SOLENNITA’ SANT’AGNELLO ABATE 2019

La Novena inizia il 5 dicembre, e la processione si terrà domenica 15 dicembre alle ore 09.15, così recita il programma approntato da Parroco Don Francesco e il Consiglio Pastorale della Chiesa dei Santi Prisco e Agnello.

Ne parliamo con Don Fabio in una cortese intervista concessa all’inviato di Positanonews TV.

L’inno a Sant’Agnello di cui nell’intervista

INNO A S. AGNELLO
Da la valle e le colline
da l’ aurora al sol morente
de le ajuole sorrentine
il tuo nome infra la gente
s’ ode a gloria risuonar;
ed il popolo fervente
grida osanna la lieto altar!”
Coro: Più dolce, più lieta
dai monti e dal mar
la sacra canzone
si sente echeggiar.
Da l’ aria gioiosa
pudica la sposa
la Fede, la Speme
depone al tuo piè!
Da la grotta del Sebeto
agli ombriferi giardini
del tuo cuor ridente e lieto
qui rifulsero i destini
Taumaturgo Protettor;
nei più teneri confini
del più puro e santo ardor!
Coro:       Più dolce, più lieta, ecc.
Degli osanna il tuo paese
nel tripudio or si ridesta
ed un popolo cortese
corre lieto alla sua festa
col più vivo e santo ardor;
e nel cor gli si ridesta
per Te Santo, eterno amor!
Coro:       Più dolce, più lieta

tratto dal sito web IL MEGLIO DI SORRENTO  curato dal Dott. Fabrizio Guastafierro

Inni e preghiere a Sant’ Agnello
La preghiera qui appresso riportata è quella che la tradizione attribuisce alla madre di AgnelloGiovanna. Ella l’ avrebbe recitata ogni giorno, per un mese intero, prima della festa dell’ Assunzione, nella cappella di Santa Maria Intercede. Pur non essendo dedicata a Sant’ Agnello, la preghiera ci interessa perché è una prova che conferma come il patronato delle donne sterili e delle gestanti fosse anticamente tenuto da Santa Maria Intercede. La preghiera, per molti secoli ripetuta dalle donne napoletane ed ora ormai dimenticata, è riportata nella versione datane da Paolo Regio in una lingua colta che sicuramente già tradiva l’ originaria cantilena popolare.
O clementissima Regina, madre di misericordia; e speranza della nostra salute: umilmente (ecco hora io afflitta peccatrice) te priego, che per me intercedi appò il benedetto frutto del tuo ventre acciò per la tua intercessione, non viva più al mondo sterile, come arbore infruttuosa. A te io ricorro, ò Maria piena di gratia, perché da te, conosciuto il mio bisogno, pre gratia venghi ad ottenere, quel che desidero. Et se tu riguardarsi l’ afflittione della serva tua, & di me di ricorderai, concedendomi un figliuol maschio, lo dedicherò al Signore in tutti giorni della mia vita, & al servigio della tua Chiesa farò, che sempre dimori; il che con tutto il cuore con solenne voto ti prometto.
Riportiamo alcuni passi del legionario dell’ ufficio di Sant’ Agnello contenenti la leggenda della vita del Santo. L’ antichissima preghiera liturgica si presenta come opera di dotti religiosi in quanto è scritta in latino ma il fatto stesso di essere stata comprensibile a pochi garantisce la sua inalterabilità nel tempo.
Lectio IV
Agnellun Neapolitanae Urbis Patronum tutelarum parentes diu steriles a Coelitum Regina impetrarunt; a qua etiam in futurae mansuetudinis praesagium, hoc nomine Puerum appellandum didicerunt. Editus in lucem, atque a matre ad ecclesiam allatur, post vigesimun a partu diem, angelica salutatione Beatam verginem clara voce salutavit.
Decimus quintum annum agens, relicta paterna domo, ad speluncam urbi proximam se contulit, ut Deo liberius famularetur; mortis deinde parentibus, xenodochium haereditario patrimonio construxit, e, ut erat charitate ferventissima, se suaque omnia aegrotorum ministerio addixit.
