CONFERENZA SU LORD BYRON AL CONTINENTAL DI LUIGI MASCILLI MIGLIORINI

articolo aggiornato dagli inviati di Positanonews con foto, video, interviste e trasmissione in dirette dell’evento.

Lunedi 7 settembre 2020, alle ore 18.00, presso l’Hotel Continental, il Prof Luigi Mascilli Migliorini terrà una conferenza su Lord Byron.

George Gordon Byron  dal libro di Focarile  sorrento città internazionale 
George Gordon Byron, poeta inglese, nacque a Londra il
22 gennaio 1788, visitò Sorrento nel 1818, morì a 36 anni, il
14 aprile 1824,a Missolungi in Grecia. Il padre del poeta, il Capitano
John Byron.ebbe il nomignolo Mad Jack,per la sua dissolutezza.
Dalla seconda moglie, Caterina Gordon, nacque George
Il nonno materno, s’era tolto la vita,e la madre era donna passionale
e capricciosa.
Di una discendenza gravata da tante tare, risentì il poeta,
anche a causa di una deformità fisica, specialmente al piede destro,
dalla nascita. Passò una fanciullezza agitata ad Aberdeen, e
dal soggiorno scozzese,gli derivò interesse per le montagne e per
il mare. Un precoce amore per la cugina Margaret Parker intorno
al 1800, lo spinse a scrivere le prime poesie d’amore. Nell’estate
del 1803 ,frequentò una famiglia di lontani parenti i Chaworth, e
si invaghì di Mary Ann Chaworth: quest’amore pare che lasciasse
tracce profonde nell’animo del poeta.
Entrato nel 1805 al Trinity College, a Cambridge, si distinse
per la sua condotta stravagante,e per la sua abilità nel nuoto.
Nell’aprile 1808,prese possesso del Newstead Abbey,il romantico
maniero degli avi. e, occupato nel marzo del 1809 il suo seggio
alla Camera dei Lords, nell’estate dello stesso anno, partì per il
suo viaggio d’istruzione in Europa. Il successo del poema « Childe
Harold » Ju repentino ed imponente, e ciò fu dovuto oltre ai fattori
d’indole sociale,anche alla felice scelta dell’argomento, traspor-tando nel campo della poesia, quel genere di letteratura (libri di
viaggio) che allora era seguito più avidamente di ogni altro. Egli
fu ammesso da pari nel gran mondo, e conobbe così la dama più
in voga Lady Lacoline Lamb, di cui diven11e l’amante.
Ciò che il bel sesso ammirava nel poeta, lo ritrovava nell’uomo,
che, come ha scritto il professor Mario Praz dell’Università di
Liverpool era figlio di quel tempo in cui il Dandy rappresentava
l’ideale della società con la differenza che mentre un Brummel
era un « poseur » soddisfatto, il Byron era un « poseur » tormentato
da una inquietudine nuova. Mentre Byron era corteggiato
nei più famosi salotti dell’aristocrazia, la borghesia conservatrice,
attraverso la stampa, lo copriva di vituperi, per aver
in alcuni versi satireggiato il reggente. Se in questo primo attacco
prevalgono i motivi politici, nel secondo, che ebbe all’epoca
della sua separazione da Anna Isabella Milbanke, (sposata il 2
gennaio 1815) prevalgono i motivi di ordine morale, e nel terzo.
causato dalla pubblicazione del « Cain », quelli di indole religiosa.
Fu combinato il matrimonio con Miss Milbanke ( donna di carattere
positivo e preciso, opposto a quello di Byron), matrimonio
al quale fu spinto più che altro da un desiderio di sistemazione e
forse da un puntiglio in seguito ad un primo rifiuto di Miss Milbanke
nel 1812. Quando il 15 gennaio 1816. lady Byron, che
aveva dato alla luce la bimba Augusta Ada, abbandonò il tetto
coniugale e.I inoltrò domanda di separazione anche l’aristocrazia
mise al bando Byron.
Nel 1816, lasciata l’Inghilterra. si recò in Belgio dove visitò
Waterloo, in Svizzera, a Ginevra, ove occupò Villa Diodati e
trovò gli Shelley e miss Clare Clermont; frequentò anche il salotto
di Madame de Stael a Coppet. Byron ebbe relazioni con
Goethe. Nel gennaio 1817 Clare Clermont dette alla luce Allegra,
figlia di Byron, che più tardi fu messa in collegio a Bagnocavallo
dal padre, che intendeva farne una cattolica romana.
La morte della bimba avvenuta il 20 aprile 1822, addoloròprofondamente Byron. Tra l’aprile ed il maggio del 1817. egli trascorse
a Roma tre settimane, passando per Ferrara,egli si interessò
delle sofferenze di Tasso in quella città, scrivendo poi il famoso
« Lament of Tasso». A Venezia, se da un lato Byron ebbe licenziose
avventure, e se fece del suo Palazzo sul Canal Grande, una
specie di harem, dall’altro ,non trascurò i piaceri più intellettuali
frequentando i salotti della Contessa Albrizzi e della Benzoni,
studiando l’armeno .e scrivendo il canto di Childe Arold.
Il quinto atto del« Don Juan » fu interrotto, a causa dell’accoglienza
ostile ed in parte per la preghiera di Teresa Guiccioli, che
disapprovava il cinismo del poeta in quel lavoro. Nell’aprile del
1819, dopo la visita a Sorrento,Byron conobbe la giovane sposa
del vecchio Cavaliere Guiccioli, figlia del Conte Gamba e « la
simpatia si trasformò presto in intimità ». L’influsso della Guiccioli,
fu molto benefico: il poeta adottò un tenore di vita più regolare;
pur senza abbandonare il suo spirito di avventura, perché,
stabilitosi a Ravenna. e, stretta amicizia con il carbonaro Pietro
Gamba, fratello della Guiccioli, prese parte alla cospirazione, e
fu capo di un ramo della Carboneria.
Nel febbraio 1820, Byron tradusse il primo canto di « Morgante
Maggiore » e l’episodio di Francesca da Rimini, scrivendo
anche nel periodo aprile-lugliojl « Marin Faliero ». Frattanto nel
luglio 1820. ad istanza della famiglia Gamba, fu ottenuto dal Papa
un decreto di separazione di Teresa dal Guiccioli. Falliti i moti
del ’21, il Governo Pontificio . confiscò i beni dei Gamba, che
fuggirono a Pisa dove li raggiunse Byron nel novembre 1821.
Egli nel settembre 1822, si trasferì a Genova, indebolito dalla
malaria, sazio della Guiccioli, desideroso di nuove avventure.
Accolse con entusiasmo la sua nomina a membro del Comitato
per l’Indipendenza Greca formatosi a Londra, e decisosi a capitanare
la rivolta s’imbarcò a Genova il 15 luglio 1823. Passò.quattro
mesi a Cefalonia in attesa di veder chiaro nelle confuse fazioni
dei rivoluzionari greci.
Chiamato a Missolungi ,vi giunse il 5 gennaio 1824, accolto da onori reali. Si trattenne tre mesi senza partecipare a fatti
d’arme, dolente dell’atteggiamento dei greci. In seguito agli strapazzi,
si ammalò e mori)l 19 aprile 1824, di febbre reumatica.
e secondo altri di meningite. La salma, giunta a Londra, fu’
accolta da una grande folla, e sepolta nella chiesa di Harrow.
Restano molte testimonianze, del fascino che il volto pallido
dai nobili lineamenti di Lord Byron, esercitava specie sulle donne.
A renderlo affascinante, ha scritto il prof. Praz, contribui anche
quel certo che di femmineo in lui che non sfuggì ad alcuni di
quanti l’avvicinarono: per le donne egli era, come piaceva defi-
. nirsi, « una sorella prediletta talora riottosa». L’aspetto del
· volto, sempre mutevole come quello di una donna, era spe.:chìo
· fedele dell’animo ombroso, capriccioso e contraddittorio, conti.
nuamente oscillante, fra la tenerezza e lo scherno. Cresciuto in
epoca di « Dandies », ne copiò in parte i costumi, e st sottopose
‘ a terribili cure dimagranti.

