Cava de’ Tirreni – Praiano, Angela Procaccini: “Ho perdonato l’uomo che uccise mia figlia Simonetta”. La lezione di pace oltre la tragedia

Cava de’ Tirreni – Praiano, Angela Procaccini: “Ho perdonato l’uomo che uccise mia figlia Simonetta”. La lezione di pace oltre la tragedia
La notizia della morte di Antonio Pignataro, avvenuta nei giorni scorsi all’età di 67 anni, riapre una delle pagine più dolorose della cronaca campana: l’attentato del 29 maggio 1982 a Cava de’ Tirreni, in cui perse la vita la piccola Simonetta Lamberti, appena undicenne, bersaglio involontario di un agguato camorristico destinato a suo padre, il magistrato Alfonso Lamberti.
A commentare a “La Città di Salerno”, la scomparsa dell’uomo ritenuto l’ideatore di quella spedizione di morte è Angela Procaccini, madre di Simonetta. La sua voce, al telefono, non tradisce esitazione. Non è un’eco di rancore, ma un messaggio di una forza d’animo disarmante, forgiata nella tragedia e trasformata in impegno per il bene. Sul suo profilo Facebook, poche parole che racchiudono una vita di dolore elaborato e trasceso: “Che Dio lo perdoni e che possa aiutare i suoi figli. Compassione per chi può commettere errori. Io, guardando l’immagine pura di mia figlia, ho compreso tante cose e ho cercato sempre di aiutare chi non ha avuto una vita facile“.
Un perdono, il suo, che non è giunto inaspettato con la notizia della morte di Pignataro. Angela Procaccini aveva già compiuto questo gesto straordinario anni fa, al termine di un’udienza al Tribunale di Salerno. In quell’occasione, Antonio Pignataro era presente e, con la testa china, aveva chiesto perdono per l’omicidio dell’innocente bambina. “Antonio Pignataro l’ho già perdonato“, ribadisce oggi la professoressa Procaccini. “L’ho fatto quando lui lo chiese in un’udienza a Salerno. Se a lui ha potuto fare bene avere il mio perdono, a me non toglieva e non aggiungeva niente, anzi, mi ha arricchita. Io provai compassione per quell’uomo a testa china che non riusciva a pronunciare due parole“. Una scelta radicata in una profonda fede: “Sono profondamente cristiana ed il cristianesimo dice: ama colui da cui hai avuto del male“.
Lo sguardo rivolto all’immagine della figlia Simonetta le ha permesso di guardare oltre il proprio dolore, comprendendo le fragilità sociali che possono deviare i giovani. “Ho compreso che io ho avuto una fanciullezza serena, di cultura, protetta dai miei genitori. Sono stata fortunata. Cosa che tanti giovani non hanno e ai quali spesso manca un substrato familiare di spessore“, spiega. Una consapevolezza che l’ha spinta a dedicare la sua vita all’educazione e al sociale.
Nonostante la pensione da dirigente scolastica, Angela Procaccini non ha lasciato il mondo della scuola. Ha accettato la guida di un istituto paritario a Napoli, trasformandolo in un centro nevralgico per progetti di inclusione sociale: dall’accoglienza di ragazzi con sindrome di Down che hanno superato la maggiore età, al supporto per famiglie svantaggiate, fino alla cura degli anziani abbandonati. Il suo impegno guarda anche al futuro: ha in animo di istituire una borsa di studio per il figlio di un detenuto, un gesto concreto per offrire un’opportunità di riscatto.
La memoria di Simonetta Lamberti rimane viva non solo nell’impegno quotidiano della madre, ma anche in iniziative concrete nel territorio. Prossimamente, la professoressa Procaccini tornerà a Cava de’ Tirreni per l’intitolazione a sua figlia di una struttura confiscata proprio alla camorra, un simbolo potente della vittoria dello Stato e della società civile sulla criminalità.
A chi, come lei, ha subito la perdita di un figlio per mano della camorra, Angela Procaccini lancia un monito chiaro: “L’odio fa male in primo luogo a chi lo prova e, in secondo luogo, a chi lo riceve. La vita diventa carica di rancore e il rancore fa male a chi lo nutre“. La scrittura e l’impegno sociale sono stati per lei strumenti fondamentali per elaborare il lutto.