Agostino D’Ippona. Filosofi dell’Interiorità . Istituto di Cultura Tasso . Sorrento

L’Istituto di Cultura Tasso, presieduto da Luciano Russo , organizza, a seguito del successo dei precedenti, il ciclo di conferenze per l’anno 2021. Gli appuntamenti sono tutti alle ore 16.00 presso la Biblioteca del Museo Civico Francescano , presso il Chiostro di San Francesco a Sorrento. Al momento gli eventi sono tutti in trasmissione streaming video a cura della troupe di Positanonews TV, Sara Ciocio Ambrogio Coppola, Lucio Esposito.

Il calendario per il mese di Febbraio e Marzo  2021 prevede

Lunedi 8 febbraio 2021  Adriana Carnevale   il razzismo e la Shoah dal Liceo Salvemini

Venerdi 12 febbraio 2021 Pasquale Giustiniani Giuseppe Giustiniani Filosofo e Vescovo. Modera Gaetano di Palma

Sabato 20 febbraio 2021 Carmine Pinto Craxi e il PSI nell’Italia Repubblicana Modera Luciano Russo

Sabato 20 febbraio 2021  Cimitero di Sorrento commemorazione del Poeta Aniello Califano

Venerdi 26 febbraio 2021 Vincenzo Cuomo La questione della Noia Profonda tra Martin Heidegger e Peter Sloterduk. Modera Luciano Russo.

Venerdi 5 marzo 2021 Vincenzo Caputo Torquato Tasso appunti su alcuni “Dialoghi Napoletani. Modera Gennaro Galano

Giovedi 11 marzo 2021 Roberto la Rocca Agostino D’Ippona filosofo dell’interiorità. Modera Aniello Clemente

Sabato 13 marzo 2021  Aldo Maccariello   Il corpo sacrificato :sguardo su simon Veil

Giovedi 25 marzo 2021 Silvia de Majo Guglielmo Pepe le rivoluzioni mancate

 

Agostino filosofo dell’interiorità  Appunti per una lezione  Don Roberto della Rocca
Filosofo dell’interiorità: il titolo di questo incontro – organizzato dall’istituto di Cultura Torquato
Tasso di Sorrento, che ringrazio – fornisce le coordinate per poterci accostare alla figura di Agostino
di Ippona, una personalità poliedrica e grandiosa di uomo appassionato della vita che cercò di
immergersi, senza fuggire, dalle onde alte, per usare un’immagine che ben si addice alla incantevole
penisola sorrentina.1
Filoso dell’Interiorità dunque, un titolo che può suonare strano. [Filosofo] Agostino fu innanzitutto
un uomo affascinato dalla filosofia, sempre desideroso di cercare la vera sapienza. [dell’interiorità]
Compito di un filosofo è di intellegere la realtà, di intus-legere nelle trame della vita, nell’essere delle
cose, lasciando che la ragione si interroghi, che ponga domande, entri in dialogo con il mondo, interrogare, dal latino.
Agostino in maniera eccezionale ha saputo inter-rogare il mondo attorno a sé e forse più di ogni altro
ci ha lasciato traccia del suo inter-rogare e intus-legere se stesso, il mondo interiore, l’anima umana.
Il grande scrittore più di tutti ha saputo scandagliare le profondità dell’animo umano nel suo infinito
desiderio di verità e felicità, come si evince dalla sua monumentale produzione di opere e in tutte le
fasi della sua vita, come testimoniano i Soliloquia e le Confessiones, opere alle quali in particolar
modo ci riferiremo in questo incontro.
(Che peccato che alcuni saltino o trascurino, nello studio della filosofia, quest’autore passando da
Seneca all’età moderna, con un salto incosciente!)
Si potrebbe certamente far notare che anche altri filosofi prima di lui avevano approfondito la natura
dell’animo umano, la sua esistenza, i suoi moti. Basti pensare a Platone, ai suoi Dialoghi, come il
Simposio, il Fedro, e Agostino dovrà molto alla lettura dei platonicorum libri, libri dei platonici,
come vedremo. Anche la letteratura poetica e drammatica del mondo antico aveva fatto emergere le
passioni dell’anima, come Virgilio nell’Eneide, cultura che il nostro Agostino aveva respirato fin da
ragazzo. Ma la sua capacità di scandagliare l’animo umano ha sorpreso e sorprende i lettori di ogni
tempo:
Leggiamo un noto passo dal De vera religione 39, 72:
2
«C’è dunque ancora qualcosa che non possa ricordare all’anima la primitiva bellezza che ha perduto, dal
momento che lo possono fare i suoi stessi vizi? La sapienza divina pervade il creato da un confine all’altro 89;
quindi, per tramite suo, il sommo Artefice ha disposto tutte le sue opere in modo ordinato, verso l’unico fine
della bellezza. Nella sua bontà pertanto a nessuna creatura, dalla più alta alla più bassa, ha negato la bellezza
che da Lui soltanto può venire, così che nessuno può allontanarsi dalla verità senza portarne con sé una qualche
immagine. Chiediti che cosa ti attrae nel piacere fisico e troverai che non è niente altro che l’armonia; infatti,
mentre ciò che è in contrasto produce dolore, ciò che è in armonia produce piacere. Riconosci quindi in cosa
consista la suprema armonia: non uscire fuori di te, ritorna in te stesso: la verità abita nell’uomo interiore e, se
troverai che la tua natura è mutevole, trascendi anche te stesso [Noli foras ire, in teipsum redi; in interiore
homine habitat veritas; et si tuam naturam mutabilem inveneris, transcende et teipsum.]. Ma ricordati,

