L’insorgenza del Monte Nuovo nei Campi Flegrei: le ipotesi di della Porta e le attuali teorie.

Il Centro Internazionale di Studi G. B. della Porta organizza per giovedi 27 maggio 2021  in webinar una conferenza con il prof Luongo e il prof Paolella, libera e aperta a tutti , su canale facebook.  Della Porta, insieme ad altri autori, descrisse e spiegò il fenomeno. Il vulcanologo prof. Luongo espone le attuali teorie e gli eventuali pericoli, modera il presidente Palagiano.

Generico maggio 2021

Della Porta nasce a Vico Equense, per alcuni a Napoli, nel 1535. Suo padre è Leonardo Antonio. Sua madre, di origini calabresi, è sorella di Adriano Gugliemo Spadafora. Egli ha tre fratelli, Giovan Vincenzo, Ferrante, Francesco e una sorella, della quale però non si conosce il nome. Si sposa e ha una figlia chiamata Cinzia. I suoi primi maestri sono lo zio materno, il quale possiede un ricco museo e una grande biblioteca, e il fratello Giovan Vincenzo, studioso di filosofia naturale e di antichità. Inoltre, compie numerosi viaggi in Italia e in Europa, grazie ai quali entra in contatto coi maggiori esponenti della cultura del suo tempo.
Fin da giovanissimo Della Porta si dedica all’indagine del mondo naturale. Eclettico, curioso, dedito tanto allo sperimentalismo, quanto allo studio delle res antiche, si circonda di dotti e artigiani, al fianco dei quali egli spesso opera. Nel 1558, a soli 23 anni, pubblica la Magia naturalis libri IV, opera fondamentale che gli garantirà fama europea. Nel 1560, fonda l’Accademia dei segreti, chiusa poi nel 1574 per sospetti di stregoneria. Nel 1589 pubblica una Magia naturalis, in venti libri. Negli anni della maturità è tra i protagonisti più significativi sia dell’Accademia dei Lincei, sia dell’Accademia degli Oziosi. Compie numerosi viaggi in Italia e in Europa, grazie ai quali entra in contatto coi maggiori esponenti della cultura del suo tempo.Considerato una delle più grandi attrazioni di Napoli, muore il 14 febbraio del 1615, accudito dalla figlia Cinzia.

Contributo alle scienze naturali in Napoli

Il contributo di Della Porta alle scienze naturali in Napoli è notevole e si esplica tanto nella produzione di numerosi libri sull’argomento, quanto nell’impegno concreto in Accademie di taglio sperimentale. Lo sfondo sul quale si staglia lo sperimentalismo dellaportiano è la magia naturale, riportata in auge nel Rinascimento da Marsilio Ficino (1433-1499).
Tramite l’auctoritas di Alberto Magno e del suo allievo Tommaso d’Aquino, Ficino accomoda il suo rinnovato neoplatonismo all’insegnamento dei medievali su forme e qualità.

