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CARAVAGGIO NAPOLI. APRE LA MOSTRA A CAPODIMONTE

11/04 » 14/07/19

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Articolo di Lucio Esposito foto e video Sara Ciocio.

La redazione di Positanonews ha sentito la necessità di documentare questo evento, oltre che per la sua portata storica e artistica, per un indiretto coinvolgimento della Penisola Sorrentina Amalfitana. L’opera più bella del Caravaggio a Napoli è le sette opere di Misericordia, commissionate dal Pio Monte della Misericordia. Ebbene tra i sette fondatori del Monte, sorto con lo scopo di svolgere opere di carità e assistenza, nel 1602 abbiamo un nobile sorrentino e uno amalfitano:

Giovan Battista Manso, Napoli 1567 – 1645. Di antica stirpe Amalfitana, Giovan Battista, fu tra gli uomini più in vista della nobiltà del Viceregno spagnolo. Ricoprì importanti cariche militari e politiche, fu anche letterato, mecenate e fondatore dell’Accademia degli Oziosi. Nel 1608 fondò una importante Istituzione benefica tutt’oggi attiva: il Real Monte Manso di Scala. Aveva 35 anni quando partecipò alla fondazione del Pio Monte della Misericordia ed fu incaricato di seguire la costruzione della sede in via Tribunali.

Cesare Sersale, Napoli 1576 – 1654. Di antichissima stirpe, Cesare Sersale apparteneva al Seggio di Nido. Sposa una  nome Piscicelli ma dopo qualche anno, con lo stupore dei contemporanei, il matrimonio si sciolse: la moglie di Sersale, decise di diventare monaca, mentre Cesare Sersale entrò nell’ordine Teatino prendendo i voti nel 1610. Capaccio racconta che i due si separarono con questa promessa: “In cielo ci vedremo”.Aveva 26 anni quando partecipò alla fondazione del Pio Monte della Misericordia e di cui fu Governatore dal 1607.

La mostra offre molti spunti di riflessione, si terranno una serie di incontri conferenze per meglio comprendere. Intanto a noi ha colpito il fatto che Battistello Caracciolo, di cui le sette opere di misericordia al Museo Correale, non è presentato come un semplice seguace, ma nella sala le sue opere sono accanto a Stanzione e altri, a voler sottolineare un rapporto alla pari, seppur con visioni diverse.

La mostra approfondisce il periodo napoletano del pittore e l’eredità lasciata nella città partenopea, fondamentale alla costituzione della poetica barocca e alla diffusione del naturalismo caravaggesco nella pittura del XVII secolo in Europa.

Dopo 15 anni dall’ultima esposizione che Capodimonte ha dedicato al maestro lombardo (Caravaggio. L’ultimo tempo 2004) nuove scoperte e recenti dibattiti internazionali saranno presentati in mostra insieme alla ricostruzione di una dettagliata crono-biografia che riorganizzerà le conoscenze letterarie e documentarie (edite e inedite) del periodo.

Attraverso un rigoroso approccio scientifico saranno messe a confronto le opere del Merisi eseguite a Napoli, provenienti dai Musei italiani e stranieri, tra cui prestiti straordinari quale La Flagellazione del Musée des Beaux-Arts di Rouen.

L’esposizione costituisce dunque un’occasione unica nel panorama delle molteplici iniziative espositive sull’opera di Caravaggio, per ragionare sullo scorcio, estremo ed affascinante, dell’esistenza dell’artista, consentendo una maggior comprensione dei suoi anni a Napoli e della loro importanza per lo sviluppo della pittura in Italia e in Europa.

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