Lectio V
Cum autem ejus sactitatis fama prodigiis illustrata longius diffunderetur, ac plurimi ad eum in dies confluerent, nominis sui celebritatem exosus, asperrimos in montes secessit, verus divini Agni sectator; ubi solis herbis et aqua contentus aliquandiu vixit. Sed celesti monitu ad pristinum rediit xenodochium, et in cenobio a Sancto Gaudioso Episcopo Bithiniensi, haud procul extructo, monasticam vitam duxit, cui etiam per aliquot annos santissime preafit. Deum fama miraculorum, vitaeque innocentia illustris, postquam ad aras esset operatus, pbdormivit in Domino, decimo nono Kalendas Januarii, aetatis, suae anno sexagesimo primo, Mauritio imperante.
Lectio VI
Sacrum corpus Fortunatus, tunc temporis Naepolitanus Antistes, accersitis finitimis Episcopis, in aede beatissimae Virginia, sancti Agnelli nomine postea insignita, summo cum honore, maximaque populi frequentia sepeliendum curavit. Porro ab innumera in suam urbem collata beneficia, illud precipue quod saepe fuerit cum crucis vexillo visus civitatem obsessam ab hostibus liberare, superque eam manum protendere, Neapolitani cives quotannis, die illi sacro, ejus ecclesiam solemni ac publica supplicatione adeunt, et Agnellum suum, ut vere patriae parentem ac tutelarem, singolari celebratione venerantur.
Il seguente Cantico a Sant’ Agnello è opera del Vescovo Paolo Regio. Esso fu inserito alla fine della Vita del Santo. Non si tratta, in verità, di una composizione di grande interesse artistico o letterario ma pure è un buon esempio di rime sacre del XVI secolo. La lingua è ovviamente quella colta ed egemone, il metro è quello di Dante, notevole è l’ uso del du – stil. Nessun rapporto lega questa creazione puramente letteraria con il culto popolare, ho perciò ritenuto opportuno riportarne solo le terzine più significative contenenti la laudatio di S. Agnello.
CANTICO A SANT’ AGNELLO
Gradisci (priego) quel ch’ io cato, & scrivo,
Hora che godi tra li spiriti alati,
L’ humil mio stile non prendendo a schivo.
Riguarda me da’ Seggi alti, & stellati,
O nostro Prottettor Beato Agnello,
Ch’ i miei bisogni non ti son celati
Tu foggio gasti superbo Serpente,
Che langue ne le nostre grotte de l’ inferno,
Et de la pena sua fasti dolente.
Tu opprimesti il Principe d’ Averno,
Ch’ innanzi a l’ opre tue chiamassi vinto,
Ond’ aumentassi il suo dolore eterno.
Tu di fede, di spene, & d’ opre accinto
de l’ alto Dio la gratia dimostrasti
Uscendo dal mondano Labirinto.
Tu lieto in cielo a gli Agnoli volasti,
Ov’ hora apertamente il Signor vedi, Che in terra vivo, in verità approbasti.
Tu per Napoli tua lieto intercedi
Ond’ i devoti tuoi son quasi certi
Non divenir delle miserie eredi.
Tu prova quanto la fede, co i merti
Vagliono innanzi a quel vero Messia,
Che fece i cieli, co’l patire aperti.
Tu supplico hora, che m’ apri la via,
Onde poggiar io possa al lieto fine,
E l’ opra mia accetta al Padre sia.
Tu rechied’ anco, che quelle divine
Piaggie dal cielo conduchi i miei passi, D’ onde cader le Angeliche strine.
Ecco, c’ ho i sensi affaticati, e lassi,
Impetra la gratia a me dal cielo,
Che non sia degna degli Averni sassi.
Il prossimo inno mi è stato segnalato dal Parroco del Paese di Guarcino con l’ etichetta di Inno popolare a Sant’ Agnello, cantato in occasione delle due feste del Santo e dei due pellegrinaggi al suo eremo. In realtà, il lessico usato nell’ inno non può certo essere definito popolare e rivela, anzi, un probabile rifacimento dotto in lingua egemone. Il canto tende a porre in primo piano la figura di Sant’ Agnello – eremita e ne invoca la protezione per allontanare dai campi il pericolo del mal tempo.
INNO POPOLARE A S. AGNELLO
Frutti di preghi e lagrime,
glorioso S. Agnello,
piccol sorgeste e bello
quest’ aura a respirar
Agnello Immacolato
angelo di purità
Nostro avvocato
Mercè della castissima
madre del Santo amore
nasceste qual bel fiore
la madre a consolar.
Poi nell’ età più florida
in orrida caverna
fuggiste, l’ ira eterna
con lagrime a placar
Ove il candor dell’ anima
infra digiuni e pene
cercaste di serbar.