1 Questo scritto si considerino appunti per un incontro su Agostino di Ippona
2 Per le citazioni di Agostino si sono scelte le traduzioni dalla collana Nuova Biblioteca Agostiniana, curata
dai padri Agostiniani che hanno promosso anche la diffusione delle opere di Agostino attraverso la
consultazione online sul sito: https://www.augustinus.it/italiano/vera_religione/index2.htm. Per comodità si
rimanda al sito.
2
quando trascendi te stesso, che trascendi l’anima razionale: tendi, pertanto, là dove si accende il lume stesso
della ragione. A che cosa perviene infatti chi sa ben usare la ragione, se non alla verità? Non è la verità che
perviene a se stessa con il ragionamento, ma è essa che cercano quanti usano la ragione. Vedi in ciò un’armonia
insuperabile e fa’ in modo di essere in accordo con essa. Confessa di non essere tu ciò che è la verità, poiché
essa non cerca se stessa; tu invece sei giunto ad essa non già passando da un luogo all’altro, ma cercandola con
la disposizione della mente, in modo che l’uomo interiore potesse congiungersi con ciò che abita in lui non nel
basso piacere della carne, ma in quello supremo dello spirito».
Chi era Agostino?
Per rispondere a questa domanda dunque Naturalmente si dovrà partire innanzitutto da ciò che
Agostino ci ha lasciato: le se opere. Ma per questo occorre fare due premesse di ordine metodologico:
1. Se conoscere l’ambiente (vitale di un autore è fondamentale per comprendere il suo pensiero,
questo è ancor più importante per Agostino, la cui esistenza è stata così complessa che non è
possibile leggere le sue opere senza collocarle nella sua storia, senza tener presente in quale
fase della sua maturazione umana e spirituale egli si trovi quando compone le sue opere.
2. Agostino ha cercato di sistemare la propria produzione letteraria e ha scritto un’opera nella
quale parla e commenta dei suoi scritti: Le Retractationes. Non si può non considerare questo
dato.
Agostino di Ippona non era originario di questa città, Ippona, come ben sapete, ma nacque a Tagaste
il 13 novembre del 354 da padre pagano, Patrizio, e madre cristiana Monica. I suoi genitori si
impegnarono per la formazione di questo ragazzo. Agostino frequentò la scuola del grammatico e del
retore, dapprima a Tagaste, poi a Madaura e nella grande Cartagine (370). La madre gli trasmise la
fede cristiana, nella quale Agostino inizialmente fu molto appassionato. Questo è un dato che spesso
si trascura. Voleva ricevere subito il battesimo, ma all’epoca la prassi più diffusa era quella di ricevere
il battesimo da adulti. Trovandosi in pericolo di morte per una malattia il giovane Agostino espresse
il desiderio di essere battezzato, si poteva in casi eccezionali, ricevere subito il sacramento. Ma
passata la malattia si rinviò anche il battesimo chiesto in emergenza.
Nella sua formazione fu affascinato anche dalla filosofia: fu un vero e proprio amore a prima. In
particolare dalla lettura di un’opera di Cicerone, l’Hortensius, un protrettico alla filosofia ispirato ad
Aristotele, oggi purtroppo perduto. Il giovane agostino, aveva 18/19 anni, si sentì l’animo infiammato
e si rammaricava che in un libro come quello non si trovasse il nome di Cristo. Questo libro, come
ammise egli stesso nelle Confessioni, cominciò a rivolgere il suo animo a Dio –una prima
conversione-, anche se il cammino era ancora lungo. Nell’approfondire gli studi di filosofica egli fu
autodidatta, la sua formazione fu infatti prevalentemente retorica.
Aarriva nella vita quella fase della crescita in cui si mette ogni cosa in discussione e si vuol provare
il valore di quelle realtà ricevute in dono e gettarsi a capofitto in tante esperienze. In alcune Agostino
fu veramente avventato e così si ritrovò a 17 anni ad avere una concubina e un figlio, Adeodato (nato
372)3
. I rapporti con la madre si incrinarono proprio in questo periodo, nel 374/5. Tornato come
insegnante a Tagaste trovò la porta di casa sbarrata. Agostino vivrà questa crisi personale anche sul
piano della fede, quella fede ricevuta per tradizione, per cultura dalla propria famiglia: anch’essa
andava provata! Agostino aveva infatti aderito al manicheismo.