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Su questa stessa fisica, Della Porta fonda la propria riflessione sulla magia naturale. Rispetto ai medievali e allo stesso Ficino, Della Porta accentua la dimensione “empirica” e “sperimentale” della magia. Conservando l’ideale del mago quale operatore attivo nel mondo, egli ridimensiona drasticamente, a differenza di quanto aveva fatto Cornelio Agrippa di Nettesheim (1486-1535), la componente più marcatamente religiosa dell’ermetismo. Riprendendo da Agrippa l’idea, risalente a Giovanni Pico della Mirandola, di una magia quale absoluta consumatio della scienza della natura, Della Porta la spoglia da ogni compromissione con la teurgia, evidenziandone i legami con la fisica e la medicina.
Se per la tradizionale metafisica il “cuore” di una res naturale è (e resta) occulto, ciò non vale – spiega Della Porta nella Magia naturalis libri IV (1558) – per gli effetti che esso provoca. Gli effetti di una virtù occulta, nonostante destino meraviglia nell’osservatore, sono perfettamente conoscibili dal mago naturale, che può esperirli. Sono questi «maravigliosi effetti» i «segreti» che Della Porta intende disvelare. È, questo, un approccio al tempo riscontrabile anche in pagine pseudo-epigrafe attribuite ad Alberto Magno, alle quali, prima di Della Porta, aveva già attinto Agrippa nel De occulta philosophia libri III. In questa letteratura “segreta” di tradizione albertina, rispetto alle opere di Alberto che noi oggi sappiamo essere autentiche (e che Della Porta pure ha presenti), l’elemento metafisico è meno evidente, ma pur sempre sotteso. In esse è accentuato il carattere “meraviglioso” delle manifestazioni segrete della natura, alle quali il mago naturale si sforza di fornire una spiegazione plausibile, tra ragione ed esperienza. Del 1589, è la Magia naturalis libri XX, nella quale l’elemento empirico e tecnico è sempre più preponderante. Si tratta di un’opera che ben rappresenta la trasformazione che la magia naturale subisce nel corso del XVI secolo e che, pertanto, solo impropriamente può essere considerata una semplice edizione ampliata della prima Magia naturalis. Sebbene il quadro teorico resti sostanzialmente quello delineato nel 1558, a mutare, rispetto alla prima Magia naturalis, è l’attenzione alla ricerca di nuovi modelli esplicativi inerenti al funzionamento dei processi fisici del mondo, elemento che induce Della Porta ad aprirsi alle acquisizioni delle “nuove” filosofie naturali dell’Europa del tempo, come il paracelsismo.
L’approccio sperimentale, particolarmente evidente nella Magia naturalis del 1589, procede di pari passo all’approfondimento di questioni teoriche. Difatti, altrove, Della Porta sviluppa, precisandoli, alcuni aspetti della cosmologia sottesa alla propria magia naturale. Appena un anno prima, nel 1588, Della Porta pubblica Phytognomonica, dedicata allo studio delle piante. Qui, sullo sfondo di una compiuta “teoria del mondo”, il filosofo ribadisce come tutte le cose esistenti in natura si trovino in legame di reciproca simpatia attraverso le loro proprietà occulte, che si manifestano nella forma, ovvero nell’impronta o sembianza degli elementi naturali. Attraverso l’osservazione dell’aspetto esteriore delle cose si possono comprendere le corrispondenze, le affinità e i contrasti tra gli oggetti. Nel caso specifico del mondo vegetale, le piante o gli organi animali che assomigliano a un organo umano entrano in sympátheia con esso e sono in grado di guarire qualsiasi disturbo o affezione dello stesso organo. Nel corso dell’opera, egli tratta sistematicamente delle malattie dell’uomo, delle piante che hanno le qualità degli animali, di quelle con particolarità analoghe a quelle dell’uomo e paragona le piante alla forma degli astri. Della Porta illustra l’erba lunaria, utile nei morbi lunari e nelle mestruazioni irregolari, l’erba scorpioide, indicata contro il morso degli scorpioni e varie altre piante, sempre confrontate con figure celesti ad esse somiglianti. Ma lo studio dei segni – nota Della Porta – non deve essere limitato a quelle che sono le caratteristiche esteriori della pianta. Anche le proprietà come il colore e il gusto sono importanti: le rose rosse e il corallo sono efficaci contro le emorragie, mentre il rabarbaro, lo zafferano e il limone cureranno la bile gialla.
Della Porta riconosce ai vegetali una vis interna, che è dote naturale del vegetale, sebbene essa sia occulta. Come conseguenza di questa vis, la pianta ha qualità o proprietà nocive (vizi) o benefiche (virtù). Se tali virtù sono riscontrate in un solo vegetale esse sono definite semplici, altrimenti, quando le medesime qualità sono rinvenibili in diverse piante esse vengono definite miste. Le ragioni di queste qualità sono da ricondurre al clima, alle regioni o ai luoghi o «siti» (montagna, pianura, valli), in cui crescono queste piante. Alcune di queste qualità sarebbero manifeste, altre occulte, potendo essere studiate soltanto attraverso la similitudine. La somiglianza inoltre, secondo Della Porta, induce ad un’identità di natura, diretta o indiretta. Diretta quando il vegetale assomiglia ad una parte o a un organo di un animale o di un uomo, indiretta quando la somiglianza è con un astro o un pianeta. Le piante sono classificate in gioviali, veneree, saturnine, mercuriali, solari e lunari e le loro proprietà sono sempre riferite ai corpi celesti ad esse corrispondenti.

