Durante la sua permanenza a Sant’Egidio conobbe la dama di compagnia della mamma, la paganese Stella Pepe, già due volte vedova, dalla quale ebbe quattro figli che riconobbe in punto di morte. Contagiato dal vaiolo morì a Sant’Egidio del Monte Albino nel 1919.

 

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