Positano, Gianluca il postino della città verticale tra migliaia di passi e gradini

Aveva sì e no otto anni, Gianluca Fusco, quando accompagnava suo padre Noè per le vie di Positano a consegnare la posta. In quel «piccolo paradiso» fatto di viuzze e gradini che annodano cielo e mare e, nel saliscendi, inebriano lo sguardo di sfumature d’azzurro, c’è nato e cresciuto. Giovanna Di Giorgio sul quotidiano Il Mattino in edicola oggi, ci racconta la storia del postino della città verticale.

Da oltre dieci anni percorre ogni giorno quel lembo di terra in lungo e in largo. Dalla «scalinatella» cantata da Murolo al Sentiero degli Dei che incantò anche Goethe, non c’è posto che non raggiunga con addosso quella divisa da postino che gli è stata tramandata insieme al sangue. Cammina così tanto, Gianluca, che il contapassi del suo cellulare arriva ogni giorno a quota 20mila. Ogni giorno. E, durante il lockdown, li ha pure superati. Il nuovo coronavirus non ha fermato Gianluca e suoi colleghi. Anzi, nel primo trimestre del 2020, il lavoro di Poste italiane è aumentato. «Il settore dei pacchi ha registrato una forte ascesa durante le settimane di lockdown, con una domanda che ha ricevuto un forte stimolo dovuto agli acquisti e-commerce», spiega l’amministratore delegato Matteo Del Fante. Richieste, insomma, paragonabili a quelle del periodo natalizio. Ma per chi il portalettere lo fa a Positano, più consegne da fare è sinonimo di più scale da salire.

«Se ti dimentichi una cosa, è una mazzata in fronte. Non consegni più niente. Per questo è fondamentale organizzare bene il lavoro», spiega Gianluca. Che, anche quando non scorda niente, se i pacchi sono tanti da non poterli reggere tutti insieme, deve necessariamente fare due viaggi. «A volte racconta – faccio due carichi. Cioè, salgo e scendo due volte». I gradini, quelli «strettulélli» della «scalinatella longa longa» che Roberto Murolo avrebbe scritto pensando a Positano, Gianluca non li ha mai contati. «A occhio e croce sono 400 o 500 a salire e altrettanti a scendere», dice. Sei o sette chilometri. O forse più. E se, quando il cielo è terso, perdersi nel paesaggio vista Capri ripaga dello sforzo, quando piove c’è da fare i conti con l’acqua che picchia in testa, ché «l’ombrello sarebbe solo un ingombro». Lungo la scalinatella «mi fermo ogni due metri, perché è ricca di abitazioni». Eppure, Gianluca non si lamenta. Sarà la forza dei suoi 42 anni o la passione per quel lavoro che ha nelle vene, ma timbra il cartellino alle 8 e lo ri-timbra «mai prima delle 15.30. Non mi piace lasciare lavoro arretrato, quindi spesso vado anche oltre l’orario d’ufficio». Si sposta in motorino fin dove può. E dove i mezzi non arrivano, su per le scale o per il Sentiero degli dei, ci pensano i piedi. Non ha un suo Neruda, il postino di Positano, ma 4000 persone che sono altrettanti amici. E «anche se d’estate con chi ha le seconde case e con i turisti diventiamo 30.000, la posta spesso la consegno senza neanche leggere gli indirizzi. Anche perché la toponomastica non è sempre precisa, per cui bisogna affidarsi all’esperienza». Gente calda e genuina, i suoi concittadini, «persone disponibili, cordiali, sempre pronte a offrire un bicchiere d’acqua o un caffè. A volte qualcuno mi invita anche a pranzo, ma il lavoro non mi consente di accettare».

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