3 Rapporto con donna durerà fino al 385/6 quando la donna decise di tornare in africa. Agostino doveva
ottemperare alle convenzioni sociali e contrare matrimonio. Scriverà che il suo cuore sanguinò a lungo. Cf.
Aug., Conf. 6,15,25.
3
Ad attirarlo fu la proposta dei manichei. Un gruppo che si ispirava alla rivelazione di un certo Mani
e che fondava la propria visione religiosa e del mondo sulla lotta tra due principi, il bene e il male.
Agostino restò affascinato dal fatto che essi vantavano di affidarsi alla scienza e non all’autorità delle
fede insegnata dalla Chiesa: un tema sempre scottante! E poi rimase affascinato dalla risposta a uno
dei più grandi interrogativi che provoca la ragione umana: Unde malum? Da dove viene il male?
Il problema del male è una delle questioni che l’umanità cerca di risolvere da sempre, soprattutto
difronte a grandi prove che la sconvolgono: come, per noi le grandi guerre del secolo scorso, con la
loro violenza e barbarie; il terrorismo dei nostri giorni; la disparità economica tra popoli, che genera
lo sfruttamento, la fame, le migrazioni forzate; le catastrofi naturali; la pandemia che stiamo vivendo.
La natura umana non accetta questo male e si domanda: «Da dove il male?». E quando si crede, si
aggiunge: «Se c’è Dio, da dove il male?»
Il giovane Agostino cerca risposte, desidera capire, vuole trovare un senso.
I manichei sembravano dare una risposta logica nel concepire tutto come una lotta tra bene e male.
Essa si giocava per l’uomo nella sua interiorità, relegando il male alla materialità che appesantisce
l’uomo e dalla quale l’uomo di deve liberare (essi non praticavano digiuni alimentari, non erano aperti
alla procreazione), essi finivano per deresponsabilizzare l’uomo dal male.
Erano molto influenti e Agostino si lascerà affascinare dal potere: grazie anche al loro aiuto fece
carriera e giunse a Roma e poi fino ad ottenere il titolo di magister rhetoricae dell’Imperatore a
Milano nel 384.
Agostino però trovava forza dall’uso della ragione e chiedeva ai manichei continue spiegazioni.
Attese di parlare con vari maestri per ricevere risposte, fino a confrontarsi con Fausto, ritenuto il capo
e l’autorità più sapiente, che però non seppe dare ad Agostino che miti in cui credere. Fu per la
passione per la scienza che egli entrò in crisi con i manichei: essi nonostante le palesi scoperte
scientifiche si ostinavano nei loro miti. Pensate, anticipo una questione, Agostino conservò anche
quando divenne cristiano questo razionale approccio alla comprensione del mondo. Fu lui a coniare
quel principio ripreso da Galileo Galilei che la Bibbia non insegna come è fatto il cielo, ma come si
va in cielo.
Si legge nelle Confessiones 6 5. 7:
«Tuttavia da allora incominciai a preferire la dottrina cattolica, anche perché la trovavo più equilibrata e
assolutamente sincera nel prescrivere una fede senza dimostrazioni, che a volte ci sono, ma non sono per
tutti, altre volte non ci sono affatto. Il manicheismo invece prometteva temerariamente una scienza, tanto da
irridere la fede, e poi imponeva di credere a un grande numero di fole del tutto assurde, dal momento che
erano indimostrabili»
4
.
Agostino rimase nei manichei come un semplice uditore per 9 anni!
A Milano stanco delle sue vane ricerche era approdato allo scetticismo dell’Accademia: nihil percipit
potest e nulli rei assentiendum. Non esiste una verità e se esiste non si può conoscere, dunque ognuno
va per la sua strada.
Questa fase rende Agostino vicino a tanti che oggi si lasciano guidare da posizioni nichilistiche o si
fanno limitare da una finta tolleranza. Sempre più sentendo parlare le persone mi sembra di cogliere
la difficoltà a formulare un pensiero e a ritenerlo valido oltre i confini della propria persona. Spesso

