Vali Myers, a vent’anni dalla scomparsa i ricordi del poeta Gianni Menichetti

Le donne che non hanno paura degli uomini, li spaventano.
(Simone De Beauvoir)

Positano (SA) “Il Vallone Porto è un piccolo paradiso, un’area naturale dove è possibile trovare una varietà sorprendente di habitat e numerose specie di animali e piante”, questa la riflessione che Stefano Leoni, giurista, docente universitario ed ex Presidente del Wwf Italia (2009) affida all’introduzione del testo “Positano Il Vallone Porto” edito dalla Con-fine Edizioni nel 2011, dedicato a questo straordinario “canyon selvaggio”, com’era e com’è chiamato da Vali Myers prima e Gianni Menichetti poi.  Il Vallone Porto infatti è stato oggetto in passato di un’aspra contesa tra chi lo avrebbe voluto trasformare in un mega parcheggio e chi come positanesi sensibili ai temi ambientali e gli attivisti dell’allora Wwf Penisola Sorrentina vi si opposero, riuscendo a farlo dichiarare sito di interesse comunitario (SIC IT8050051) e nel 1992 oasi protetta affidata al Wwf. Ma il vero genius loci di questo luogo è stata e lo sarà per sempre l’artista bohemian australiana Vali Myers (1930 – 2003) che per prima ne intuì la straordinaria bellezza ingaggiando per anni la sua personale battaglia per conservarne intatta la bellezza. La Myers è stata una danzatrice del Melbourne Modern Ballet Company, quindi poetessa e pittrice accostata a personalità del calibro di Tennessee Williams, Salvador Dalí, Django Reinhardt, Jean Cocteau, Patti Smith, Jean Genet e Sam Shepard, tutti geni nel loro campo, che ebbe modo di conoscere se non di coltivarne l’amicizia durante i suoi soggiorni a Parigi e New York. Gianni Menichetti, che dal 1971 come Vali è il custode morale di questa valle, l’accosta per temperamento e determinazione a Frida Kahlo; Vali Myers, infatti, rappresenta senza dubbio una di quelle personalità femminili che farebbero accapponare la pelle ai fondamentalisti iraniani, ai cosiddetti “uomini che odiano le donne”. Ci viene incontro, a questo proposito, un’altra geniale scrittrice, Charlotte Brontë, che con la sua acuta sensibilità traccia al meglio questo tipo di personalità d’artista femminile: “Non sono un uccello; e non c’è rete che possa intrappolarmi: sono una creatura umana libera, con una libera volontà”. Quella che segue nel video è parte di un’intervista che Gianni Menichetti mi ha concesso in occasione di tre anniversari con i quali celebriamo Vali Myers quest’anno, i vent’anni dalla morte 12 febbraio 2003 a Melbourne, i dieci anni dalla prima grande personale dedicata all’artista dal LUMA (La Trobe University Museum of Art) nel 2013, e i cinquant’anni dalla pubblicazione del docufim “Patti and Vali – 1973” realizzato da Sandra Dailey dedicato all’allora stella nascente del rock Patti Smith supportata da Vali Myers.

Vali MyersVali Myers (1930 - 2003)

Vali Myers
Vali Myers nel suo studio di Melbourne nel 1997

Le donne devono sempre ricordarsi chi sono, e di cosa sono capaci. Non devono temere di attraversare gli sterminati campi dell’irrazionalità, e neanche di rimanere sospese sulle stelle, di notte, appoggiate al balcone del cielo. Non devono aver paura del buio che inabissa le cose, perché quel buio libera una moltitudine di tesori. Quel buio che loro, libere, scarmigliate e fiere, conoscono come nessun uomo saprà mai.
(Virginia Woolf)

 

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