Per voi sereno e limpido
si fa repente il cielo,
per voi ai campi il gelo
non suole dannegiar.
Ma quel che più sospirasi
da voi, nostro avvocato,
lungi da noi il peccato
fate che sia tuttor.
Il breve Inno di partenza da Sant’ Agnello è forse l’ unico dedicato al Santo, nella zona di Sant’ Agnello di Sorrento, che non mostri caratteri chiaramente artificiosi e letterari. La brevità stessa del canto, che favoriva il suo ossessivo ripetersi, e l’ ingenuità delle parole depongono per una sua origine popolare. Alcuni devoti hanno inoltre assicurato che l’ inno era cantato, un tempo, in dialetto.
Agnel dolcissimo
Da te partiamo
Ma il cor che palpita
Noi qui lasciamo
Di amor purissimo
Ognor l’ accendi
Tu dai pericoli
Sempre li difendi
Le nostre fervide
Preci al Signore
Per te s’ innalzano
Agnel di amor
Di questo popolo
Che parte in pianto
Il voto supplice
Odi, o grande Santo
Rit.: Agnel doclissimo
Da te partiamo
Ma il cuor che palpita
Noi qui lasciamo.
Il canonico A. M. De Liguori è l’ autore dell’ inno Al Glorioso S. Agnello abate, protettore di Napoli e del Comune dello istesso suo nome nella penisola sorrentina. Napoli 1901. Il componimento è di matrice letteraria ed è scritto in una lingua dotta non lontana da inflessioni manzoniane. Esso è comunque ricco di freschezza né è privo di alcune riuscite immagini.
Al difensor di Napoli
All’ immortale Agnello
Bella fedele immagine
Della virtù di Quello
Che sull’ altar del Golgota
Si venne ad immolar
Sciolgo dal cor spontaneo
Un inno alla difesa
Della tremante patria
Da lui più fiate impresa
Contro feroci barbari
Nemici della fe’
Diva sul cielo empireo
Di stelle redimita,
Che sol puoi gli estri accendere
E ai carmi infonder vita,
Dolce  m’ ispira un cantico
Di grato e fido amor
Frutto di seno sterile,
E più d ardenti voti
E’ Agnel; l’ ottien la Vergine
Ai genitori devoti,
La Vergine cui la Triade
Nulla giammai negò
Lieto e festante il pargolo
Portato innanzi all’ Ara
Di prodigiosa immagine,
Con voce pronta e chiara:
Salve, le dice Vergine
A te sia gloria e onor
In velo uman qual Angelo
Risplende giovanetto.
In casa, nel ginnasio,
O a sacro culto addetto,
Più che negli anni celere
Cresce nelle virtù
In erma solitudine
Sen vola ai più verdi anni:
Dispregiator del secolo
Va a riparar i danni,
Che i peccator arrecano
Di Cristo al sacro ovil!
Del divo Amor in estasi
Contempla i gran misteri
Ed ebbra sente l’ anima
Dei sovrumani veri;
Ed arde al par di Paolo
D’ unirsi al sommo Ben
Ma voce il chiama a tergere
Dei cari suoi parenti
La tremolante lagrima
Degli ultimi momenti
E va, ne accoglie l’ anima
Che lieta vola al cielo
Converte in nosocomio
Il suo paterno tetto;
Entro vi accoglie il povero
L’ infermo ed il reietto;
Li serve come immagini
Del caro suo gesù
Ivi da mali in numeri
Guarisce i sofferenti:
I morbi più indomabili
Al tatto suo son spenti:
L’ idra infernal setemplice
S’ abissa al suo apparir.
Di sue virtù risuonano
Ville e cittadi intorno;
Ma l’ uom di Dio conturbasi,
Lascia l’ urna soggiorno;
E in antri inaccessibili
Si torna incavernar.
Piange convulsa Napoli
La perdita di Agnello
Si mette in cerca il popolo
D’ ogni romito ostello
Ma muto resta e attonito
Privo del suo tesor;
Che lungi, ignoto agli uomini
Invitto ei dura in guerra
Contro gl’ immondi spiriti;
Li vince e là li atterra
Dove le man si mordono
Perdendo ogni poter
Agnel sua fame sazia
Sol d’ erbe le più amare
L’ acque che van pei rivoli
A lui son dolci e care
Sul nudo suol riposasi
E un sasso ha per guancial
I membri, se mai indomiti
Sente a ragionar ribelli
Non cessa di percuoterli
Con orridi flagelli;
Così i nemici stermina
Serba innocente il cor
Ma quanto più si umilia
Nel suo recesso ascoso,
Tanto tu Iddio vuol renderlo
A tutti glorioso;
E lo richiama al secolo
La patria ad illustrar.