Luigi Mascilli Migliorini è uno dei maggiori studiosi dell’età napoleonica e della Restaurazione in Europa. Docente di Storia moderna presso l’Università Orientale di Napoli è inoltre membro dell’Accademia dei Lincei. Commandeur de l’Ordre des Palmes Académiques, Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres della Repubblica francese e professore invitato presso l’École Normale Supérieure a Parigi e l’Università Cattolica di Santiago del Cile. Ha fatto parte del Comitato scientifico della Correspondance di Napoleone presso l’editore Fayard.
Tra le sue opere: Metternich (Salerno, 2014), Napoleone (Salerno, 2015), Le verità dei vinti. Quattro storie mediterranee (Salerno, 2017), 500 giorni. Napoleone dall’Elba a Sant’Elena (Laterza, 2019).

Il Childe Harold’s Pilgrimage, composto tra il 1812 e il 1818, occupa un posto rilevante nella costruzione culturale del romanticismo europeo. Il malinconico contrasto romantico tra la bellezza della Natura, perennemente giovane, e le maestose rovine del passato, come pure tra la grandezza dei fasti del passato e la miseria politica presente, costituì un tema caro per il poeta e politico inglese George Gordon Noel Byron, meglio conosciuto come Lord Byron (Londra 1788 – Missolungi (Grecia) 1824)  che lo riprese con accenti più profondi a proposito dell’Italia.

Il Pellegrinaggio del giovane Harold esprimeva la disillusione e i turbamenti di un giovane che percorreva un cammino sofferto fra la passione quasi religiosa dell’uomo romantico e il cinismo di chi osserva appassire i propri ideali. Il percorso di Harold attraverso il Mediterraneo rilevava anche un anelito di ricerca e di purificazione spirituale.

In relazione all’Italia, il IV Canto del poema iniziava a Venezia, sul Ponte dei Sospiri, città tanto cara a Shakespeare. Il lettore veniva condotto ad Arquà, alla tomba del Petrarca, per poi proseguire verso Ferrara, città del poeta Torquato Tasso.

