SUL REFERENDUM COSTITUZIONALE TONI ABERRANTI, INTERVIENE NAPOLITANO

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     «Non sarò della partita nel caso in cui le cose vadano male, gli inciuci non mi interessano». Matteo Renzi conferma e rilancia. In caso di sconfitta non si farà rosolare, non resterà a galleggiare. «Se volete che a palazzo Chigi sieda un campione mondiale del rinvio, che non fa le cose, se volete uno che rinvia le questioni e non le affronta, non sono io quella persona. Se vince il Sì cambiano le cose. Se vince il No rimane tutto come adesso e la fisiologica instabilità italiana produrrà una classe politica aggrappata alla poltrona», aggiunge il premier. Il conto alla rovescia è cominciato e a poco meno di due settimane dal referendum il presidente del consiglio va avanti deciso. «Il treno non ripassa: il 4 dicembre è Sì o è mai», dice. Gli dà manforte Giorgio Napolitano, che a «Porta a Porta» ribadisce il suo voto favorevole alle riforme. «Coerentemente – precisa – con le mie posizioni di questi anni». Certo, osserva l'ex capo dello Stato, la sfida sul referendum è diventata «aberrante» perchè trasformata in un giudizio su Renzi. «Non si vota pro o contro questo governo. Si vota quello che è scritto nella legge. E non si vota nemmeno per le motivazioni che il premier dà liberamente su questa riforma. L'occasione per giudicare Renzi ci sarà con le prossime elezioni che al momento si terranno nel 2018», rileva Napolitano. L'ex capo dello Stato aggiunge: «La riforma consente al Paese di fare passi avanti». Il livello dello scontro sale. Ieri, ad avvelenare il clima è un video di Beppe Grillo. Il comico e leader del M5s definisce i sostenitori del Sì «serial killer della vita dei nostri figli». La riforma viene descritta come «un involucro pieno di ca… che espropriano il futuro». Grillo parla «di multinazionali che verranno in Italia e si prenderanno qualsiasi cosa» e rievoca la dittatura di Pinochet. Si accoda al comico il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio che disegna il futuro in caso di vittoria del No. «Non ci sarà più il governo Renzi – chiarisce – e noi chiederemo di andare alle elezioni subito». L'attacco di Grillo è duro e provoca la reazione anche della minoranza interna del Pd che voterà No. «Parlare di serial killer è cosa fuori da ogni limite», ribatte Roberto Speranza. Ma è lo stesso Renzi a replicare al fondatore del M5s attraverso la diretta su Facebook. «Non cascateci: Grillo, che è uno straordinario professionista della comunicazione, dice che noi siamo i serial killer e tutti rispondono. Ma così nessuno parla più delle firme false. È una tecnica perchè sono in difficoltà. Si è inventato di tutto – dice Renzi – pur di non parlare nel merito dei quesiti perché è emerso il reato delle firme false. Poichè sono all'angolo, Grillo inventa una frase a effetto cosicché tutti cadano nel tranello e improvvisamente si nasconde la realtà». Il tema del dopo, cosa succederà il 5 dicembre in caso di vittoria del No, tiene banco. Renzi chiarisce che non resterà a galleggiare lasciando capire che potrebbe dimettersi. Il Financial Times prevede addirittura che l'Italia potrebbe uscire dall'euro. «L'Italia è un grande Paese, dopo il 5 dicembre non ci sarà alcuna apocalisse», osserva Speranza. La minoranza del Pd ritiene che in caso di vittoria del No Renzi debba continuare a governare. Ma non è l'identica linea che accomuna l'intero fronte del No, un fronte definito da Renzi «disastrosa coalizione». M5s e Lega vogliono le elezioni subito. «Ci facciano votare con qualunque legge elettorale possibile», incalza Matteo Salvini; per Forza Italia va fatto un governo di scopo che faccia la nuova legge elettorale e traghetti il Paese al voto. Paolo Mainiero Il Mattino

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