Rallegrasi Partenpoe
Che sa del suo ritorno;
Con indicibile giubilo
A lui si stringe intorno;
Tra fiori e calde lagrime
Lo guida al suo destin
Del santo di Bitinia
Si trae nel monastero;
Ivi con leggi provvide
E il viver suo austero
Vi fa rinascer l’ ordine
La vita regolar.
Fra cittadini discordia
Non v’è, non v’è sventura,
Che Agnel con zelo fervido
Non sede, non scongiura
Col suo parlar mellifluo,
Col lungo suo pregar.
Né quando al ciel di meriti
Ei vola al fine onusto,
Il serto a tor di gloria,
Che Dio riserba al giusto,
La patria sua dimentica
Partenope fedel
Accorre ei sempre e prodiga
Mirabili portenti,
Per morbi e per inopia
Ai miseri languenti,
Alle pregnanti, a sterili
Ai grandi, agli artigian
Un di che dalla Tracia
Un’ oste furibonda
Del golfo di Partenope
Solca la placida onda,
E di ricchezze e d’ uomini
La viene a depletar
Come un sol uomo il popolo
Ricorre al suo patrono
La supplica con gemiti
Discender dal suo trono,
E dall’ immane assedio
Venirlo a liberar;
Ecco in ciel ei sventola
Di Cristo la bandiera
Contro quell’ orda barbara
Solleva una bufera
Tal, che a fuggir precipita
E piomba in fondo al mar
A posteri tramandano
Si portentosa impresa
Con inni ognor la patria
E l’ esultante chiesa
Con votivo tempio
Al gran proteggitor
Deh! Su plaudiamo, o popoli
Al taumaturgo Agnello
E se di fe’ l’ esempio
Ne imiterem si bello
Per noi portenti simili
Ancor rinnoverà
La seguente preghiera si intitola Coroncina al Glorioso Sant’ Agnello e, secondo la tradizione santanellese, ripetuta più volte, serve per impetrare grazie. E’ una delle preghiere più frequentemente rivolte al Santo dei devoti.
Deus in auditorium meum intende;
Domine, ad adiuvandum me festina.
Gloria Patri etc.
Evviva S. Agnello,
evviva con tutto il cuore
il Santo Protettore
che il cielo a noi donò.
Rit.: Evviva per sempre
E per sempre evviva
Il Santo Protettore
Che il cielo a noi donò!
I
Mi rallegro con Voi, o Glorioso
S. Agnello, perché foste donato alla
sterile vostra madre da Maria SS, la
quale volle anche che foste chiamato
Agnello per indicare l’ umiltà e
la mansuetudine del vostro spirito.
Gloria patri etc.
Del Ciel la Gran regina
Il nato Pargoletto
Con tenero affetto
Agnello salutò
Rit. Evviva ecc.
II
Ammiro, o glorioso S. Agnello, la
vostra sovrumana gratitudine alla Regina
del Cielo, perché, di venti
giorni nato, portato dalla vostra progenitrice
al tempio, innanzi ad una
immagine di Lei, la salutaste
miracolosamente con l’ Ave Maria.
Gloria patri etc.
Essendo di tre lustri,
la sua magion paterna
lasciò ed in eterno
Rit. Evviva ecc.
III
Ammiro, o glorioso S. Agnello, la
Vostra ubbidienza alla divina chiamata,
perché di appena quindici anni
lasciaste il mondo per ritirarvi in
una grotta, dove, ispirandovi alla
scuola del Crocefisso, vi esercitaste
nella penitenza, ed acquistaste
tutte le più eroiche virtù.
Gloria Patri etc.
Ci stava all’ ospedale
Mancanza di assistenza,
la Vergine Potente
Agnello vi mandò!
Rit. Evviva ecc.
IV
Ammiro, o glorioso S. Agnello,
quella virtù della carità verso il
prossimo, che più di tutte rifulse in
Voi, specie quando vendeste il vostro
Ricco patrimonio per edificare un
Ospedale per poveri, al servizio dei
Quali dedicaste poi anche tutto
Voi stesso
Gloria Patri etc.