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L’impostazione astrologica del cosmo, entro la quale il ricercatore si muove nel disvelare i segreti delle piante, era già stata ribadita da Della Porta nella Magia naturalis del 1558, tramite il cruciale richiamo alla dottrina dell’ascendente (horoscopus) di Alberto Magno. Nel Rinascimento, a questa dottrina avevano guardato tanto i maghi come Agrippa, quanto gli aristotelici come Pietro Pomponazzi (1462-1525). Secondo Della Porta, le virtù occulte di piante e pietre sono causate dagli astri che, sulla base del luogo, “donano” la virtù occulta peculiare a una sostanza. In questa sede, precisando i tratti peculiari del suo “peripatetismo magico”, Della Porta dichiara che la sostanza di cui parla non è quella dei metafisici, ma la sostanza naturale. Inoltre, dichiara che la nozione di causa a cui si richiama non è la causa prima della metafisica, ma quella «sufficiente» degli empirici. Nella Magia naturalis del 1589, sempre richiamandosi all’autorità di Alberto, egli prosegue il proprio discorso giustificando l’esistenza di proprietà occulte possedute sempre e solo da alcuni individui e mai dalle specie. In altre parole, dopo aver sostenuto che la sostanza a cui si rivolge il ricercatore è sempre e solo la sostanza naturale (e non la sostanza prima della metafisica), Della Porta può precisare – approfondendo un assunto già emerso nella prima Magia naturalis – che le virtù occulte possono essere, e il più delle volte sono, «individuali», ossia proprie di una sostanza naturale specifica e non di altre. Questo, in virtù del luogo nel quale è situata la singola sostanza naturale che riceve l’influxus celeste. Su queste basi, Della Porta giunge a ritenere individuali anche le virtù occulte possedute da alcune tipologie di magnete, problematizzando così la presunta «regolarità» dei loro effetti. Anche da qui, il ruolo cruciale assegnato all’esperienza nella Magia naturalis del 1589.

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Conoscitore dell’antico, il potere astrologico del “luogo” è confermato da Della Porta anche tramite l’auctoritas di Lucio Giunio Moderato Columella (sec. 1º d. C.). Vista la sua aderenza al tema agricolo, l’autorità dello scrittore romano è utilizzata in Villae. In quest’opera, Della Porta approfondisce gli argomenti trattati nei primi tre libri della Magia naturalis, specie nel terzo dedicato in maniera specifica all’agricoltura. Sebbene Villae sia pubblicata a Francoforte soltanto nel 1592, con ogni probabilità essa è ultimata prima della pubblicazione della seconda Magia naturalis.
Nel 1603, Della Porta conosce il principe Federico Cesi, fondatore dell’Accademia dei Lincei. Alla Lince, Della Porta aderirà ufficialmente nel 1610, divenendone Vice Principe e responsabile della colonia napoletana. Negli anni che intercorrono tra l’incontro con Cesi e la sua adesione all’Accademia, Della Porta dedica al principe romano tre opere: De distillatione libri IX, pubblicata nel 1608, De aëris transmutationis libri IV, edita nel 1610, e il testo Elementorum curvilineorum libri III, dato alle stampe in seconda edizione nel 1610. Tutte e tre le opere vengono edite a Roma proprio grazie all’aiuto di Cesi. Negli anni nei quali Della Porta guida la colonia lincea napoletana, questi interessi tecnici proseguono di pari passo con l’approfondimento di problematiche inerenti alla magia naturale ed anzi ne influenzano notevolmente la concezione.
In questi stessi anni il filosofo attende alla Taumatologia, concepita in seguito alla lettera di Rodolfo II consegnatagli da Cristiano Harmio, in cui si invita Della Porta a trasferirsi a Praga insieme ad alcuni suoi discepoli. A questo invito egli risponde progettando questa nuova enciclopedia, dedicata all’imperatore. L’idea è successivamente accantonata e il dedicatario diventa Federico Borromeo, vescovo di Milano. Tuttavia, nonostante l’impegno di Federico Cesi, Taumatologia non riceve l’imprimatur ecclesiastico e Della Porta abbandona il progetto.
Nel prologo di Criptologia, quinto libro di Taumatologia, Della Porta afferma che lo scopo del libro è quello di insegnare il maggior numero possibile di fenomeni mirabili che riguardano le erbe, le pietre e tutti i restanti semplici, facendo a meno di ogni elemento superstizioso, di ogni rito magico. Sulla scorta di una raffinata rilettura della tradizione filosofica e finanche inquisitoriale relativa ai demoni, Della Porta propone qui una materializzazione del demone-demonio, fattore che lo conduce a sostenere significativamente che le stesse possessioni diaboliche non sono poi così diverse dall’epilessia, essendo curabili tramite il medesimo procedimento naturale. È quindi fuor di dubbio, rimarca Della Porta, che le erbe curano dalle possessioni e dai malefici.
Le cause occulte dei fenomeni straordinari – ribadisce Della Porta – sono celate nel grembo della natura e solo apparentemente esse si generano contra naturae normam. I demoni, che conoscono tali virtù occulte, le hanno rivelate agli uomini ammantandole di superstizioni, di riti, di formule del tutto inefficaci, al solo scopo di farli dannare. In verità, questi effetti meravigliosi dipendono da cause del tutto naturali, come prova l’esperienza. La più grande scoperta che Della Porta si gloria di aver fatto in settant’anni di laboriosa ricerca è l’aver dimostrato, esperendoli, che quegli effetti possono verificarsi anche senza i rituali superstiziosi di cui, secondo una certa letteratura medica, si sarebbe dovuto fare uso. In questo modo, Della Porta sintetizza quello che, a suo avviso, è stato il proprio contributo allo sviluppo del sapere naturale, ossia l’aver ricondotto senza sosta le virtù occulte dei fenomeni straordinari alle regole della natura.
Per Della Porta, lo sforzo ermeneutico della magia naturale si misura soprattutto nel quadro della comprensione empirica, ma non per questo esente da una doverosa giustificazione logica, delle virtù occulte dei «segreti della natura», anche di quelli più «singolari». Questa eziologia del “particolare meraviglioso” – sulla quale, a Napoli, riflette a quel tempo anche il logico aristotelico Francesco Storella – è incardinata da Della Porta in un rigoroso ordine astrologico di ascendenza albertina, che regola a livello teorico (cosmologico) un’attività, quella dell’uomo di scienza, tutta tesa verso l’«esperienza».
In un cosmo ordinato da un «divino Fattore», alla «sembianza» delle cose naturali potrà corrispondere sia l’immagine della causa astrologica sufficiente delle virtù occulte (in questo caso, la somiglianza sarà «indiretta»), sia quella dell’oggetto o organo sul quale, per «simpatia», l’ente di natura, detentore di una particolare virtù occulta, produrrà il suo effetto. In quest’ultima evenienza, la somiglianza sarà «diretta».
L’assidua frequentazione del ricercatore con l’esperire, frutto di un’esigenza sempre crescente nel corso del XVI secolo, lo porta ad acquisire la consapevolezza che, per mezzo della tecnica, sorta di «seconda natura», egli è in grado di costruire nuovi segreti, forzando la natura stessa. Ma si tratta, pur sempre, di un forzare ragionato, risultato di una profonda conoscenza delle leggi del cosmo, dei suoi «tempi». È in questo «innesausto» ricorso all’esperienza ragionata del ricercatore che va individuata l’anima più intima e innovativa della proposta scientifica dellaportiana. Il mago naturale, «scrutando tutte le cose», conosce e svela l’occulto meccanismo degli infiniti «segreti della natura» e, inserendosi in una prospettiva storica della ricerca, appare consapevole della finitezza del suo operare individuale. Per questo, al termine di un lungo percorso di ricerca, Della Porta consegna il testimone a coloro che, venendo dopo di lui, vorranno perseguire la medesima missione culturale, il medesimo interminabile cammino.

