Unisa: una chiacchierata a Ingegneria

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Pensieri, sogni e ambizioni dei futuri laureati 

Fisciano (Salerno) – Siamo andati a intervistare gli studenti di Ingegneria dell’Università degli Studi di Salerno ponendo loro alcune domande sul mondo universitario e quello a loro prossimo, quello lavorativo, sviluppando in questo modo delle idee sulla laurea, sulle aziende e di come dovrebbe essere a loro avviso il lavoro nel mondo odierno.

Quali sono i sogni di un giovane ingegnere, prossimo o meno al traguardo/trampolino di lancio della Laurea e cosa pensiate debba darvi il sistema universitario per avvicinarvi ulteriormente al mondo del lavoro?

«Nel nostro campo la laurea senza una buona conoscenza della lingua inglese serve a poco. Il mio settore è quello Meccanico – spiega uno studente di Ingegneria Meccanica – ma allo stesso tempo devo specializzarmi in qualcosa di specifico, ad esempio il campo fotovoltaico. Questo perché? L’università da la possibilità di partecipare a dei Master ma la sua pecca, come credo quella di tante università in Italia, è quella di non avviare direttamente al lavoro i giovani. Mi spiego meglio. Se l’Università inserirebbe i suoi studenti in un circuito lavorativo, in aziende meccaniche, informatiche, edili e così via, il ragazzo studierebbe ma comincerebbe anche a lavorare, avendo quindi nozioni teoriche di base con approfondimenti su linea pratica; dunque si valorizzerebbe a mio avviso il sistema universitario che ci circonda.

Per quanto riguarda il mio sogno, è di entrare nel mondo della Formula 1 o del Motomondiale. Lì il titolo sarebbe più che meritato. Lì sapremmo di progettare, costruire e in seguito gareggiare. Sarebbe l’avverarsi del sogno dei sogni. Sarebbe ogni giorno Natale!».

Siete soddisfatti, voi prossimi alla laurea, del cammino che anni addietro avete scelto oppure se potreste tornare indietro vi orientereste verso altre facoltà?

«Per essere soddisfatta – ci racconta una studentessa del corso di ingegneria gestionale – sono più che appagata. Il problema è che la mia facoltà non è semplice, al contrario è dura, richiede sacrificio, volontà, forza d’animo. Il problema però dove sorge? Lo sanno tutti che a Fisciano le materie scientifiche sono sviluppate meglio che alla Federico II di Napoli, dove al contrario le discipline umanistiche sono fatte in modo impeccabile. Perché dico questo? Perché quando usciamo, il nome di Fisciano rispetto a un “Federico II” viene rilegato in secondo piano. Gli studenti del politecnico di Torino hanno meno conoscenze rispetto a noi. Abbiamo fatto dei progetti e vinciamo sempre, ma loro hanno il nome noi no. A che serve studiare e lavorare se poi non hai il nome? Spesso mi demorde questo pensiero ma allo stesso tempo mi faccio forza e continuo a studiare sodo perché l’ingegneria è la mia passione e solo con sacrificio arriverò a diventare la donna che vedo nel mio progetto di un futuro prossimo. Sarà dura ma a mio avviso per come è severo il nostro ateneo, tanto dal richiedere la perfezione, credo che un giorno mi farò valere».

Il vostro lavoro prima che pratico è teorico. Avete dunque sviluppato dei progetti o approfondito semplicemente dei concetti che i docenti vi hanno assegnato durante il corso?

«Nel settore ingegneristico il progetto è tutto e non si va avanti prima che questo non sia, non perfetto ma perlomeno accettabile. Deve sfiorare quindi la perfezione anche quando sappiamo tutti che la perfezione non esiste – ci spiega uno studente già proprietario di un’azienda nel suo paese in Basilicata. Prendo a caso un progetto da me ultimato. Abitando in campagna, ho un giardino di parecchi ettari. La curiosità mi è sorta nel momento in cui si riteneva opportuno irrigare l’erba. Ho quindi adoperato nel mio progetto dei pannelli fotovoltaici per l’innaffiamento del giardino. Così facendo ho ottenuto un grande risparmio energetico ma irrigavo contemporaneamente i campi senza lasciare a secco nessun quadrato d’erba. Ovviamente quello che ho fatto io, è un progetto piccolo, ma lo si può fare su tutti i settori, per esempio automobili, computer e via dicendo. La cosa che nonostante i diversi settori ci accomuna tutti è la creatività. Senza questa dote fare l’ingegnere non diventa impossibile ma molto più difficile».

 

Francesco Toto.

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