Il Culto di Santa Barbara nella Penisola Sorrentina Amalfitana

 4 dicembre Santa Barbara, auguri di Positanonews a tutte le Barbara.

Per noi architetti d’interni questa Santa nella raffigurazione di Robert Campin è una pietra miliare nel corso degli studi. «La stanza è l’inizio dell’architettura ».Colpisce in questa lapidaria affermazione di Kahn il suo valore generale: non si parla di edifici, potenzialmente costituiti da un insieme di spazi de limitati, e non ci si riferisce alla residenza, per la quale anche nel linguaggio corrente si utilizza la parola stanza per indicare gli ambienti di cui la casa è composta, ma si parla in generale di Architettura. Robert Campin che ritrae Santa Barbara, seduta su una panca con lo schienale ruotabile e un poggiapiedi che la protegge dal freddo pavimento, intenta a leggere con la schiena rivolta alla fiamma del camino e il libro leggermente inclinato a favore della luce che entra dalle differenti campiture della articolata finestra, attraverso la quale si vede un meraviglioso paesaggio.Questo quadro è al Prado di Madrid .

Generico dicembre 2020

La devozione a Santa Barbara, festeggiata il 4 dicembre, è antica ed estesa in ogni angolo della penisola. Da Agerola, come sito rupestre, a Ravello nelle grotte omonime sotto il Monastero verso villa Cimbrone, a Massalubrense nella Chiesa dell’Annunziata, a Sorrento nella Cattedrale, nella chiesa gesuitica presso la Cocumella, tutte opere una più interessanti dell’altra. Il Priore di Nerano Alfonso Caputo, segnala la tradizione e il culto della Santa Martire Barbara a Nerano, giunto con la istituzione della cava di Ieranto agli inizi del ‘900. Ogni due anni si tiene l’amatissima processione della statua della santa protettrice dei minatori e della marina. Aggiungendo una bella foto, per la quale lo ringraziamo.

Generico dicembre 2020

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Domenico Guarino, Santa Barbara, Annunziata di Massa Lubrense, chiesa dell’Annunziata (deposito).

Generico dicembre 2020

“Santa Barbara !” chi non ha lanciato mai questa invocazione in occasione di un tuono o di un lampo?! Dal libro Gente di mare e di terra di Antonino De Angelis apprendiamo che essa risale alla notte dei tempi.

Tutti vivono nella cura costante della terra, sparsi nei vecchi casolari intenti a custodire saggezza e memoria antica, capaci di curare piante, accudire animali e, non di rado, domare perfino la natura così come fanno quando da libeccio si annuncia una tempesta.  Adora tirano fuori il vecchio libro dei saggi e fiduciosi leggono l’infallibile filastrocca:

Santa Barbara affaccìate, affaccìate

ca passanti doje tempeste

una ‘e acqua e nata ‘e viento

Santa Barbara fa fa bon tiempo

Santa jasse’ e santu Sìmìone

leDeRe ‘a casa ‘e nostro Signore

nostro Signore leda p’ ‘o campo

n’auè paura né ‘e tione e né e hope

La prima quartina di questa filastrocca, riferita da A. De Angelis senifor nel 1960, è riportata con qualche variazione in: GAETANO AMALFI,n, op. cit., 1890, p. 70.

Come alla notte dei tempi risale la più antica chiesa dedicata a Santa Barbara ad Agerola in una grotta. dal volume Ruderi della Costa Amalfitana :

La grotta di S. Barbara e i ruderi dellomonima chiesa in cima al vallone del Furore (Agerola)

In abbandono versa anche l’insediamento rupestre di Santa Barbara, sito in corrispondenza dell’alta parete calcarea, rivolta verso occidente, strapiombante sul territorio di Furore e sottoposta alla località Corona di Agerola; parete caratterizzata da imponenti fenomeni carsici, che hanno dato luogo nel tempo a numerose caverne, grandi e piccole, concentrate soprattutto nella zona detta di S. Barbara, dal nome di una chiesa allo stato di rudere, databile al XII o al XIII secolo (Fig. 133). Quest’ultima e le suddette cavità in passato furono intensamente frequentate. Le grotte in questione e la menzionata chiesa si possono raggiungere percorrendo, a partire dalla quota di 580 metri s.l.m., un impervio sentiero, estremamente faticoso e pericoloso, essendo disseminato di antiche strutture in stato di disfacimento, come muri di contenimento, scale, passaggi voltati,contrafforti, etc., che sono quanto resta dell’antica   cordonata comunicante con l’ insediamento eremitico, sorto nel X secolo nelle cavità circostanti (Fig. 130).

