Cava de´ Tirreni. Sigilli a una struttura della moglie dell´assessore Vincenzo Passa. Scoppia la bufera

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Cava de’ Tirreni. Il sequestro di una struttura in fase di realizzazione in via Cinque, a San Cesareo, ha sollevato un polverone politico essendo l’immobile di proprietà della moglie dell’assessore alla Pubblica Istruzione, Vincenzo Passa. Si tratta di un locale deposito categoria C2, di proprietà di Giovanna Di Serio, moglie di Passa, che a metà luglio è stato sottoposto a sequestro preventivo dai carabinieri del tenente Vincenzo Tatarella. Alla base ci sarebbe una difformità rispetto al progetto originario. Un sequestro che ha avuto il suo eco tra i corridoi di Palazzo di città, dove si susseguono le voci di possibili dimissioni dalla sua carica dell’assessore Passa. Tutto sarà deciso nella riunione del gruppo del Pdl, prevista per stasera, anche se lo stesso assessore si dice tranquillo. «Non sono né assessore all’Urbanistica né ai Lavori Pubblici – afferma Vincenzo Passa – Sono estraneo alla vicenda. Se si vuol far pagare un qualcosa che non esiste, allora è un altro conto. Sono solo il marito della signora Di Serio che è comproprietaria del bene con la madre. Sono sereno e aspetto la decisione che ne scaturisce dalla riunione». Sulla vicenda si sono espressi i sei membri di “Fratelli D’Italia” e il gruppo consiliare del Pd, tutti convinti che le due situazioni, quella politica e quella familiare, vadano separate. «Siamo garantisti – afferma il consigliere di Fratelli D’Italia, Raffaele Senatore – Si tratta di una struttura messa sotto sequestro e su cui non è stato ancora accertato l’abuso. Perché l’assessore Passa dovrebbe dare le dimissioni quando in consiglio comunale siede un consigliere che è proprietario di un abuso già accertato e addirittura acquisito al patrimonio comunale? E’ il consigliere che si dovrebbe dimettere, non l’assessore Passa». «Esprimo solidarietà all’assessore- dice Pasquale Scarlino, esponente del Pd – Le due situazioni vanno separate, un conto è la politica un altro è la vicenda familiare». Tutto è iniziato a seguito di una denuncia per abusivismo edilizio presentata oltre quattro anni fa da un vicino. «La prima concessione in sanatoria – afferma Giovanna Di Serio – è stata rilasciata dal Comune nel 2005. Una concessione che prevedeva una prescrizione della Sovrintendenza in base alla quale le lamiere a copertura del deposito dovevano essere sostituite con tegole, oltre all’installazione di discese pluviali in rame o zinco, in sostanza dei tubi per la fuoriuscita dell’acqua». In seguito alla prescrizione, Giovanna Di Serio ha dato mandato per un nuovo progetto per creare una pendenza, utile per le discese pluviali. Dopo l’autorizzazione sia del Comune sia della Sovrintendenza, la proprietaria, stando alla sua ricostruzione, comunica l’inizio dei lavori ma, nello stesso momento, capisce che sotto il locale deposito c’è la possibilità di edificare dei garage. Un progetto che piace ad un privato e Di Serio insieme alla madre, Carmela Brancaccio, che ne è comproprietaria, vende il suolo dove è stata avviata la realizzazione dei box auto. Madre e figlia risultano comproprietarie del locale deposito per il quale nel 2009 viene presentata domanda al Comune per il cambio di destinazione d’uso. Nel 2010 Di Serio ottiene il cambio da locale deposito a locale commerciale e relativo completamento dei lavori, con bagni, servizi igienici ed elettrici. «Voglio precisare – sostiene la signora Giovanna Di Serio – che tutte e tre le concessioni del 2005-2007-2010, sono passate per la Sovrintendenza». Ora proprio quando i lavori stavano per essere ultimati, è arrivato il sequestro. (Annalaura Ferrara – La Città)

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