Generico febbraio 2022

ISTITUTO CULTURA TASSO. PROGRAMMA PROSSIMI INCONTRI

15/02 » 27/04/22

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Attenzione l'evento è già trascorso

L’Istituto di Cultura Tasso, presieduto da Luciano Russo, propone il calendario dei prossimi appuntamenti, tra conferenze e commemorazioni di uomini illustri che sono transitati per Sorrento.

Venerdi 18 febbraio 2022  ITINERARI DI NAPOLI TRA STORIA E ARTE  Francesco Divenuto-Clorinda Irace- Mario Rovinello

sabato 19 febbraio 2022  POLITICA PROPAGANDA E SCIENZA   Saverio di Franco   Museo San Francesco ore 16.00

sabato 19 febbraio 2022 ANTONIO GENOVESI  Nicola d’Antuono  conferenza Museo San Francesco  ore 17.00

Domenica 20 febbraio 2022  ANIELLO CALIFANO  Commemorazione Cimitero di Sorrento ore 11.00

martedi 8 marzo 2022            HECTOR BERLIOZ  commemorazione Giampiero Giampieri

martedi 22 marzo 2022        GOETHE WOLFGANG  commemorazione Giampiero Giampieri

Venerdi 1 aprile  2022          HENRY SWIBURNE   commemorazione Giampiero Giampieri

Sabato 16 Aprile  2022        ALEXIS DE TOCQUEVILLE commemorazione Giampiero Giampieri

mercoledi  27 aprile 2022  MARK TWAIN  commemorazione  Giampiero Giampieri

RICHARD WAGNER A SORRENTO

Richard Wagner a Sorrento! E a Sorrento ci fu lo scontro fra i due titani delle Germania moderna: Wagner, appunto, e Nietzsche.

Friedrich Nietzsche aveva problemi di salute e rimase a Sorrento dal 27 ottobre 1876 all’8 maggio del 1877. Fu uno dei soggiorni più lunghi e più felici della sua vita. Con l’amico filosofo Paul Rée e con il giovane allievo Albert Brenner si stabilì a Villa Rubinacci.

Richard Wagner era lì dal 5 ottobre. Viaggiava con la moglie e con i figli, anche lui per motivi di salute. Approdò prima a Napoli, che sua moglie Cosima definì “la città più viva che si possa immaginare.” Wagner amava Napoli, ma il rapporto non fu del tutto idillico. Abituato a vivere in luoghi tranquilli, affrontò quel disordine incredibile, vide cose che lo fecero inorridire. Per sottrarsi al caos si rifugiò a Sorrento, in una dépendance dell’Hotel Vittoria. Vi rimase fino al 7 novembre.

Nietzsche aveva 32 anni e si svincolava, gradualmente, dolorosamente, dalle esperienze intellettuali per lui decisive: la filosofia di Schopenhauer, la musica di Wagner. Proprio a Sorrento sentì di poter diventare, finalmente, quello ‘spirito libero’ che desiderva, che aveva bisogno di essere. Si scontrò con Wagner che stava componendo il “Parsifal”, sua ultima opera. Lo accusava di essersi convertito al cristianesimo, di essersi “accasciato ai piedi della croce.” A Sorrento gli riuscì staccarsi da lui.

Nel 1880 Richard Wagner tornò a Napolig. Arrivò sul vagone del treno messogli a disposizione dal suo mecenate, Ludwig di Baviera (il meraviglioso “Re Cigno”, detto anche “Re delle fiabe” oppure “Re pazzo.”). Rimase in città otto mesi, ospite della neoclassica Villa Doria d’Angri, sulle alture di Posillipo. Lavorava ancora al “Parsifal“, la cui gestazione durò diversi anni (l’opera sarà terminata a Palermo nel 1882). Scrisse anche la propria autobiografia , intitolata “La mia vita.” Visitò il Conservatorio di San Pietro a Majella; partecipò a spettacoli del Teatro Bellini e del San Carlo. E, durante una breve gita a Ravello, in provincia di Salerno – vi giunse sul dorso di un mulo – restò affascinato dai bellissimi giardini di Villa Rufolo. Quel complesso architettonico, che fondeva insieme elementi arabi, siculi e normanni, gli ispirò la scena della maga Kundry che tenta di sedurre Parsifal, il puro.