4 https://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm
4
si dialoga tra mille premesse e scuse. Si inizia dicendo: «Secondo me», «a mio parere» (Questo è un
bene nell’educata ricerca di un confronto). Ma si conclude però: «Ognuno faccia come vuole», «è un
mio parere personale», quindi come a dire: «Fate come se io non abbia parlato per nulla!».
Bisognerebbe interrogarsi se è un bene o un male convenire su argomenti che possano essere ritenuti
veri per se stessi e per gli altri.
A Milano però il grande retore farà degli incontri unici, importantissimi, che determineranno lo
sviluppo del suo pensiero.
Innanzitutto per sfida e desiderio di verificare le famose doti retoriche del vescovo di Milano,
Ambrogio, si recherà in chiesa ad ascoltare i suoi discorsi. Proprio Agostino commentò questa
esperienza nelle sue Confessioni notando come le parole del vescovo Ambrogio pian piano passarono
dal colpire le sue orecchie a colpire il suo cuore.
Ascoltando il vescovo supererà una delle questioni che più gli avevano reso difficile crescere nella
ricerca di fede: come leggere la Scrittura?
Il vescovo Ambrogio, commentando le lettere di Paolo, illuminò la mente di Agostino con un
principio dell’ermeneutica biblica: «La lettera uccide, lo spirito dà la vita» (2Corinzi 3,4).
È un passo importante che cambia il modo con cui Agostino si approccia al testo biblico e lo apre a
un nuovo desiderio di scoprire in esso tesori nascosti. Da ragazzo egli aveva provato a dedicarsi alla
lettura della Bibbia, ma rispetto alla bellezza dei classici essa appariva alquanto “rozza”.
Naturalmente questo episodio è espressione di un impatto che la frequentazione con l’ambiente
cristiano ambrosiano esercitò su Agostino.
Legge i «Platonicorum libri» passando dallo scetticismo alla dimensione del mondo ideale, aprendosi
a una dimensione interiore e spirituale. Egli affermò che la lettura di questi testi provocò in lui un
grande incendio.
Nell’estate del 386 fondamentale fu l’aiuto del prete Simpliciano che lo indirizzò alla lettura dei libri
della Scrittura, in particolare di San Paolo e dei Profeti.
5
Agostino si ripropose l’esperienza che aveva già tentato dopo la lettura dell’Hortensius, ossia di
confrontare il pensiero dei filosofi con le Scritture cristiane.
Ritiro a Cassiciacum, vicino Milano.
A Cassiciacum vive inoltre una di quelle esperienze che penso ognuno abbia nella vita e che ti
segnano e ti cambiano: esperienze mistiche. Agostino la racconta nelle Confessioni. Molti dubitano
se essa vada interpretata come un espediente letterario o come un episodio realmente accaduto.
L’autore però afferma che ci fu un’esperienza forte che lo segnò. Si tratta dell’episodio del giardino:
Confessiones 8, 12. 29:
Così parlavo e piangevo nell’amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi
giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: “Prendi e
leggi, prendi e leggi”. Mutai d’aspetto all’istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una
cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte. Arginata
la piena delle lacrime, mi alzai. L’unica interpretazione possibile era per me che si trattasse di un comando
divino ad aprire il libro e a leggere il primo verso che vi avrei trovato. Avevo sentito dire di Antonio che

