Cadere verso l’alto ricordando Emanuele Capissi

Cadere verso l’alto ricordando Emanuele Capissi

05/02/22

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Alcuni anni fa mi capitò di vedere un filmato d’epoca che aveva per protagonista una ballerina impegnata a interpretare in modo magistrale “Giselle”, alla fine della performance il commentatore spiegò che la diciannovenne si chiamava Alicia, che era cubana e che era parzialmente cieca. Rimasi basito e misi un po’ a credere che fosse tutto vero, ma quella ragazza non era una ballerina qualsiasi: era Alicia Alonso. E allora perché non credere che si possa cadere verso l’alto? In questo caso parlo di Emanuele Capissi, coreografo, scenografo, artista, designer e anche ottimo ballerino, scomparso a 33 anni. Di questo ragazzo che è caduto verso l’alto proveranno a raccontarci Fabio Pisano con la sua poesia, Lello Serao, presidente dell’ARTEC, con la sua abilità registica, Stanislao Capissi e Guglielmo Schettino danzando, Diletta Capissi con il suo amore.
Sabato 5 febbraio, alle ore 19:00, al Teatro Area Nord, di scena ci sarà lo spettacolo “E.C. – Cadute verso l’alto”, il testo è stato scritto da Fabio Pisano, uno degli autori teatrali più apprezzati da critica e pubblico, la regia e la voce narrante saranno quelle di Lello Serao, attore di grande spessore che abbiamo apprezzato in passato all’opera con Mario Martone e Gianni Amelio, per citare solo alcuni dei registi del suo lungo curriculum, a interpretare la coreografia due danzatori Stanislao Capissi, ballerino del Teatro di San Carlo, e Guglielmo Schettino. L’allestimento scenico è invece a cura del corso di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Napoli con il coordinamento del professore Tonino Di Ronza; le videoproiezioni sono di Livia Ficara, Rossana Giugliano, Rossella Coppola e Dario Pererano, le luci di Mattia Santangelo, video e fonica di Salvatore Fiore. Ideazione e ufficio stampa di Diletta Capissi. L’allestimento della mostra delle opere di Emanuele Capissi è realizzato da Ivan Gordiano Borrelli e Livia Ficara. Nel video e nell’immagine della locandina c’è un ritratto di Emanuele estratto dalla installazione “ReIngres” realizzata da Franz Cerami esposta nel Museo di San Pietroburgo. Lo spettacolo sarà preceduto dalla lettura di poesie di Claudia Natale scelte dalla raccolta
 “Strane vite, finché non appassiscono le mimose” scritte nel 2007 e dedicate a Emanuele. “E.C. – Cadute verso l’alto” è uno spettacolo-perfomance corale dedicato alla giovane vita di Emanuele che Fabio Pisano ha saputo narrare cogliendone le diverse e complesse sfumature purtroppo di quel breve percorso di artista in giro per il mondo alla ricerca di un sogno. Quella che segue è l’intervista che il regista Lello Serao mi ha gentilmente concesso.

Complimenti per questo progetto artistico su e per Emanuele e anche per le 18 borse di studio per la formazione di giovani artisti promosse dalla sua ARTEC.
Grazie. È un progetto maturato dopo un periodo molto duro anche perché tutto quello che è accaduto è stato un fulmine a ciel sereno. E dire che era un momento in cui io ed Emanuele ci incontravamo spesso perché mi stava dando una mano con alcune coreografie per il mio spettacolo. Conosco bene anche la famiglia. Per questa conoscenza personale e per il rapporto di amicizia che ho con tutti loro ho sentito forte la necessità di dedicargli un momento di riflessione rispetto a quanto accaduto.

