Artiste, Tullia Conte dal Cilento a Parigi…l’intervista di Giovanni Farzati

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Capatosta come una vera cilentana, vulcanica come una vera napoletana.  Un'anima migrante, Tullia Conte, nata nel Cilento, precisamente a Vallo della Lucania; Tullia ha vissuto a Novi Velia fino all'età di 9 anni, quando per questioni di famiglia si è  trasferita con la madre a Napoli, dove è rimasta per altri 10 anni e poi Roma.
 
 "Nella capitale ho cominciato i miei studi di antropologia e teatro. Ho cominciato dall'alto perché in poco tempo e senza ancora la laurea ho avuto la possibilità di essere assistente del prof. emerito Vittorio Lanternari, luminare dell'antropologia italiana. Fu proprio il professore ad indirizzarmi verso l'antropologia teatrale, disciplina studiata da un altro grande maestro, Eugenio Barba. Queste due persone sono importantissime per me e durante gli studi ho cominciato a riflettere anche sulla mia stessa appartenenza, a ricordare quella terra lontana, a sud di salerno dove ero nata", dice divertita
 
 Primi esperimenti in vari campi dell'arte, suo il progetto SybillaProtest  che si occupava di realizzare video arte legata al teatro,  pochi mezzi. Dopo qualche tempo, ritorna ancora nel Cilento. 
 
Tullia, appena arrivata a Vallo della Lucania?…
  "Sono stata invitata da amici a visitare un "teatro abbandonato": era il teatro comunale di Vallo dell Lucania, situato nell'ex convento dei domenicani, trascurato dalle istituzioni e dai cittadini. Quel luogo, la sua antica magia, mi spinsero a restare ed a fondare il Laboratorio Teatrale Permanente, un'associazione che oltre a farsi carico totale del teatro e della sua gestione, si proponeva di attuare uno studio delle dinamiche teatrali basate proprio sull'antropologia teatrale; é stato un periodo molto prolifico e nel "teatrino" ho messo in scena una decina di spettacoli, oltre ad occuparmi a tempo pieno della formazione di un gruppo di persone che hanno poi nutrito la compagnia stabile del LTP. Gli spettacoli messi in scena, la maggior parte scritti da me, hanno riscaldato l'ambiente (teatralmente morto) della cittadina per tre anni. In quegli anni ha preso forma in me la necessità di un teatro come azione politica, come specchio della società, come possibilità di affermare la propria esistenza a dispetto di chi ci vuole stringere nella morsa dell'emarginazione, cosi come afferma Eugenio Barba. Contemporaneamente il rapporto intenso che ho vissuto con il territorio mi ha portato a conoscerne le tradizioni, sopratutto in materia di danza e musica popolare. Incontro il musicista Tommaso Sollazzo, con il quale instauro una collaborazione fruttuosa e duratura su questo immenso patrimonio, e comincio ad insegnare le danze tradizionali".
 
Un lavoro meticoloso, sfiancante,dopo tre anni che succede?
"Dopo un lavoro, senza avere alcun corrispettivo economico "istituzionalizzato", il comune di Vallo decide la ristrutturazione dello stabile dove é sito il teatro, ma dalla ristrutturazione solo il teatro (afflitto da problemi di umidità e di inagibilità dovuti appunto all'assenza di ristrutturazione da più di trent'anni) viene escluso. Questo fatto, dimostrazione dell'incuria municipale, oltre che chiaro segnale di non rispetto per il lavoro dell'associazione LTP, mi spinge di nuovo a fare la valigia, questa volta verso l'estero: mi trasferisco a Parigi".
 
Tullia Conte e Parigi, diciamo che professionalmente gli sono successe molte cose bellissime, ha studiato con i mostri sacri del teatro contemporaneo, ha partecipato ad un film che ha vinto un importante concorso, ha fondato insieme al danzatore e pedagogo Mattia Doto, alla ballerina Martina Ricciardi e a Barbara Bitetti, l'associazione SUDANZARE, per diffondere la cultura legata alle danze del sud Italia qui in Francia.
 
 "Questo progetto, nato dalla malinconia e dal dolore di aver dovuto abbandonare il sud, é diventato poi il mio lavoro a tempo pieno. Ad oggi l'associazione riesce ad organizzare vari progetti: laboratori di danza, teatro e antropologia, oltre ad "accompagnare" per tre volte l'anno tutti coloro che hanno voglia di scoprire il sud italia proprio nel bel paese. Inoltre l'associazione ha dato luogo anche ad una compagnia di teatro danza che si propone, con la mia regia, di utilizzare le danze tradizionali come linguaggio artistico; con lo spettacolo da me scritto SanTarantella, abbiamo superato le selezioni del concorso drammaturgico nazionale "Stazioni di Emergenza" (teatro stabile d'innovazione Galleria Toledo di Napoli)e abbiamo debuttato nella sara del Toro Farnese nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli., oltre ad aver danzato in luoghi incredibili come il Consolato d'Italia qui a Parigi e in vari teatri".
 
Può sembrare scontato, ma cos'è per te il teatro?
 
"E' l'unica patria che davvero mi appartiene. sono appassionata di antropologia e danza, al punto da fare di queste passioni il mio lavoro, sono legatissima alla danze tradizionali del sud italia che in più di un'occasione mi hanno letteralmente salvato la vita. L'incontro con il danzatore e pedagogo Mattia Doto mi ha "cambiato la vita" perché io non avevo mai studiato la danza, ma mi limitavo a praticarla nelle feste tradizionali. Il suo approccio mi ha insegnato che il corpo é lo strumento del nostro agire artistico e va rispettato, come un tempio! Per questo gli sono molto grata e ritengo la sua presenza e la sua professionalità nell'associazione un vero valore aggiunto".

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