5 Cf. Aug., conf. 7, 20, 26 – 21. 27.
5
ricevette un monito dal Vangelo, sopraggiungendo per caso mentre si leggeva: “Va’, vendi tutte le cose che
hai, dàlle ai poveri e avrai un tesoro nei cieli, e vieni, seguimi”. Egli lo interpretò come un oracolo indirizzato
a se stesso e immediatamente si rivolse a te. Così tornai concitato al luogo dove stava seduto Alipio e dove
avevo lasciato il libro dell’Apostolo all’atto di alzarmi. Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui
mi caddero gli occhi. Diceva: “Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non
nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo né assecondate la carne nelle sue
concupiscenze”. Non volli leggere oltre, né mi occorreva. Appena terminata infatti la lettura di questa frase,
una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono»
6
.
Momento critico di questo dissidio interiore: tolle, lege, tolle, lege7
– Rm 13,13.
Agostino ricevette il battesimo dal vescovo Ambrogio a Milano la notte di Pasqua del 387
Fu poi scelto e ordinato presbitero nel 391
Fu eletto vescovo di Ippona per la sua fama e per l’affetto che il popolo nutriva per lui nel 395.
Rimase con il suo popolo anche all’arrivo dei vandali. Morirà nel 430, durante la persecuzione dei
vandali, prima della presa di Ippona.
Il periodo del ritiro a Cassiciacum
L’Agostino di questo periodo compone i Dialogi, opere filosofiche. Questo dato non deve trarre in
errore non è però un Agostino platonico, ma è già un Agostino pienamente cristiano, anche se ancora
bisognoso di approfondire i temi della fede e ancora fortemente imbevuto di quanto appreso dai
platonici.
Le opere che egli scrive riguardano quei temi su cui aveva iniziato fin da giovane a ricercare:
sull’anima (De immortalitate animae-De quantitate animae), sul male (De ordine), i Soliloquia.
In quest’opera tracciò il programma della sua ricerca: «Deum et animam scire cupio» (Soliloquia 1,
2, 7).
Con Cupio in latino, Agostino esprime quel desiderio forte di voler conoscere Dio e l’anima. Da
filosofo intende realmente stabilire le traiettorie per una conoscenza della perfezione delle realtà fuori
dell’uomo che hanno in Dio il loro apice, lui che è la giustizia, la verità, il bene, l’amore, la vita stessa,
l’essere, e per una conoscenza delle realtà all’interno dell’uomo, a partire dalla sua anima.
I Soliloquia (in 2 libri) sono l’espressione di questa attenzione che l’Agostino filosofo rivolge
all’interiorità.
Innanzitutto siamo nel 386 e Agostino è a Cassiciacum. Egli in questo tempo ha scelto di dedicarsi al
genere dei Dialogi, cioè quel genere, scelto già da Platone, che permetteva a un autore di esporre un
pensiero attraverso la modalità del dialogo-confronto: ogni personaggio rappresenta un punto di vista,
un’opinione, una posizione filosofica e così si può affrontare un tema da diverse prospettive. Bisogna
naturalmente fare attenzione a cogliere il pensiero dell’autore senza fare confusione tra le teorie che
espone, per confutarle, e quelle che invece sostiene. Ecco nei Soliloquia Agostino non presenta i soliti
personaggi, ma descrive un dialogo tra Agostino e la sua ragione.
Un espediente davvero geniale; un dialogo tra Agostino e il suo io, la sua coscienza che ispirerà opere
come la Salita al colle ventoso di Petrarca.

