Buongiorno da Positanonews: i nostri servizi, contatti e social network. Oggi è la Giornata Mondiale del Bikini

Oggi, 5 luglio, si celebra uno dei capi d’abbigliamento più iconici e controversi del Novecento: il bikini. Nato ufficialmente il 5 luglio 1946, il costume a due pezzi fece la sua prima comparsa pubblica sulla passerella della piscina Molitor di Parigi, grazie all’intuizione dello stilista francese Louis Réard. Ma la sua storia è ben più articolata, fatta di provocazione, scandalo, emancipazione e rivoluzione culturale.

Il nome stesso del bikini fu scelto per il suo potenziale “esplosivo”: Réard si ispirò infatti all’atollo di Bikini, nelle isole Marshall, dove gli Stati Uniti pochi giorni prima avevano effettuato test nucleari. Un chiaro riferimento all’impatto – figurato ma non meno deflagrante – che questo minuscolo capo di abbigliamento avrebbe avuto sulla società.

Dalla censura alla consacrazione

All’epoca, la proposta di Réard fu talmente audace che nessuna modella professionista accettò di indossarlo. Solo Micheline Bernardini, spogliarellista del Casino de Paris, si prestò all’impresa. Il suo gesto attirò l’attenzione mondiale e scatenò un’ondata di polemiche. In molti Paesi, Italia compresa, il bikini fu addirittura vietato per anni: il Vaticano lo bollò come “immorale” e inadeguato alla pubblica decenza.

Eppure, quella piccola striscia di stoffa era destinata a scrivere la storia. Negli anni successivi furono le dive del cinema a contribuire alla sua diffusione: Brigitte Bardot, Marilyn Monroe, Ursula Andress (memorabile la sua uscita dall’acqua in “Agente 007 – Licenza di uccidere”), fino ad arrivare alla copertina di Sports Illustrated del 1964, che sancì il definitivo ingresso del bikini nella cultura popolare americana.

Dalle terme romane ai red carpet

Se il bikini moderno è figlio del XX secolo, le sue origini risalgono all’antichità. In Sicilia, nella Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, un mosaico risalente all’epoca di Diocleziano raffigura giovani donne impegnate in attività sportive, vestite con indumenti molto simili all’attuale bikini: bandeau e slip usati per allenarsi e competere.

Nel corso dei decenni, il bikini ha assunto forme, colori e significati sempre diversi. Da simbolo di scandalo a icona di libertà, da provocazione a manifesto dell’autodeterminazione femminile, è diventato un vero e proprio emblema dell’estate e dell’evoluzione del costume.

Dalla spiaggia all’alta moda

Oggi il bikini è protagonista assoluto delle passerelle e dei lidi di tutto il mondo. Dai modelli sportivi a quelli gioiello, ne esistono versioni per ogni gusto e corpo. Il più costoso? Quello creato dalla designer Susan Rosen, impreziosito da 150 carati di diamanti e 30 carati di smeraldi incastonati nel platino, indossato da Molly Sims per il numero 2012 della rivista Sports Illustrated. Valore stimato: 30 milioni di dollari.

Una rivoluzione tessile e sociale

Celebrare oggi il bikini significa riconoscere il ruolo che questo capo ha avuto nell’emancipazione delle donne. Quella che oggi sembra una scelta naturale – indossare un costume a due pezzi in spiaggia – è in realtà il risultato di battaglie culturali, mediatiche e personali. È grazie a chi ha avuto il coraggio di sfidare le regole, gli stereotipi e la morale dominante, se oggi il bikini è sinonimo di libertà, di fiducia nel proprio corpo, di estate, di mare e di sole.