Costiera amalfitana, morti improvvise, non servon defibrillatori a pioggia ma far rete e la formazione

Costiera amalfitana, morti improvvise, non servo defibrillatori a pioggia ma far rete e la formazione . La riflessione parte su Salerno e la scrive Bruno Ravera , quindi una illustrissima fonte autorevole, era una constatazione che volevamo fare quando si sono fatti annunci trionfanti sui defibrillatori piazzati in Costa d’ Amalfi ( ma se chiedi agli abitanti non sanno neanche dove sono , se non informi neanche la cittadinanza a che serve? ) ma riportiamo le parole per Presidente dell’Ordine dei Medici pubblicate sul Mattino

In relazione ai recenti episodi di morte improvvisa di cui han dato notizie i giornali e i relativi commenti vorrei fare alcune precisazioni, per il rispetto che si deve ai familiari degli scomparsi ed ai salernitani, giustamente preoccupati e interessati ai possibili rimedi.
La storia dei defibrillatori semiautomatici parte da lontano, e fa giustizia di tanti luoghi comuni che non fanno onore a chi scientemente o inconsapevolmente li propone.
È allora doveroso ricordare che negli ultimi dieci anni o poco più vi è stata una distribuzione a pioggia di defibrillatori. Stiamo parlando di decine (ripeto decine) di questi preziosi dispositivi. Che fine hanno fatto? Molte benemerite istituzioni hanno fatto a gara nel distribuirli. Per dirne una, solo Soccorso Amico (questa istituzione salernitana di cui occorre andar fieri) fu incaricata di distribuirne alcuni al corpo dei Vigili Urbani di Salerno e successivamente, mi pare ben 15, ai commercianti (se non erro erano stati donati dalla Camera di Commercio). I commercianti li hanno poi responsabilmente restituiti e giacciono inutilizzati in qualche scantinato.
In quel periodo l’Ordine dei Medici si è preoccupato di far capire che queste o altre distribuzioni non avevano senso e nella migliore delle ipotesi servivano da indebita pubblicità. Si deve sapere che non è il numero di defibrillatori che conta, ma la rete, cioè un collegamento di dispositivi collocati in punti strategici (ecco la rete) ben individuabile, facilmente accessibile e di agevole utilizzazione.
Per doverosa testimonianza debbo ricordare che il dottor Pippo Satriano, quando era Direttore della Centrale Operativa del 118 (cioè dell’emergenza) si è prodigato per creare, appunto, la rete, offrendo la sua disponibilità a organizzare il servizio e a fare dei corsi di formazione, a cominciare dalle forze dell’ordine. Mi risulta che non abbia avuto alcuna risposta.
Se mi è consentito (e lo dico mal volentieri) vorrei fugacemente ricordare i miei numerosi interventi critici, ma costruttivi fatti in occasione delle numerose donazioni di Enti e/o Associazioni (tra cui i Rotary Club di Salerno) ripeto benemeriti, per spiegare che non è con una distribuzione a pioggia che si crea una città cardioprotetta.
In Italia del Nord vi sono numerosi esempi. A Ferrara e Trieste, ne ho preso diretta visione, ed è una organizzazione esemplare.
È evidente che lo scopo di questo mio intervento non è fatto per riaprire vecchie polemiche o indicare passate responsabilità. Ma dire chiaramente che i defibrillatori così distribuiti, non servono a niente. La rete si potrebbe sempre fare, anche se è un’operazione difficile. Una cosa è dire si può fare ma è difficile e altra cosa è dire è difficile ma si può fare.
Si dovrebbe creare una sinergia tra Comune, Asl Salerno, Ordine dei Medici con il coinvolgimento di Enti e /o Assicurazioni per fare un piano particolareggiato e realistico. Ci vuole ovviamente del tempo, molto tempo, ma se non si incomincia non si arriva mai.
Vi è poi il problema della formazione che dovrebbe incominciare nelle scuole.
Mi pare di ricordare che anni fa, l’allora assessore Augusto De Pascale, aveva studiato il problema facendo proposte. Ne è rimasto qualcosa?
Ho detto poc’anzi che i defibrillatori debbono avere una sistemazione accessibile. Risulta che in Piazza San Francesco è stato, tempo fa, collocato un defibrillatore, ad una certa altezza, per cui ci vuole quasi una scala, ma quel che è più grottesco, è protetto da un robusto catenaccio. Per i vandali che imperversano è forse una necessità. Ma allora a cosa serve?
Mi fermo qui, con un invito alla serietà.
* Presidente emerito dell’Ordine dei medici di Salerno

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