Prima su aspri monti
Con Dio in un convento
Volle morir contento
E con gioia si umiliò
Rit. Evviva ecc.
V
Ammiro, o glorioso S. Agnello, la
Vostra profonda umiltà, quando fuggiste
di nuovo dal mondo e Vi ritiraste
fra monti deserti, per sottrarvi
alla gloria che Vi procuravano i molti
miracoli dal Signore operati a
mezzo Vostro.
Gloria Patri etc.
I suoi genitori
dal mondo già passati,
a poveri e ad ammalati
i molti beni donò
Rit.: Evviva ecc.
VI
Mi rallegro con Voi, o glorioso
S. Agnello, perché foste da Dio richiamato
dalla solitudine all’ assistenza dei
poveri infermi e poi alla
vita del chiostro, dove, esempio di ogni
virtù a tutti i religiosi, viveste loro
compagno e poi loro abate.
Gloria Patri etc.
Il regno assediato
da truppe di Turchia
coll’ aiuto di Dio
Agnello liberò!
Rit. Evviva ecc.
VII
Mi rallegro con Voi, o glorioso
S. Agnello, per la Vostra morte beata
e per la potenza che Iddio vi concesse
nel cielo, onde non mai invano
fecero a Voi ricorso i Vostri concittadini
di Napoli, e quanti Vi elessero
a loro Protettore ed Avvocato.
Gloria Patri etc.
Carica alfin di meriti,
partì la sua bell’ alma
a prendersi la palma
e in Ciel se ne volò!
Rit.: Evviva ecc.
Supplica
Per tante glorie e privilegi, dunque,
io a Voi ricorro, o glorioso
Sant’ Agnello, e per mezzo Vostro spero
di ottenere la grazia di… (si domandi
la grazia). Lodo e ringrazio Iddio
di avermi dato Voi quale Avvocato e
Protettore: desidero e propongo di
Imitare le vostre virtù, e così spero
Di piacere al Signore ed a Voi, per
Essere meglio e più presto esaudito
Non solo, ma anche per essere grato
E riconoscente al beneficio che per
L’ intercessione Vostra riceverò.
Pater Noster etc.
Sant’ Agnello, pregate per noi:
Affinchè siamo fatti degni delle
promesse di Gesù Cristo
Oremus
O Dio, che per mezzo del Beato Agnello,
armato del salutifero vessillo
della Croce, ci liberaste dalla
scorreria dei barbari: vi preghiamo
umilmente che per mezzo dell’ aiuto di
lui siamo liberi da tutte le insidie
dei nostri nemici invisibili. Per il
Signor nostro Gesù Cristo, che con
Voi vive e regna in unione dello
Spirito Santo per tutti i secoli dei
Secoli. Così sia.
L’ ultimo Inno a Sant’ Agnello da me raccolto è di origine relativamente recente. Esso era cantato, per lo più, dalle ragazze dei circoli cattolici. Il lessico ricercato e lezioso ne fa un’ opera fredda e manierata. Il suo autore dovette essere originario della Penisola Sorrentina.
INNO A S. AGNELLO
Da la valle e le colline
da l’ aurora al sol morente
de le ajuole sorrentine
il tuo nome infra la gente
s’ ode a gloria risuonar;
ed il popolo fervente
grida osanna la lieto altar!”
Coro: Più dolce, più lieta
dai monti e dal mar
la sacra canzone
si sente echeggiar.
Da l’ aria gioiosa
pudica la sposa
la Fede, la Speme
depone al tuo piè!
Da la grotta del Sebeto
agli ombriferi giardini
del tuo cuor ridente e lieto
qui rifulsero i destini
Taumaturgo Protettor;
nei più teneri confini
del più puro e santo ardor!
Coro:       Più dolce, più lieta, ecc.
Degli osanna il tuo paese
nel tripudio or si ridesta
ed un popolo cortese
corre lieto alla sua festa
col più vivo e santo ardor;
e nel cor gli si ridesta
per Te Santo, eterno amor!
Coro:       Più dolce, più lieta
© Testo integralmente tratto dalla Tesi di Laurea intitolata “Analisi storico – antropologica del culto di Sant’ Agnello”, discussa dalla Dott.ssa Laura Parlato, nell’ anno accademico 1979/1980 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Istituto Universitario Orientale di Napoli. Relatore Prof. Alfonso M. di Nola.

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