PARTITO DEMOCRATICO LA RESA DELLE DONNE CAMPANE

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NAPOLI — Candidate a dimettersi, non a farsi eleggere. E qualcuno lo aveva detto in tempi non sospetti. Oggi a Milano la prima assemblea nazionale del Pd. A cui non prenderanno parte otto donne che hanno ceduto la loro poltrona nella Fiera di Milano a qualche collega che non era riuscito a sfangarla. È davvero difficile credere a uno scherzo del destino, al caso: le dimissioni «rosa» (orribile termine, ma comprensibile) mica fanno scattare lo scranno per il professionista o l’uomo della società civile non conosciuto. No. Ad entrare nell’assemblea costituente del Partito democratico saranno politici di vecchia data come il consigliere regionale Tonino Amato che, candidato nel collegio di Fuorigrotta nella lista capeggiata da Antonio Bassolino, non ce l’aveva fatta. Rinunciando la seconda, Clotilde Paisio, Amato oggi è di diritto a Milano.
Così anche a San Lorenzo: esce Maria Gabriella Marino entra l’assessore comunale Giuseppe Gambale. Così ad Afragola Silvana Del Gado cede il passo a Michele Fusco. La lista incriminata in questi tre casi è Campania democratica per Veltroni, che a livello regionale ha sostenuto il neosegretario del Pd, Tino Iannuzzi. Ma la questione è quantomai trasversale. Accade anche in casa dei Riformisti coraggiosi (i rutelliani di de Franciscis per intenderci).
Nel collegio di San Carlo all’Arena esce la seconda eletta dopo il senatore Antonio Polito Luisa Susio, entra l’ex segretario cittadino della Margherita, Nino Bocchetti. A Ponticelli, via Rosanna Verde dentro Pasquale Salvio, così a San Giuseppe Vesuviano Maria Ottaviano cede il testimone a Giuseppe Ottaviano (saranno parenti?). Insomma non certo nomi qualsiasi, piuttosto uomini di apparato. Solo in casa Letta la vicenda assume contorni diversi, perché Rossella Aliberti e Marianna De Caro hanno entrambe optato per l’assemblea regionale.
Viene da dire: come se non fossero bastate campagna elettorale al vetriolo, uffici commissariati, denunce di brogli, dati ancora inesistenti. Ora a confondere ancor più le acque tempestose del Pd campano ci si mettono anche le vedove democratiche. Tanto che l’assessora regionale, che ha guidato il comitato per Veltroni leader, Teresa Armato tuona: «È un fatto gravissimo. Se si dimettono, perché si sono candidate? Lasciavano il posto a qualcun altra». E una folta pattuglia di elette (Luisa Bossa, Fortuna Caccavale, Angela Cortese, Elisabetta Gambardella, Mariana Fortuna Incostante, Giovanna Martano, Pina Orpello, Graziella Pagano, Antonella Pezzullo, Valeria Valente) denunciano: «Quanto sta accadendo in queste ore è di assoluta gravità e rischia di confermare una scarsa attenzione verso le regole e verso una politica fatta di uomini e donne. Rispettiamo la scelta di alcune elette che, evidentemente, per diverse motivazioni, hanno valutato di non poter più fare parte dell’assemblea costituente. Crediamo fermamente, tuttavia, che ad una donna che si dimetta, debba subentrare una donna che segue in lista. È questa la proposta che avanzeremo con un formale ordine del giorno all’assemblea nazionale del Pd, domani (oggi ndr) a Milano, e a Veltroni». Con saggezza (e molta faccia tosta) la spiegazione di queste defezioni la dà il subentrato Nino Bocchetti: «Era prevedibile, perché trovare donne che vogliono fare politica attiva è difficile, sa, i figli, la famiglia, bisogna muoversi. Ma pensare che siano state costrette a lasciare è ridicolo. Io vado a Milano ma subito dopo mi dimetterò e subentrerà la donna che sta dietro di me. Infondo è un’assemblea troppo affollata». Speriamo che Floriana Carbone (quella che sta alle spalle di Bocchetti in lista) sia single. Così il Pd non sarà l’acronimo di Pannolini democratici.
Simona Brandolini
Dal Corriere del Mezzogiorno – Corriere della Sera

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