Lascio qui i due titani Tedeschi e tento, direbbe Dante, di “tenere altro viaggio.” Per secoli noi Italiani abbiamo chinato la fronte, anche culturalmente, agli Europei del Nord. Eppure era gente che veniva e tornava da noi per imparare. Afferma il poeta del Pervigilium Veneris: “Quando farò come la rondine? Quando smetterò di tacere?” Arriverà per noi Italiani, come arrivò per Nietzsche, il momento della ‘trasvalutazione di tutti i valori’? E cioè l’uscita dallo stato di soggezione ? Noi, cattolici e meridionali, siamo stati convinti della nostra inferiorità dai paesi dell’Europa del Nord, protestanti e fiduciosi nel trionfo della scienza e nel profitto. Non cominciò così quella sistematica devastazione che oggi rischia di far fuori la natura? Era di moda dire, fino all’altro giorno: “Dio è morto.” Ma io, nella mia ignoranza, dico che “morta e sotterrata” sta diventando la società moderna, creata dai vari Comte, Spencer, Darwin ecc e da tutti i vari esperti di antropologia, sociologia, psicologia, criminologia venuti dopo.

Noi Italiani, nel frattempo, non siamo diventati ciò che si sembrava destinati a diventare, dal Rinascimento in poi. Eppure si prometteva bene. Lo dice anche Giuseppe Giusti all’amico Capponi “Gino, eravamo grandi, / e là non eran nati.” Abbiamo i nostri difetti, certo: siamo poco coraggiosi, troppo sottomessi e servili, troppo pronti a dire, come don Abbondio ai bravi: “….Disposto ….disposto sempre all’ubbidienza.” Ma di tante cose sono responsabili anche le Arpie che nel passato calaron giù da Nord. I poeti parlano meglio dei politici e Foscolo l’ha detto meravigliosamente bene: “da che le mal vietate Alpi … / armi e sostanze c’invadeano, ed are / e patria e, tranne la memoria, tutto.”

E ora io torno a tirare l’acqua al mulino che ho a Sorrento, che si chiama Torquato Tasso. Quanti gli Italiani a cui l’Italia non ha reso giustizia! E lui forse avrebbe, dopo morto, di che contentarsi. Grazie al dramma dedicatogli da Goethe i Romantici di tutta Europa lo corteggiarono e non lo volevano più mollare. Comunque andava già forte anche di suo, prima. Anzi, a pensarci bene i vampiri del Romanticismo non fecero che succhiarlo, spolparlo e renderlo inservibile. A quasi tutti i lettori venuti dopo, dal ‘900 in poi, non rimase che buttar via quel cadavere. “La Gerusalemme Liberata”? Che farsene? Che roba era?

Ora invece torno a Torquato Tasso e a Richard Wagner insieme. Ci farebbe bene, a noi Italiani, sapere che il musicista tedesco aveva uno zio letterato e poeta. Si chiamava Gottlob Henirich Adolph Wagner e tradusse Sofocle, lord Byron, sir Walter Scott, Carlo Gozzi. Aveva conoscenze importanti: Schiller, Tieck, E. T. A. Hoffmann, Jean Paul, F. De la Motte-Fouqué, e era esperto anche di letteratura italiana. Infatti per l’editore Ernst Fleisher di Lipsia curò Il Parnasso Italiano, ovvero I quattro poeti celeberrimi italiani (Dante, Petrarca, Ariosto e Tasso) e dedicò quell’opera a Goethe. Con uno zio simile (lo educò, gli mise a disposizione la sua biblioteca) non c’è dubbio che anche Wagner, come Goethe, lesse la Gerusalemme. Enon solo. Il Tasso era noto a tutti in Germania. Nel suo tumultuoso rapporto con Wagner anche Ludwig II di Baviera si identificherà col goethiano Duca di Ferrara e, scrivendo a Cosima nel gennaio 1866, paragonerà esplicitamente Wagner al Tasso.

C’è un una questione aperta. Gli stidiosi si domandano se Wagner abbia letto o no il Re Torrismondo. La tragedia tassesca presenta alcune coincidenze con due momenti dell’opera di Wagner. In Tristan und Isolde, il protagonista tradisce l’amico mentre gli conduce la promessa sposa, Isolda. I due giovani sono travolti dalla passione proprio sulla nave che li porta da re Marco. Lo stesso succede a Alvida e a Torrismondo, che così tradisce l’amico Germondo. E in Die Walkure anche Siegmund e Sieglinde, fratello e sorella come Torrismondo e Alvida, si abbandonano all’incesto. Inoltre, come si è accennato sopra, la scena del Parsifal in cui la maga Kundry vuole sedurre l’eroe in un bellissimo giardino ha, tra le tante fonti probabili, quel mirabile canto XVIII della Gerusalemme Liberata in cui Armida tenta di irretire Rinaldo.

Oh, la cultura italiana! Vederla tornare a splendere nella sua vera grandezza! E gridare tutti insieme con l’enfasi di Dante: “Chiaro mi fu allor come ogni dove / in cielo è paradiso…” Andare a Sorrento, a Sant’Onofrio, a Ferrara, a Bergamo, e dovunque poter dire, come Foscolo in Santa Croce:

che ove speme di gloria agli animosi

intelletti rifulga ed all’Italia,

quindi trarrem gli auspici!

Giampiero Giampieri

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