Pasticceria a Salerno

L’ingresso e il luogo di questa pasticceria conferiscono all’avventore una sacralità inusitata. Per i Salernitani e non solo la Pasticceria Pantaleone è una istituzione sacra, nel senso di intoccabile, e questa idea trova riscontro nei luoghi. Infatti ,la pasticceria è in una antica Cappella. La visita deve avere una duplice attenzione , quella verso il contenuto dolciario e quella verso il contenitore architettonico e storico. Gli anni della mia adolescenza sono stati caratterizzati dal grande boccaccio in vetro , posto sul bancone, ove a bagno nel rum, vi erano dei piccoli babà, ove accedevamo con facilità. Ora, il boccaccio non c’è più, al suo posto il grande libro dei locali storici ultracentenari, aperto alla pagina Pantaleone. Consigliamo di rimettere il boccaccio con i babbacielli, per il quale si partiva da Sorrento al calar del sole per andare ad ingozzarci di babà in miniatura.

La nouvel pattisserie è orientata ad amalgamare e omogenizzare prodotti e forme, in vetrina vediamo fogge perfette e precise da sembrare plastificate o addirittura in cera. Qui da Pantaleone si vede la mano irregolare dell’artigiano e il gusto delle materie prime, ove la cioccolata è cioccolata e la vaniglia è vaniglia. Ripercorriamo la storia di questa istituzione ,nei fatti, nei luoghi e soprattutto nelle persone che l’hanno costruita.

La antica cappella, realizzata per volere della famiglia Greco e  dedicata ai santi Giuseppe e Vito, eretta canonicamente con bolla del 27 febbraio 1629, su di un’area  occupata, in precedenza, da  un’antica chiesa longobarda dedicata a san Vito. La cappella  viene  citata nel 1715 : “ Sancto Antonis Patavini, vulgo sancto Antoniello…..”, dopo qualche anno passa alla famiglia Farao.  Nel 1762 è evidenziata come “ Cappellam publicam sub invocatione S. Antonii, vulgo li Morticelli….”. Nel 1736  all’interno di essa si appoggia la Congregazione delle Anime del Purgatorio. Subisce numerose visite pastorali e  l’ultima risale al 1803. Dopo  70 anni la Confraternita delle Anime del Purgatorio si trasferisce nel soppresso monastero di San Giorgio, perdendo il suo uso sacro. Nel 2006 la facciata dell’ex cappella di Sant’Antoniello viene sottoposta ad un intervento di riqualificazione, con il recupero di tutti gli intonaci, gli stucchi e i marmi del portale che rendono la facciata della chiesetta un gioiello  architettonico di elevata qualità. Durante il restauro è stata evidenziata anche una pregevole finestra trilobata. Tutti  questi  lavori sono stati eseguiti da Marcello Ragone mentre i dati storici della piccola chiesetta sono stati frutto degli studi dello storico salernitano Vincenzo de Simone.

RECENSIONI DAL WEB:

Tappa obbligatoria per i veri intenditori di alta pasticceria.

Questa antica pasticceria mantiene intatte le tradizioni e i segreti dell’arte dolciaria.

Essendo la più antica pasticceria di Salerno e avendo inventato il dolce tipico della città, la scazzetta, una tappa qui è obbligata. Il padrone di casa è una persona squisita e alla mano, che racconta aneddoti sui prodotti di famiglia e su chi li ha assaggiati (papi, personaggi importanti ecc)

Per i salernitani è un’istituzione. Personalmente prediligo più le torte (tutte, nessuna esclusa…) rispetto ai classici dolci “monoporzione”. Non si può fare una passeggiata nel centro storico senza fermarsi per un assaggio