Massimo Recalcati in un saggio sull’elaborazione del lutto usa un’espressione che mi piace molto “incontrare l’assenza”; a me pare che il vostro spettacolo dia a noi spettatori l’opportunità di incontrare l’assenza, di renderla “presenza”. Ci racconterete di Emanuele, della sua presenza.
Sì, sicuramente è anche questo. Credo, tra l’altro, che il teatro sia anche il luogo privilegiato da questo punto di vista, perché in un certo senso è rimasto anche l’unico posto in cui si può interloquire con la morte. Ma non vorrei essere frainteso, non abbiamo dato vita ad uno spettacolo cupo, anzi vogliamo ricordare Emanuele per tutte le opere che ha lasciato. Abbiamo allestito una mostra con i suoi quadri, i suoi bozzetti, le sedie sulle quali eseguiva operazioni di rigenerazione di oggetti ormai in disuso con interventi di carattere artistico. Lo stesso testo di Fabio Pisano è un omaggio alla riflessione anche del non detto con Emanuele.
Proviamo come dice Recalcati a incontrare l’assente? A me che non l’ho conosciuto come descriverebbe Emanuele, dal punto di vista umano e artistico?
Dal punto di vista umano era un ragazzo splendido. Conosco la famiglia da anni e conoscevo lui da bambino. Un ragazzo solare, che quando veniva a teatro veniva con il sorriso stampato sul viso. Non l’ho mai visto triste o incupito. Anche nei giorni prima del tragico gesto, veniva a teatro e mi parlava del progetto che stava portando avanti, uno spettacolo sulla sindrome di Tourette. Non ho mai avuto sentore che in lui ci potesse essere invece un malessere interiore così profondo, nulla mi faceva presagire quello che poi è accaduto. Per quanto riguarda le sue qualità artistiche, anche in questo caso ho avuto l’opportunità di seguirlo durante gli anni di formazione presso l’Accademia delle Belle Arti perché faceva parte del Corso di scenografia del Professor Tonino Di Ronza. Ricordo che con gli altri ragazzi partecipò al progetto MUSEUM (2007), creando scene per gli spettacoli rappresentati. Poi l’ho ospitato con un suo spettacolo qui da me, il 9 novembre 2006 debuttava con il musical “Broadway-the wind upon the street” ricevendo ottime critiche. C’è stato poi un lungo periodo in cui ci siamo persi di vista perché lui decise di fare esperienze all’estero, ma devo aggiungere che quando tornò in Italia, riprese volentieri a frequentare il mio teatro. Le sue qualità artistiche erano eccellenti.
Emanuele era più un danzatore o uno scenografo?
Era un artista eclettico, poliedrico, certamente la sua prima passione è stata la danza. Ha studiato la classica con Ugo Ranieri, Sabrina Concione, Luigi Neri, Simone Vallese, Barbara Corcione e Giovanna Spalice. Ma contemporaneamente ha frequentato l’Accademia, occupandosi di scenografia e pittura. Un artista che spaziava dall’arte figurativa a quella tersicorea.
È la prima volta che realizza uno spettacolo con Fabio Pisano?
No, con Fabio ho già collaborato in passato e abbiamo altri progetti in cantiere. Ritengo Fabio uno degli autori emergenti più interessanti, un autore dotato di grande sensibilità oltre che talento e trovo il testo che ha scritto su Emanuele, che tra l’altro non ha mai conosciuto, molto calzante: è riuscito a raccontare i sogni di Emanuele, facendo tesoro dei ricordi di chi ha conosciuto Emanuele e li ha condivisi con lui, aggiungendo poi la sua poesia.
A proposito di poesia, mi parla dell’intervento di Claudia Natale?
È in sostanza il reading che apre lo spettacolo. Claudia è stata compagna d’Accademia di Emanuele e leggerà alcune poesie che scrisse all’epoca e che ha dedicato a lui. Sarà anche questo un momento positivo, legato a momenti sereni.
Quando ho appreso dai giornali di Emanuele, mi è tornata in mente una scrittrice che conobbi alcuni anni fa, si chiama Fuani Marino e presentava il romanzo “Svegliami a mezzanotte”. Fuani Marino nel testo racconta il proprio tentativo di suicidio: è sopravvissuta a una caduta da dodici metri. Mi ricordo, che quando accadde, era madre di una bambina di quattro mesi e a lei scrive queste parole: “Ma ecco quello che non dovrai mai pensare: che io non ti abbia amata o di avere qualche responsabilità o che possa capitarti qualcosa di simile. Perché ogni persona ha la sua storia”. Le dico questo perché penso spesso a chi rimane. Mi rendo conto che tocchiamo argomenti molto delicati, ma le chiedo una riflessione in merito.
Non c’è alcun dubbio che Emanuele volesse bene a chi ha lasciato. Nessuno di noi ha mai avuto una sensazione diversa da questa. La mia supposizione è che il suo malessere interiore fosse dovuto in parte ad aspettative tradite, citando Antonin Artaud: “questo mestiere ha in sé un livello di crudeltà”, ai nastri di partenza siamo in tanti poi capitano i momenti duri. Dobbiamo fare i conti con le nostre fragilità. Ma ogni gesto drammatico è “una storia a sé”, come scrive l’autrice che lei ha citato. Qualcosa di quello che è accaduto rimarrà per sempre nascosto a noi. Alla fine ogni interpretazione che potremmo dare è riduttiva.
L’ultima domanda è sul titolo, “E.C. – Cadute verso l’alto”, mi piace il cambio di prospettiva, la caduta è in direzione del cielo, è un invito a guardare alle cose belle che ha lasciato a noi Emanuele.
Sì, in parte è anche questo. Mentre le cadute verso il basso rispondono semplicemente alla legge di gravità, le cadute verso l’alto sono le proiezioni e i sogni. L’idea era quella di restituire lo spirito positivo di Emanuele che lo portava a danzare ma anche a concentrarsi nella realizzazione di oggetti d’arte. Il senso del titolo è esattamente questo, rovesciare il paradigma ed è anche un insegnamento per chi rimane.
Un grazie di cuore a Diletta Capissi e a Lello Serao, concludo quest’articolo tornando a raccontarvi di Alicia. Un giorno, ormai completamente cieca, la grande danzatrice cubana assisteva alle prove di un ballerino molto promettente che durante la performance, preoccupato della cecità dell’étoile, continuava a spiegarle sottovoce, passo dopo passo, quello che stava facendo. Ma lei dopo un po’, spazientita, lo redarguì: “A volte è meglio non parlare, le parole non sono necessarie, anzi a volte fanno solo male. È più importante sentire e questo vale anche nella vita!” Credo che la bellezza di “E.C. – Cadute verso l’alto”, sta esattamente in questo: è uno spettacolo sul “sentire” come lo intendeva Alicia Alonzo, qualcosa che abbiamo dentro e che non ha bisogno di tante spiegazioni e ci spinge a cadere in alto tra i sogni di un danzatore di 33 anni.
di Luigi De Rosa

Generico febbraio 2022
“E.C. – Cadute verso l’alto”

Generico febbraio 2022
Lello Serao, attore e regista

Tan Teatro Area Nord : http://www.facebook.com/teatroareanord/

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