Tamponi, che passione!

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Sorrento (Napoli). È record di tamponi in Italia, quasi un’ossessione che ha preso tutti, a causa dell’ondata epidemica violenta dovuta alle varianti Delta e Omicron.
Ogni minimo sintomo sembra suggerire il Covid-19, oltre al fatto che continuamente qualcuno con cui si è stati a contatto avverte di essere positivo.
Poi la riapertura delle scuole e il ritorno al lavoro dopo le vacanze natalizie hanno fatto esplodere contatti e contagi. A queste motivazioni diagnostiche si aggiunge la quota di persone non vaccinate che deve ripetere il tampone ogni 48 ore per rinnovare il Green pass.
Esistono due tipi di tamponi: quelli molecolari, che rivelano l’acido nucleico del SARS-Cov-2, e quelli antigenici, che ricercano le proteine. Questi due tipi di tamponi sono stati equiparati ai fini dell’accertamento della diagnosi, dell’uscita dalla quarantena (per i contatti di positivi) o dall’isolamento (per i soggetti positivi).
I tamponi antigenici possono essere eseguiti anche a casa, comunicando poi il risultato in laboratorio. Molti esperti diffidano però dai “tamponi fai da te”, che possono generare un falso negativo fino al 50% dei casi per errori tecnici o di interpretazione e favorire così la diffusione dei contagi. Il rischio di falsi negativi è maggiore col fai da te, ma sussiste anche con i tamponi antigenici fatti in laboratorio o farmacia (30-40%) in quanto se la carica virale è bassa, esempio all’inizio dell’infezione, può non rilevarla. Infatti per “vedere” il virus l’antigenico richiede che sia presente in quantità massicce, pari ad almeno 1 milione di copie per millilitro di fluido biologico. Ne consegue che il tampone antigenico funziona bene solo nel soggetto sintomatico. Per questo motivo, quando si è avuto contatto stretto con un positivo, anche se l’antigenico è negativo, si raccomanda di utilizzare la mascherina FfP2 per 10 giorni e mantenere le distanze interpersonali. In caso di persistenza sintomi, anche se negativo, il tampone antigenico andrebbe ripetuto dopo 24/48 ore.
Il test molecolare resta l’esame di riferimento per effettuare la diagnosi in quanto sensibilità e specificità che arrivano al 99%: è difficile che sfugga un caso o che vi sia un falso positivo. I test antigenici in immunoflourescenza sono un altro tipo di test che è più sensibile dell’antigenico rapido. Si basano su una metodica semi-quantitativa che restituisce un numero (detto COI, Cut Off Index) che va da zero a infinito, proporzionale alla carica virale di quel soggetto: se il COI supera il valore di 10 la positività è pressoché certa. Ovviamente avere nella popolazione il massimo numero di persone vaccinate con tre dosi è molto importante perché i vaccinati si ammalano in genere in modo non grave e contagiano poco perché hanno cariche virali basse. Un soggetto asintomatico, se vaccinato con tre dosi o con due dosi o è guarito da meno di 120 giorni, dopo il contatto con un positivo deve solo mettersi in auto-sorveglianza ed effettuare un tampone in caso di sintomi sospetti. L’aumento di copertura vaccinale della popolazione consentirà di andare incontro all’endemizzazione del virus, dunque verso la convivenza con una malattia respiratoria non grave che non rischia di affollare ospedali e creare eccesso di mortalità.

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