Editori liberi di pubblicare Raffaele Viviani

Napoli – Dal 1° gennaio 2021 tutti gli editori saranno liberi di pubblicare le opere di Raffaele Viviani, infatti nel 2021 scadranno i settant’anni dalla morte del grande scrittore nato a Castellammare di Stabia, il 10 gennaio 1888 e morto a Napoli, il 22 marzo 1950. Secondo quanto recita la disciplina generale, il diritto d’autore scade dopo 70 anni dalla morte dell’autore, legge n.633 del 1941. Giuliano Longone Viviani, nipote di don Raffaele, uno dei quattro eredi a gestire, ha dichiarato a Ugo Cundari sul Mattino (9 dicembre 2020): “Spero solo, che chiunque sia , abbia l’accortezza di accompagnare ai testi un apparato critico degno dell’autore“. Giuliano Longone Viviani, che curerà i diritti dell’avo fino al 31 dicembre 2020, è autore di diverse pubblicazioni ultima in ordine di tempo, che firma con Valentina Venturini, “10 commedie” (Guida, 2019), dieci testi di Raffaele Viviani che hanno per tema il lavoro o come avrebbe recitato don Raffaele: “‘a fatica“. E’ giusto ricordare che proprio Guida ha pubblicato per primo Viviani nel 1975, e ne ha curato tutta l’opera, “Raffaele Viviani: Teatro” tra il 1987 e il 1994 coinvolgendo curatori del calibro di Guido Davico Bonino, Antonia Lezza, Pasquale Scialò, ed è in corso proprio quest’anno la preparazione del sesto volume con introduzione di Goffredo Fofi. Dell’opera di Raffaele Viviani si è occupata anche l’Università di Salerno che ne ha realizzato la digitalizzazione presso i laboratori A.L.P.H.A.N.V.S. e Filosofia e linguaggi dell’immagine nell’ambito del progetto CANTIERI VIVIANI, il programma finanziato dalla Regione Campania e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival per contribuire alla conoscenza ed alla diffusione dell’opera e della personalità dell’artista stabiese. La digitalizzazione dell’opera omnia dell’autore è ad accesso aperto ed è gestita da EleA, archivio open access dell’ateneo campano. Infine un piccolo aneddoto ricordato sempre da Ugo Cundari; a fine carriera Reffaele Viviani propose la sua opera all’editore Einaudi, ma il letterato Muscetta, allora consigliere dell’editore torinese, definì quei testi poco più che canovacci che avrebbero perso valore senza il loro interprete, ma probabilmtente, a torto, avevano scelto di pubblicare solo l’opera di Eduardo De Filippo; forse due autori napoletani erano troppi per il catalogo un editore torinese?
a cura di Luigi De Rosa

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