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Lettura del secondo canto dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, ai piedi del Tasso, nella sala consiliare del Comune di Sorrento. Il prof Alfonso Paolella presenta e introduce il canto, mentre sullo schermo scorrono le illustrazioni delle tante edizioni della Gerusalemme Liberata, mentre Salvatore Guadagnuolo, attore, legge, sullo schermo scorrono i versi del canto e un violino di sottofondo produce un atmosfera che a dir poco è emozionante.
Finalmente! oserei gridare, una operazione culturale di grande pregio a lungo investimento, ove non solo i sorrentini si riappropriano ravvicinandosi alla letteratura del Tasso, ma auspico un futuro anche per gli stranieri con versioni in inglese.
Novo incanto fa Ismen, che vano uscito, |
CANTO SECONDO.
Mentre il Tiranno s’apparecchia all’armi,
Soletto Ismeno un dì gli s’appresenta:
Ismen, che trar di sotto ai chiusi marmi
4Può corpo estinto, e far che spiri e senta:
Ismen, che al suon de’ mormoranti carmi
Fin nella reggia sua Pluto spaventa,
E i suoi Demon negli empj uficj impiega
8Pur come servi, e gli discioglie, e lega.
II.
Questi or Macone adora, e fu Cristiano,
Ma i primi riti anco lasciar non puote;
Anzi sovente in uso empio e profano
12Confonde le due leggi a sè mal note.
Ed or dalle spelonche, ove, lontano
Dal volgo, esercitar suol l’arti ignote,
Vien nel pubblico rischio al suo Signore;
16A Re malvagio consiglier peggiore.
III.
Signor, dicea, senza tardar sen viene
Il vincitor esercito temuto;
Ma facciam noi ciò che a noi far conviene;
20Darà il Ciel, darà il mondo ai forti ajuto.
Ben tu di Re, di duce hai tutte piene
Le parti, e lunge hai visto e provveduto.
S’empie in tal guisa ogn’altro i propri uficj,
24Tomba fia questa terra a’ tuoi nemici.
IV.
Io quanto a me ne vengo, e del periglio,
E dell’opre compagno ad aitarte.
Ciò che può dar di vecchia età consiglio,
28Tutto prometto, e ciò che magica arte.
Gli Angeli che dal Cielo ebbero esiglio
Costringerò delle fatiche a parte.
Ma dond’io voglia incominciar gl’incanti,
32E con quai modi, or narrerotti avanti.
V.
Nel tempio de’ Cristiani occulto giace
Un sotterraneo altare; e quivi è il volto
Di colei, che sua diva, e madre face,
36Quel volgo, del suo Dio nato e sepolto.
Dinanzi al simulacro accesa face
Continua splende: egli è in un velo avvolto;
Pendono intorno, in lungo ordine, i voti
40Che vi portaro i creduli devoti.
VI.
Or questa effigie lor, di là rapita,
Voglio che tu di propria man trasporte,
E la riponga entro la tua Meschita:
44Io poscia incanto adoprerò sì forte,
Ch’ognor, mentre ella quì fia custodita,
Sarà fatal custodia a queste porte;
Tra mura inespugnabili il tuo impero
48Sicuro fia, per novo alto mistero.
VII.
Sì disse, e ’l persuase: e impaziente
Il Re sen corse alla magion di Dio,
E sforzò i Sacerdoti, e irreverente
52Il casto simulacro indi rapío;
E portollo a quel tempio, ove sovente
S’irrita il Ciel col folle culto e rio.
Nel profan loco, e su la sacra imago
56Susurrò poi le sue bestemmie il Mago.
VIII.
Ma come apparse in ciel l’alba novella,
Quel, cui l’immondo tempio in guardia è dato,
Non rivide l’immagine, dov’ella
60Fu posta, e invan cerconne in altro lato.
Tosto n’avvisa il Re, ch’alla novella
Di lui si mostra fieramente irato:
Ed immagina ben ch’alcun fedele
64Abbia fatto quel furto, e che se ’l cele.
IX.
O fu di man fedele opra furtiva,
O pur il Ciel quì sua potenza adopra:
Che di colei ch’è sua Regina e diva,
68Sdegna che loco vil l’immagin copra:
Ch’incerta fama è ancor, se ciò s’ascriva
Ad arte umana, od a mirabil’opra.
Ben è pietà, che la pietade e ’l zelo
72Uman cedendo, autor sen creda il Cielo.
X.
Il Re ne fa con importuna inchiesta
Ricercar ogni chiesa, ogni magione:
Ed a chi gli nasconde, o manifesta
76Il furto o il reo, gran pene, e premj impone.
E’l Mago di spiarne anco non resta
Con tutte l’arti il ver; ma non s’appone:
Chè ’l Cielo (opra sua fosse, o fosse altrui)
80Celolla, ad onta degl’incanti, a lui.
XI.
Ma poichè ’l Re crudel vide occultarse
Quel che peccato de’ fedeli ei pensa;
Tutto in lor d’odio infellonissi, ed arse