Dove cadono le rondini di Anna Maria Gargiulo. Recensione di Carlo Alfaro

Dove cadono le rondini di Anna Maria Gargiulo. Recensione di Carlo Alfaro

13/07/19

, : - Inizio ore 18:30 - Fine ore 20:30

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Sarà presentato in anteprima nazionale sabato 13 luglio dalle ore 18:30 alle 20:30 presso la Sala Consiliare del Comune di Sorrento in Piazza Sant’Antonino 1, il testo “Dove cadono le rondini” di Anna Maria Gargiulo, con gli indirizzi di saluto del Sindaco avv. Giuseppe Cuomo e dell’Assessore alla Cultura Maria Teresa De Angelis, la moderazione del dott. Carlo Alfaro, medico e promotore culturale, le relazioni del prof. Gerardo Santella, critico letterario e del dott. Donato Sarno, dirigente del V Dipartimento Comune di Sorrento, e con la partecipazione straordinaria di Giuliana Gargiulo, giornalista e scrittrice.
Il nuovo lavoro della poetessa e scrittrice della Penisola sorrentina di fama nazionale Anna Maria Gargiulo, pubblicato da Il Convivio, si presenta come un piccolo, autentico capolavoro. Dieci racconti, di specchiata bellezza, che si dipanano come metafora della vita di una donna, in un percorso di crescita interiore, dall’infanzia all’età adulta.
Già il titolo é una splendida metafora. Nessuno sa dove cadono le rondini. Le vediamo solo librarsi in volo, percependone la magia dell’energia vitale, leggiadria e grazia senza fine. Ma quando una bambina, particolarmente sensibile e attenta, ne vede una giacere esanime a terra, ne piange. Le rondini diventano allora simbolo della via e della morte, delle speranze e delle cadute, e spunto per una meditazione profonda sulla beffarda parabola dell’esistenza, che si declina quale un volo che non durerà per sempre.
La prima parte del testo si riferisce ai ricordi d’infanzia, che sono sempre intrisi di magia, incantesimo e un’infinita melanconia. Scriveva Gabriel García Márquez: «La vita non è quella vissuta, ma quella che si ricorda». L’autrice coltiva e conserva gelosamente i suoi ricordi, di avvenimenti ma anche di sensazioni, emozioni, gusti, colori, suoni, profumi, immagini sbiadite dal tempo ma sempre vivide nel cuore, che hanno impregnato per sempre della loro essenza, costituendone le radici fondanti, anche quando fanno male, come diceva Cervantes: “Oh memoria, nemica mortale del mio riposo”.
I primi due delicatissimi racconti, “Il segreto della notte” e “Il terrazzo di zinnie”, affrontano la tematica dei legami familiari del bambino, nella fattispecie della piccola protagonista con i genitori e la nonna. Attraverso le poetiche parole dell’autrice, il primo racconto sottolinea che i genitori per un bambino sono tutto, come la Terra per gli esseri viventi, un pianeta dove l’ossigeno è l’amore reciproco fatto di custodia e appagamento totale. Nel secondo racconto, è valorizzato il ruolo dei nonni, un tesoro preziosissimo per i piccoli, in un legame unico fatto di appartenenza, complicità, generosità, affetto incondizionato, fiducia e comprensione, arricchimento reciproco, come per la protagonista delle escursioni nella terrazza colma di fiori e meraviglie. Ogni esperienza positiva che si vive nella propria famiglia durante l’infanzia, rappresenta un filtro che proteggerà il bambino per tutta la sua esistenza, consentendogli di resistere agli insulti della vita.
La conoscenza del mondo attraverso la bellezza della natura è il tema portante del terzo racconto, “Per favore non sputate sulle margherite”. Oggi le ricerche scientifiche documentano l’importanza vitale del recupero del contatto con la Natura. Bastano venti minuti al giorno di esperienze a contatto con la natura per ridurre lo stress al pari di un farmaco, afferma uno studio dell’Università del Michigan appena pubblicato su Frontiers in Psychology, al punto che gli autori suggeriscono ai Medici di prescrivere ai loro pazienti una “pillola di natura” per abbassare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Il senso di vicinanza alla natura è così potente nelle parole del racconto della Gargiulo da far avvertire una totale simbiosi della bambina protagonista con l’ambiente in cui è immersa.
La scoperta della durezza della realtà che spezza l’incanto dell’infanzia emerge dal racconto successivo, incentrato sulla morte dell’amato uccellino della piccola, “Lino piumato”. Perdere l’animale domestico al quale sono affezionati è spesso il primo contatto dei bambini con la realtà dell’ineluttabilità della morte. Anna Maria racconta con rara poesia l’elaborazione del lutto della bambina, i sentimenti di tristezza, rabbia, dolore, ansia, e la stupefatta sensazione di mistero di fronte al ciclo di vita e morte che è il cardine degli interrogativi dell’uomo nel mondo.