Passeggiando tra i vicoli dei “mercanti”, cuore dell’antico centro storico di Salerno, i profumi, gli effluvi e la vista del bellissimo portale d’ingresso decorato da riccioli barocchi richiamano alla mente la voluttuosità della crema e dolci aromi di ingredienti ricchi di antica tradizione. Grazie alla creatività e alla voglia di trasformare la propria passione per i dolci in un momento di assoluto piacere per i palati più esigenti, Mario Pantaleone fonda nel 1868 l’azienda denominata accreditata dolceria e deposito di coloniali, nei locali dell’antica Cappella delle Anime del Purgatorio, oggi finalmente di proprietà della famiglia, sconsacrata da Gioacchino Murat, e così chiamata in memoria delle esecuzioni capitali che avvenivano nella vicina piazzetta. Qualche anno più tardi la creatività e la passione per l’arte della pasticceria di Mario trova in Alfonso, suo successore, terreno fertile. Nel 1930 Alfonso, grazie all’intuizione durante una passeggiata sui Monti Alburni dove le fragoline di bosco nascono spontaneamente, inventa la famosa Scazzetta del Cardinale, un dolce fatto di soffice pan di spagna, guarnito con crema pasticcera e fragoline di bosco e ricoperto di glassa sempre alle fragoline, diventato poi simbolo dell’azienda in tutta Europa. L’idea del nome deriva dal colore delle fragole e dalla forma simile a quello del copricapo cardinalizio. Questa nuova creatura, della già nota pasticceria, nasce come dolce monoporzione e immediatamente diventa il più richiesto non solo a Salerno ma in tutta la Campania, anche grazie ai Reali di Casa Savoia che, dopo averla assaggiata, elevano la Pasticceria Pantaleone a rango di fornitori ufficiali della nobile famiglia. Da qui, per conservare e assicurarsi l’esclusività della leccornia, decidono negli anni Novanta di depositare il marchio della sua originalità. .

Non solo i Reali di casa Savoia hanno diffuso ed elogiato le qualità e la bontà dei prodotti di Pantaleone, ma tantissime altre sono le personalità cittadine e non, del mondo dello spettacolo o della politica, che, nel recarsi a Salerno, hanno prescelto la pasticceria quale meta obbligata. Eduardo e Peppino De Filippo, Luciano De Crescenzo, Bill Clinton e Michail Gorbačëv hanno tutti gustato la Scazzetta; ma il più affezionato sembra essere stato Papa Woityla, che per ogni compleanno era solito chiedere alla pasticceria Pantaleone di preparare grossi quantitativi di dolcezze da inviare al Vaticano. Personaggi famosi ma non solo. La vera forza della pasticceria è rappresentata dalla tradizione forte e sentita di tanti clienti affezionati al rito del pranzo domenicale, che non può essere degnamente concluso senza un dolce di Pantaleone. Così una domenica normale a Salerno diventa un giorno di festa per intere famiglie. Ancora oggi la pasticceria è frequentata dai clienti storici che continuano a rivivere, anno dopo anno, le stesse emozioni e dai numerosi nuovi clienti che vanno ad aggiungersi a quelli abituali.

Oggi MarioFrancescoGiuliaLucioAlfonso, esponenti dell’ultima generazione, guidano l’azienda seguendo la tradizione tramandata nei decenni ma con una impostazione rigorosamente manageriale. Una tradizione, come ha affermato Lucio Pantaleone, fatta di “sacrificio, dedizione e impegno” per la pasticceria, per il lavoro e di scelte accurate per le materie utilizzate, sempre di prima qualità. Il rispetto di questi valori nel tempo, ha permesso all’impresa di mantenere e consolidare un patrimonio reputazionale inalterato nel tempo, una fiducia associata al prodotto che consente ancora oggi ai membri della famiglia di definirsi artigiani della pasticceria. È una scelta precisa quella della famiglia Pantaleone che ha resistito nel tempo alle lusinghe di una produzione più standardizzata, all’impiego di materie prime industriali e alla distribuzione di dolci “a lunga conservazione”.

È il 1868 e in una Salerno in pieno sviluppo industriale, Mario Pantaleone avvia un piccolo laboratorio di pasticceria e deposito di coloniali nella suggestiva Cappella delle Anime del Purgatorio, sconsacrata da Gioacchino Murat all’inizio dell’Ottocento.
Mario Pantaleone, artigiano dell’arte pasticciera dedica la vita al suo laboratorio: i dolci della tradizione trovano nelle sue mani gli strumenti per infinite variazioni che faranno la storia della pasticceria.
Le sublimi creazioni della dolceria salernitana accompagnano i lussuosi banchetti e le cerimonie fastose della Casa Reale, come testimonia un documento, ancora oggi gelosamente custodito.
Ricette della tradizione e dolci tipici legati alle festività religiose, scandiscono il trascorrere degli anni. La fama della rinomata pasticceria di Salerno supera rapidamente i confini nazionali e richiama personalità illustri: Garibaldi, Clinton, la regina Margaret, Gorbaciov e Papa Woytila, noto estimatore della SCAZZETTA 1868®.
Oggi la sede mantiene l’aspetto originario. Semplice, minimalista e volutamente essenziale negli arredi, tiene viva la tradizione dell’attesa: una morbida nuvola di profumi avvolge i sensi per culminare nel momento della degustazione, quando anima e corpo si riconciliano. L’attesa è parte di quell’esperienza sensoriale che solo le grandi creazioni del gusto riescono a produrre.
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