Ravello, in ricordo di Gaetana Bottone e il patrimonio culturale minore

La ineludibilità della morte si ripresenta puntuale e quotidianamente per ricordare a ciascuno di noi che la vita è una parentesi abbastanza breve del percorso della storia. Anche la morte di Gaetanina oggi ci ricorda una verità che merita una riflessione. Una donna umile, gracile nell’aspetto, ma forte nello spirito e nella tempra, anzi fortissima, praticamente un gigante. Dopo la morte del marito ha accudito i tre figli come fossero eterni bambini, l’amorevolezza la portava a non vederli adulti, sposati e con figli; ma Gino, Giorgio e Italo non erano tutto per lei, i tre dovevano convivere con gli altri grandi amori di mamma Gaetanina: i fratelli e le sorelle, fra le quali Gerarda vera e propria “sorella siamese”, la sua Chiesa con l’ancora più sua Madonna. Gaetanina viveva attaccata alla chiesa di “Sant’Angelo dell’Ospedale”, ma per i Ravellesi più nota come “Madonna dell’Ospedale” anzi a dire il vero, viveva in una parte di quello che nel medioevo era un unico “complesso dell’ospedale”, poi nei secoli il tempo, l’abbandono e una strada, in parte distrussero e in parte separarono i resti, lasciando da una parte la chiesa fortunatamente quasi integra, e dall’altra un fabbricato diventato diruto diventato poi abitazioni e laboratorio artigianale. Questa vicinanza intima aveva innescato un amore che difficilmente è dato trovare; da sempre in Costiera Amalfitana le chiese più periferiche e meno frequentate, hanno trovato e trovano in qualche anima buona “vicina di casa” il loro custode; ma Gaetanina con la sorella Gerarda era qualche cosa in più di un semplice custode, la Madonna e la chiesa erano l’impegno quotidiano, i destinatari di ore e ore passate a pregare attraverso la pulizia maniacale degli spazi e il dialogo con i numerosi turisti e cittadini in transito; lo posso ben testimoniare per essere un privilegiato quotidiano delle loro attenzioni. Chi conosce i luoghi sa bene che la chiesa e la dirimpettaia casa sono vere e proprie sentinelle per quanti da piazza Fontana devono andare a piazza Duomo e viceversa; sanno altrettanto bene che la chiesa è un monumento di rara bellezza e suggestione, tanto che M. C. Escher pensò bene di dedicarle diversi disegni e schizzi; Gaetanina intratteneva i turisti dando loro spiegazioni e rispondendo alle tante curiosità; la sua gentilezza, il suo garbo, la sua autenticità, erano degni rimpiazzi alle lacune in Storia dell’arte e Storia medioevale. La totalità degli “avventori” di Gaetanina, turisti o Ravellesi, apprezzavano particolarmente questa caratteristica di quella donnina minuta e apparentemente gracile; apprezzavano questo impatto con una “identità locale” forte e coinvolgente, e di essa si riempivano i sensi. Che valore dare a questa vita? Quanti hanno contezza del ruolo unico e straordinario di questa donna e di sua sorella? Quanti si rendono conto che la fortuna turistica di Ravello è basata esclusivamente sulla sua “identità culturale” e non sui singoli frammenti che la compongono, anche se si chiamano Villa Rufolo, Villa Cimbrone, Duomo, Wagner, etc. etc.? Di sicuro persone come Gaetanina, che hanno speso
buona parte della loro vita per alimentare la nostra IDENTITA’, meritano gratitudine e riconoscenza infinite. Io ne ho tanta di gratitudine e la affido a questa riflessione in tuo onore e memoria, cara Gaetanina. Mi mancherai ogni mattina che passerò davanti alla tua “casa- chiesa”, ogni sera che non ti vedrò in piazza con Gerarda e i vostri inseparabili bastoni per “sfruculiarvi” con il mio solito: “Uè jamm a casa, a chest’ora le brave ragazze si arritirano”, mi mancherà il tuo sorriso e il tuo ottimismo fatto di speranza e affidamento alla Madonna; ancor più mancherai a Ravello e ai tanti giovani che non avranno te come faro e bussola per la loro vita.

S. Angelo dell’Ospedale

sant'angelo

Disegno di M. C. Escher

sant'angelo disegno escher

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