Capua (CE). Museo Campano. 09-22.02.2020. “Amor Vincit Omnia”. foto

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    Articolo di Maurizio Vitiello – 09-22.02.2020. “Amor Vincit Omnia”, Museo Campano, Capua (CE).

    Nell’ambito dei processi di valorizzazione del Museo Provinciale Campano di Capua sono interessanti le iniziative legate all’esposizione di opere d’arte in quanto il museo e le sue significative raccolte archeologiche ben si prestano al dialogo con manufatti visivi legati ai linguaggi contemporanei, in una sorta di equilibrata contaminazione.
    Considerando che il Museo vanta numerose collezioni aventi come matrice l’amore materno (Mater Matuta) ed universale, il curatore Gianpaolo Coronas ha pensato di allestire una collettiva d’arte nel periodo di febbraio, tutta dedicata all’amore in ogni sua forma e espressione, dal titolo: “Amor Vincit Omnia” dal 9 al 22 febbraio, per la precisione, avendo l’arduo compito di mettere in rapporto e in risalto le antiche testimonianze e i lavori d’arte contemporanea realizzati da 40 artisti provenienti da varie regioni Italiane e dall’estero.
    La collettiva sarà inaugurata, alle ore 10.00 del 9 febbraio 2020, nella prestigiosa “Sala Liani” alla presenza dei critici d’arte Luigi Fusco e Maurizio Vitiello, del Direttore Giovanni Solino e del curatore Gianpaolo Coronas.
    Ad impreziosire il vernissage ci sarà una sfilata di abiti artistici dedicati all’ amore sacro, profano e passionale a cura dell’Istituto ISISS di Santa Maria Capua Vetere. sezione moda e un reading di poesie a cura degli alunni dell’Istituto “Pizzi” di Capua, mentre il 14 febbraio, sempre verso le ore 10.00, ci saranno delle performances di ballo a cura della scuola “ARMS DANCE LAB” di San Prisco.
    Al finissage del 22 febbrai,o alle ore 10.30, in occasione della consegna di targhe di plauso, interverrà il Liceo Artistico San Leucio, sezione moda, con una sfilata di abiti storici dedicati alle Matres Matutae.
    Espongono: Laura Amato – Marco Barone – Selene Bonavita – Sean Bradford – Lorenzo Bruno – Franco Caruso – Manuela Caruso – Maria Laura Ciaramella – Maurizio Schächter Conte – Gianfranco Corradini – Maria Pia Daidone – Anna De Ruvo – Anna Di Maria – Josef Durer – Mimmo Emanuele – Carlo Errico – Daniela Esposito – Giuliana Farinaro – Vittorio Fumasi – Marco Giacobbe – Ilenia Golino – Ernst Heckel – Hassan Yazdani – Michael Kinski – Gerhard Lemper – Donato Lotito – Carmine Carlo Maffei – Emidio Mastrangioli – Michele Mazzone – Francesca Moretti – Salvatore Oppido – Giovanni Orlacchio – Francesco Peluso – Giuseppe Pisacane – Fernando Pisacane – Gustavo Pozzo – Patrizia Rampazzo – Giorgia Sagliano – Miretta Sparano – Antonio Zenadocchio – Antonella Zigurella
    Questa rassegna, che vede presenti diversi codici delle arti visive contemporanee, è allestita in uno spazio museale d’indubbio fascino e interesse.
    Il Museo Campano di Capua è un’istituzione quotata e conserva nelle sue collezioni le Matres Matutae, dette anche Madri di Capua, provenienti dall’antica Capua, l’attuale territorio del Comune di Santa Maria Capua Vetere e il più grande lapidarium (insieme di epigrafi, steli e lapidi su pietra di epoca, sostanzialmente, romana) dell’Italia meridionale.
    Notevole anche la sede; gli Antignano furono un’importante famiglia campana nel XV secolo, molto apprezzata della corte del Re di Napoli Alfonso I.
    Spiccò all’epoca la figura di Francesco, che decise di ricostruire e ampliare il palazzo gentilizio di Capua e gli conferì un aspetto tardo gotico, ornandolo con un monumentale portale d’ingresso, un’imponente scalinata, entrambe di ispirazione catalano-moresca, e con finestre in stile rinascimentale.
    Importante testimonianza di un particolare culto indigeno preromano, dedicato alla fertilità, alla protezione della madre e della sua prole, è la collezione delle Matres Matutae, provenienti dalla località Petrara, oggi nel Comune di Curti.
    Le statue in tufo, di varie dimensioni, raffigurano donne sedute, che sorreggono uno o più neonati tra le capienti braccia.
    Un’unica statua in tufo, che invece di avere figli, regge una melagrana, netto simbolo di fecondità, nella mano destra, e una colomba, simbolo di pace, nella sinistra, è interpretata come la rappresentazione della divinità principale venerata nel sito, identificata tradizionalmente in Mater Matuta, divinità italica dell’aurora e delle nascite.
    Le altre statue raffigurano offerte votive, dedicate dai fedeli per propiziare la salute della donna e dei suoi figli.
    Le statue, come gli altri reperti provenienti dall’area, attestano la frequentazione del santuario ininterrottamente dal VI al I sec. A.C.
    Una full immersion in queste sale è d’obbligo tra Matres Matutae, sculture, vasellame, oggetti metallici, terrecotte, quadri e una fornita biblioteca con pergamene e documenti, stampe, manoscritti, …
    L’importanza del meeting espositivo si può cogliere nella declinazione allargata di queste opere, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alla “digital art”, con artisti provenienti da tutt’Italia.
    L’arte contemporanea deve continuare a esprimersi e non sempre gli artisti riescono a trovare riferimenti espositivi validi ed efficaci.
    Dopo la forte crisi economica, ancora non passata del tutto, e con una probabile nuova crisi di matrice cinese, dovuta al “Coronavirus”, la teoria qualificata di gallerie anche della nostra stessa Capitale, ad esempio, ha subito un energico ridimensionamento e a catena ciò si è verificato anche nelle altre città italiane, come anche in quelle europee.
    Ma la tenuta degli artisti e la capace preparazione di alcuni organizzatori e coordinatori di eventi, che hanno una visione periferica del tutto, hanno permesso di far fluidificare una ripresa di mostre in spazi di livello, seppur non centrali.

    Maurizio Vitiello

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