6 https://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm
7 Aug., conf. 8, 12, 28-29.
6
Le Confessiones
Le Confessioni (384-400, la composizione abbraccia quasi tutta la sua vita. In 12 libri) sono l’altra
opera in cui si può cogliere l’attenzione di Agostino all’interiorità. Essa è davvero un unicum nella
letteratura antica e moderna che ha valso ad Agostino il vanto di aver intuito il tema dell’inconscio
dell’uomo.
Con quest’opera Agostino spalancò una finestra sulla sua anima, attraverso la quale farci conoscere
l’esperienza, il viaggio che egli ha compiuto. Perciò quest’opera vuole essere una confessione di lode
a Dio, una confessione dei peccati, una confessione di fede, una confessione della misericordia
sperimentata. Essa permette anche al lettore di affacciarsi sul suo mondo interiore, sulla sua capacità
di rileggere la propria storia e gli eventi che gli sono capitati, partendo dal profondo della sua anima,
sapendo in maniera straordinaria registrare quei moti, quelle emozioni, quei segni lasciati da eventi
belli, brutti, forti, casuali, dagli incontri con tanti che hanno contribuito a costruire l’uomo e il santo.
La sua capacità di intellegere il mistero di Dio si può vedere da opere come il De Civitate Dei, dove
coglie l’anima secondo la quale si sviluppano le città, quella di Dio e quella degli uomini. Famosa è
la descrizione della città degli uomini che si edifica secondo la legge dell’amor proprio l’egoismo,
generando grandi mali e problemi e la descrizione della città di Dio che si edifica sulla legge della
solidarietà e della fraternità, la legge dell’Amore-Carità. Quanto questa visione si sposa con quanto
stiamo vivendo in questo tempo di pandemia dove stiamo osservando momenti di grande solidarietà,
ma anche momenti di grande amarezza, dolore e ingiustizia.
L’esempio di agostino aiuti a desiderare di raggiungere quella verità che habitat in interiore hominis
Testi per la lettura
1. Confessiones 4 15. 27: Avevo forse ventisei o ventisette anni quando scrissi quei volumi, rivolgendo
dentro di me le elucubrazioni materialistiche che rumoreggiavano alle orecchie del mio cuore. Pure
tendevo queste orecchie, o dolce verità, alla tua melodia interiore nell’atto stesso di meditare sulla
bellezza e la convenienza. Il mio desiderio era di stare ritto innanzi a te, di udirti, di sentirmi preso dalla
gioia alla voce dello sposo; e non potevo realizzarlo poiché le voci del mio errore mi trascinavano
fuori di me e il peso del mio orgoglio mi faceva cadere verso il basso. Non davi infatti gioia e letizia
al mio udito, né esultavano le ossa, che non erano state ancora umiliate.
8
2. De Civitate Dei 11 26: Noi ravvisiamo in noi l’immagine di Dio, cioè della somma Trinità. Certamente
non è eguale, anzi assai differente e non coeterna e, per dir tutto in breve, non della medesima esseità
di cui è Dio. Tuttavia è tale che nessuna delle cose da lui create gli è più vicina nell’essere ed è ancora
da perfezionarsi in un rinnovamento continuo perché gli sia sempre più vicina nella somiglianza. Noi
esistiamo infatti, abbiamo coscienza di esistere e amiamo il nostro esistere e l’averne coscienza. E per
quanto riguarda queste tre dimensioni che ho detto, non ci rende incerti l’aspetto illusorio di una copia
del vero. Non ce le rappresentiamo infatti col senso corporeo allo stesso modo degli oggetti esterni,
come percepiamo i colori con la vista, i suoni con l’udito, gli odori con l’olfatto, i sapori col gusto, i
corpi duri e morbidi col tatto o come riproduciamo in una rappresentazione o conserviamo nella
memoria le immagini molto simili e non più corporee di questi sensibili o come siamo stimolati
mediante tali immagini all’appetizione dei sensibili stessi. Ed è assolutamente certo al di là
dell’illusoria apparenza delle immaginazioni e delle immagini, che io esisto e che ne ho coscienza e
amore. In relazione a questi tre oggetti non si ha il timore dell’obiezione degli accademici: “E se