Il sentirsi diversa sin da bambina, aliena e sola in mezzo agli altri, è il tema portante del bellissimo “Dove cadono le rondini”, racconto che dà il nome all’intera raccolta, costituendone un po’ il filo conduttore. La donna, causa la sua estrema sensibilità, sperimenta già piccola una sensazione di solitudine, diversità, non appartenenza, che resta radicata nella sua quotidianità e ne diventa bandiera e suggello. Il sentirsi sola non ha più a che vedere quindi con una condizione di isolamento fisico, ma assume la connotazione ancestrale di profondo e doloroso stato interiore. “La solitudine”, spiegò Carl Gustav Jung , “non deriva dal fatto di non avere nessuno intorno, ma dall’incapacità di comunicare e veder riconosciuti i propri pensieri, percependo che gli altri li giudicherebbero inammissibili”. Definizione che calza perfettamente alla bimba del racconto, dilaniata tra il bisogno primario di essere accettata e instaurare dei legami, e il suo vissuto di impossibilità di appagarlo che la ferisce relegandola in un ineluttabile vuoto fatto di bassa autostima e senso di inadeguatezza. Ferite interiori difficili da sanare, che, sublimate nella creatività, hanno fatto nascere la grandissima artista che è Anna Maria, che ha fatto della sua capacità di catturare il mondo interiore trasformandolo in parola scritta lo scopo della sua esistenza.
Questi temi emergono con ancora più forza nel racconto successivo, “Le forme del buio”, che ha per protagonista un’adolescente, nel pieno delle ansie e disagi propri della “terra di mezzo”. Qui la scrittrice fornisce una definizione molto interessante, di “periferia inestesa”, una sorta di linea di confine dove si è “decentrati”, condannati a vivere in un margine “altro”. Il che poi è lo spazio dell’artista, destinato alla “diversità” dall’imperio creativo che gli arde dentro. Per dar vita all’idea che prorompe spontanea e potente nel suo immaginario, l’artista deve ogni volta superare un limite predefinito e allargare un confine già dato, spostandosi oltre il recinto dell’ordinario al cui interno si dipana l’esistenza degli altri. Il processo creativo impone concentrazione, sforzo, applicazione, dolore, che trova appagamento nella realizzazione, ma un appagamento solo effimero e fugace, perché il sorgere di una nuova idea imporrà di oltrepassare un nuovo confine.
In “Nanà e la luna”, un adolescente si confronta con la scoperta dell’amore, attraverso l’unione tra gli opposti che si attraggono e si completano. E’ affascinante il racconto dell’autrice che getta luce sul misterioso meccanismo, ancora enigma insoluto per scienziati e poeti, che fa scattare l’innamoramento tra due persone.
Nei tre racconti finali, l’autrice esplora il cuore delle donne.
“Dal buio alla luce” è un racconto dal sapore molto autobiografico che sottolinea l’importanza della solidarietà per dare senso e corpo alla propria esistenza.
“Sulla porta del cuore” è il racconto, inventato, dell’amicizia tra due donne di grande statura morale, realmente esistite, alla fine del ‘700: la baronessa Olimpia Francipane e la santa laica Maria Francesca Gallo. Anna Maria, spesso impegnata con i suoi scritti in difesa delle donne, sembra ricordarci come proprio il gentil sesso, in virtù della spiccata e innata sensibilità ed empatia, da sempre svolga un ruolo cruciale in diverse attività di filantropia dove esplica la funzione di collante sociale nel costituire una rete di relazioni a sostegno dei più deboli.
Ne “Le lacrime di Agar”, racconto romanzato ispirato a un brano della Genesi, emerge invece il tema dell’odio tra donne, con la regina che perseguita la schiava, madre di un figlio del re. In un certo senso, i due ultimi racconti esaminano due punti di vista opposti dell’interazione tra donne, la solidarietà, la complicità e la condivisione contro la rivalità, l’invidia, la cattiveria.
Per concludere, Dove cadono le rondini è un libro che tutti dovrebbero leggere per capire, se stessi e gli altri, perché il narrare di Anna apre il pensiero alla riflessione, e il lettore ha l’opportunità di intraprendere lo stesso viaggio dell’autrice attraverso infanzia, adolescenza e vita adulta che diventano le proprie, perché universali. Come l’anima. Come le rondini.
Carlo Alfaro

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