Impatto nel contesto italiano ed europeo ed eredità intellettuale

All’autorità di Della Porta continuano a rifarsi in molti fino a Settecento inoltrato. A Napoli, in piena Età dei Lumi, un intellettuale di alto profilo come Costantino Grimaldi preferisce riproporre, per “annichilare” le streghe, i maghi e il mondo demoniaco, non il sapere fisico-matematico di tradizione galileiana, ma la filosofia naturale dellaportiana. Se Pietro Giannone, nella sua Ape ingegnosa, polemizza con i superstiziosi sostenitori dei falsi miracoli citando esplicitamente l’auctoritas di Della Porta, Matteo Angelo Galdi ritiene Della Porta la personificazione dello scienziato napoletano per eccellenza. In Europa, in virtù di uno straordinario e duraturo successo editoriale, la ricezione della sua opera è tanto grande, quanto “ambigua”.

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Particolare fortuna essa gode in ambienti aristotelici e, in particolare, gesuitici. A fronte di una buona accoglienza nel contesto filosofico e scientifico inglese, grazie anche alla mediazione di Reginald Scot e Francis Bacon – che ben ne comprendono la portata “sperimentale” –, la sua opera è rievocata, specie in area tedesca, in testi dal carattere marcatamente magico-esoterico e spagirico. Si tratta di un fenomeno comprensibile alla luce di una “frammentazione dell’occulto” – secondo l’efficace espressione coniata dallo storico della scienza John Henry – in atto nell’Europa del XVII secolo. Tale fenomeno porta la scienza sperimentale a incamerare l’elemento empirico promosso, nel XVI secolo, dalla magia naturale, lasciando cadere gli aspetti più propriamente “magici” presenti in essa. Nonostante alcune incomprensioni (dovute, spesso, a un lessico, quello della magia naturale, non sempre univoco), la lezione di Della Porta trova comunque ampia accoglienza tra i nuovi filosofi della natura, i quali, da Descartes a Newton, conserveranno a lungo le sue opere nelle loro biblioteche, discutendo con rispetto le sue teorie, specie quelle inerenti all’ottica.

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