L’ imponente costone calcareo, percorso da profonde erosioni verticali e punteggiato da cavità, evoca immagini consuete della Costiera. Difatti, sussistono notevoli affinità tra il presente, il non lontano della grotta della SS.ma Trinità e quello al di sotto del promontorio di Cimbrone, sul versante ravellese della valle del Dragone. Tali manifestazioni di simbiosi tra natura e cultura dovrebbero suggerire l’esercizio di una più attenta salvaguardia di simili qualificati e diffusi aspetti del locale paesaggio. Alla stessa maniera del già illustrato insediamento rupestre, anche il presente ha interessato più caverne, nelle quali, peraltro, le tracce di antropizzazione risalirebbero fino all’età del bronzo. Quanto alla cappella rupestre essa si trova in una grotta dall’ accentuato sviluppo in profondità ( circa m. 20), il cui piano di calpestio è parzialmente protetto da un muro di terrazzamento. Addossata alla parete calcarea a sinistra dell’imboccatura, ha pianta quasi quadrata, comprendente un vano di m. 3.50 di larghezza per 2.85 di  profondità, aperto verso una sorta di abside rettangolare, larga m. 2.61 e profonda m. 0.75 (Tav. 9). Sussistono ancora le pareti di sinistra, protetta dalla roccia, e di fondo, piatta e contro il terrapieno. Le rimanenti sono leggibili soltanto a livello di spiccato. Alla sommità della prima, sottolineata da un dentello, si scorge l’imposta dell’originaria volta a botte, ormai crollata, che un tempo seguiva per un tratto il profilo del sovrastante banco roccioso (Figg. 131- 132). Accanto poi al presbiterio si apre una nicchia, ancora rifinita, con voltina ribassata, destinata a contenere le suppellettili rituali. Entro l’absidiola e nella fronte della stessa rivolta verso l’ aula si conservano antichi lacerti di intonaco bianco percorsi da fasce rosse, bordate di marrone scuro. La cappella fu eretta da una comunità di monaci eremiti che, nel X secolo, popolarono qui una !aura bizantina. Soltanto nel XII o XIII secolo, in un nuovo contesto, fu costruita sulla detta grotta la menzionata chiesa di S. Barbara, ridotta ora, da un fin troppo prolungato abbandono, ad un rudere, semisommerso da una fitta vegetazione e dai detriti provenienti dai crolli soprattutto delle volte e del campanile. Nonostante ciò, con le sue tre navate della stessa ampiezza, ricorda il nucleo più antico tripartito (circa XIII secolo) di quella di S. Maria a Castro in Vettica Maggiore (Praiano). Per essa si possono ipotizzare le seguenti cronologie delle fasi costruttive. La navata centrale, di pianta rettangolare absidata e un tempo voltata a botte tonda, secondo la tipologia più arcaica degli impianti costieri, ne costituisce la parte originaria, riferibile al XII-XIII secolo circa (Fig. 133). Invece, le due navate laterali, con volte a crociera acuta poco rialzate, sono aggiunte del XIV secolo (Tav. 10). Quest’ultima datazione, però, mentre è sufficientemente attendibile per quella di sinistra, peraltro eretta in due tempi, lo è assai meno per la simmetrica di destra. Infine, nei residui frammenti degli altari in muratura e delle pitture più superficiali è da riconoscere una significativa fase ottocentesca. È quasi superfluo aggiungere che le superstiti strutture della chiesa di Barbara e del contiguo insediamento rupestre, versando in stato di totale abbandono, vanno lentamente scomparendo. In realtà, in Costiera quasi tutti i ruderi di storiche testimonianze del passato si trovano nella medesima condizione. Il fenomeno concerne soprattutto quelli di proprietà privata, che, peraltro, sono i più numerosi e, molto spesso, non noti e, quindi, non vincolati, consistenti in case a volta, cappelle e chiese adattate in passato a nuovo uso, calcare, etc.

Generico dicembre 2020

Fig. 133. Agerola. Ruderi della chiesa di S. Barbara (XII o XIII sec.). Scorcio della navata mediana verso l’abside semicircolare. In quest’ultima si scorge, su una liscia parete, una sbiadita immagine di Madonncon Bambino, citata nei documenti come

  1. Maria ad Nives (Foto del 2001). Tav. 10. Sezione trasversale della chiesa di Barbara (Riproduzione da G. Fiengo, G. Abbate, A. Cinque, M. Russo, L insediament
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