8 https://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm
7
t’inganni?”. “Se m’inganno, esisto”. Chi non esiste, non si può neanche ingannare e per questo esisto
se m’inganno. E poiché esisto se m’inganno, non posso ingannarmi d’esistere, se è certo che esisto
perché m’inganno. Poiché dunque, se m’ingannassi, esisterei, anche se m’ingannassi, senza dubbio non
m’inganno nel fatto che ho coscienza di esistere. Ne consegue che anche del fatto che ho coscienza di
aver coscienza non m’inganno. Come ho coscienza di esistere, così ho coscienza anche di aver
coscienza. E quando faccio oggetto di amore queste due cose, aggiungo un terzo aspetto di inestimabile
valore alle cose di cui ho coscienza. Non posso ingannarmi di amare, poiché non m’inganno sulle cose
che amo ed anche se esse ingannano, è vero che amo cose che ingannano. Infatti non v’è motivo
d’essere giustamente biasimato e giustamente trattenuto dall’amore delle cose false, se è falso che le
amo. Al contrario, se quei due oggetti sono veri e certi, non si può dubitare che anche l’amore verso di
loro, nell’atto che sono amati, è vero e certo. E come non si vuole non esistere, così non si vuole non
esser felici. E non si può esser felici se non si esiste.9
3. De vera religione 39. 72: C’è dunque ancora qualcosa che non possa ricordare all’anima la primitiva
bellezza che ha perduto, dal momento che lo possono fare i suoi stessi vizi? La sapienza divina pervade
il creato da un confine all’altro; quindi, per tramite suo, il sommo Artefice ha disposto tutte le sue opere
in modo ordinato, verso l’unico fine della bellezza. Nella sua bontà pertanto a nessuna creatura, dalla
più alta alla più bassa, ha negato la bellezza che da Lui soltanto può venire, così che nessuno può
allontanarsi dalla verità senza portarne con sé una qualche immagine. Chiediti che cosa ti attrae nel
piacere fisico e troverai che non è niente altro che l’armonia; infatti, mentre ciò che è in contrasto
produce dolore, ciò che è in armonia produce piacere. Riconosci quindi in cosa consista la suprema
armonia: non uscire fuori di te, ritorna in te stesso: la verità abita nell’uomo interiore e, se troverai che
la tua natura è mutevole, trascendi anche te stesso. Ma ricordati, quando trascendi te stesso, che
trascendi l’anima razionale: tendi, pertanto, là dove si accende il lume stesso della ragione. A che cosa
perviene infatti chi sa ben usare la ragione, se non alla verità? Non è la verità che perviene a se stessa
con il ragionamento, ma è essa che cercano quanti usano la ragione. Vedi in ciò un’armonia
insuperabile e fa’ in modo di essere in accordo con essa. Confessa di non essere tu ciò che è la verità,
poiché essa non cerca se stessa; tu invece sei giunto ad essa non già passando da un luogo all’altro, ma
cercandola con la disposizione della mente, in modo che l’uomo interiore potesse congiungersi con ciò
che abita in lui non nel basso piacere della carne, ma in quello supremo dello spirito.
39. 73. Ma se non ti è chiaro ciò che dico e dubiti che sia vero, guarda almeno se non dubiti di
dubitarne; e, se sei certo di dubitare, cerca il motivo per cui sei certo. In questo caso senz’altro non ti