Il viaggio continuava con una visita a  Firenze, ove Lord Byron omaggiava  i “grandi “ sepolti nella Basilica di Santa Croce dove però mancavano i resti mortali di Dante Alighieri e di Giovanni Boccaccio

Successivamente il poeta attraversava il Trasimeno, le fonti del Clitumno le cascate del Velino per concludere il suo percorso a Roma, “l’eterna città dell’anima” e luogo ideale dell’auspicio del riscatto della libertà contro le tirannie.

Nella contemplazione della bellezza della natura, del “sublime” e della “grandezza” dei fasti passati si faceva sentire forte l’impulso verso la redenzione della libertà. I sentimenti e le emozioni dei versi del “Pellegrinaggio” evincevano nel contrasto tra la bellezza dei luoghi, la grandezza del passato e la decadenza politica del presente, in prospettiva di un necessario affrancamento.

In questo paesaggio Harold incarnava la generazione del primo Ottocento che, formatasi in epoca rivoluzionaria e napoleonica, si era trovata a vivere il clima della Restaurazione.

Il senso del passato dell’Italia, come anche della Grecia, confrontato con la dura realtà della Restaurazione, emergeva con toni mesti e inquieti, tipici del Romanticismo, un’insofferenza che a fatica frenava il vigore una bramata riscossa culturale e politica.

Il Grand Tour si rivelava autobiografico e, come è noto, lo stesso Byron non si sottrasse a lottare in prima persona per le idealità espresse nei suoi versi, trovando la morte in Grecia dove visse in prima persona gli aspri contrasti fra i greci che lottavano contro la dominazione turca.

In seguito a febbri reumatiche morì il 19 aprile 1824. Aveva 36 anni. La salma, riportata in Inghilterra, venne tumulata nella chiesa di St. Mary Magdalene a Hucknall Torkard, il suo cuore invece fu sepolto a Missolungi.

Il funerale vide un corteo di quarantasette carrozze listate a lutto ma vuote, col solo postiglione: fu l’ultima vendetta dell’aristocrazia verso il poeta ribelle.

Da allora si diffuse in Europa il mito dell’eroe byroniano, contribuendo a rafforzare la fiducia nell’indipendenza e nella libertà dei Popoli.

Il Childe Harold’s Pilgrimage fu pubblicato integralmente nel 1818 presso l’editore londinese John Murray.

Il canto IV del Childe Harold’s si apre con una John Hobhouse, il politico inglese amante dell’Italia, amico del poeta che lo accompagnò nel Grand Tour.

«Nel corso del canto seguente era mia intenzione, sia nel testo, sia nelle note, di trattare delle condizioni attuali della letteratura italiana, e forse anche dei costumi. [….] L’Italia ha ancora dei grandi nomi: Canova, Monti, Ugo Foscolo, Pindemonte, Visconti, Morelli, Cicognara, Albrizzi, Mezzofanti, Mai, Mustoxidi, Aglietti e Vacca assicureranno all’attuale generazione un posto onorevole nella maggior parte dei campi dell’Arte, delle Scienze e delle Belle Lettere. […]»

Già dalla dedica si intuiva il desiderio dell’autore di omaggiare la tradizione letteraria italiana nel contesto di sentimenti di ammirazione per una terra culla dell’arte e della bellezza, ma che non riusciva ad essere una libera Nazione indipendente.

Fu questo uno dei principali motivi di ispirazione della quarta parte del poema che ebbe come sfondo l’Europa napoleonica definitivamente sconfitta, il trionfo della Restaurazione, con una Italia ancora una volta ostaggio delle monarchie secolari.

Dalle  strofe XLII e XLIII si levava un pianto, la sofferenza di Harold espressa in un lamento atto a suscitare nel pubblico internazionale il medesimo sentimento di empatia nei confronti della patria italiana durante i tristi anni della Restaurazione.

La stessa bellezza dell’Italia si rivelava un dono “fatale” che racchiudeva dolori presenti e passati, nonché una tristezza intrisa di vergogna.

Era un’Italia segnata da un destino che la voleva bella ma fragile nella sua “nudità”.

Lord Byron le augurò di diventare meno bella ma più forte al fine di ricacciare gli “atterriti briganti” stranieri, dal proprio suolo, ponendo fine ad un’oppressione, causa di tanto dolore.

Il mito dell’eroe byroniano ispirò i versi dell’Inno Nazionale di Goffredo Mameli «Stringiamo a coorte, siamo pronti alla morte.»

BIBLIOGRAFIA

A.M. Banti, Nel nome dell’Italia. Il Risorgimento nelle testimonianze, nei documenti e nelle immagini, Laterza, Bari, 2010.

AA.VV, Atlante culturale del Risorgimento, Laterza, Bari, 2011.

D. Donatini – C. Giuliani, Il fatal dono della bellezza. L’Italia di Byron, Minerva Edizioni, Bologna, 2017.

L. Mascilli Migliorini, Il mito dell’eroe,Guida, Napoli, 1984.

Generico settembre 2020
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