si presenterà la luce di questo sole, ma la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo.
Essa non si può percepire né con questi occhi né con quelli con cui sono pensate le rappresentazioni
che gli occhi stessi imprimono nell’anima, ma con quelli con cui alle stesse rappresentazioni diciamo:
” Non siete voi ciò che io cerco, e non siete neppure il principio in base al quale vi dispongo in ordine;
ciò che trovo di brutto in voi lo disapprovo, mentre approvo ciò che trovo di bello; ma, poiché il
principio per cui disapprovo e approvo è più bello, lo approvo di più e lo antepongo non solo a voi,
ma anche a tutti i corpi dai quali vi ho attinte “. Quindi questa regola che tu constati formulala così:
chiunque comprende che sta dubitando, comprende il vero e di ciò che comprende è certo;
dunque è certo del vero. Ciò vuol dire che chiunque dubita dell’esistenza della verità, ha in se
stesso il vero, per cui non può dubitarne. Ma il vero è tale unicamente per la verità; perciò non deve
dubitare della verità chi ha potuto dubitare per qualche motivo. Queste cose appaiono manifeste dove
risplende la luce che non si estende né nello spazio né nel tempo e che non può essere rappresentata
né in forma spaziale né in forma temporale. Tali cose possono corrompersi da qualche parte? No,
benché perisca o diventi vecchio tra gli esseri carnali inferiori chiunque possiede l’uso di ragione. In
realtà, il ragionamento non crea tali verità, ma le scopre. Esse perciò sussistono in sé prima ancora che
siano scoperte e, una volta scoperte, ci rinnovano.10
4. Confessiones 1, 1 Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù, e la tua sapienza
incalcolabile. E l’uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato, che si porta attorno il suo destino

9 https://www.augustinus.it/italiano/cdd/index2.htm
10 https://www.augustinus.it/italiano/vera_religione/index2.htm
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mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure
l’uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché
ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te.11
5. Confessiones, 10, 27, 38: Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu
eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri
con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te.
Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità;
diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di
desiderio della tua pace.
12

11 https://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm
12 https://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm

May be an image of 2 people and text that says 'ISTITUTO DI CULTURA "TORQUATO TASSO" SORRENTO fondato nel 1923 Ente Morale dal 1929 ROBERTO DELLA ROCCA AGOSTINO D'IPPONA FILOSOFO DELL'INTERIORITA Introdurra: Aniello Clemente La conferenza sarà trasmessa in diretta da Positano News Si ringrazia la Gelateria Primavera per il contributo dato nella realizzazione di questo evento Giovedì 11 Marzo 2021 alle ore 16.00 Museo Civico San Francesco Chiostro di San Francesco Presidente Luciano Russo'

Generico febbraio 2021
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