Amalfi: la Veglia Pasquale celebrata con gioia e con lo scambio di uova colorate

Nel cuore antico di Amalfi, tra le navate intrise di storia della Cattedrale di Sant’Andrea, quest’anno la Pasqua ha avuto un sapore ancora più universale. Nel corso della celebrazione, Don Antonio Porpora ha voluto ricordare un segno speciale: la coincidenza della Pasqua cattolica con quella ortodossa, un evento non frequente che ha assunto un significato profondo, soprattutto in un luogo come Amalfi, da sempre ponte tra mondi e culture.
È stata una Veglia Pasquale diversa, bella, gioiosa, sentita. È proprio il caso di dire che l’annuncio della Resurrezione, grazie alla presenza viva e partecipe di tanti bambini e ragazzi, ha reso la celebrazione di questa sera animata, “rumorosa”, ma soprattutto toccante, facendo palpitare il cuore dei presenti.
Ore 20.30: i bambini erano radunati in Piazza Duomo, ai piedi della scalinata, intorno al parroco, Don Antonio Porpora, e al vice parroco, Don Pasquale Avitabile, per l’accensione del fuoco.
La celebrazione si è svolta secondo le quattro tradizionali parti della Veglia:
Liturgia del Lucernario
Liturgia della Parola
Liturgia Battesimale
Liturgia Eucaristica
Dopo il primo “Lumen Christi”, ci si è disposti tutti sulle scale del Duomo; seguendo il cero pasquale si è fatta una seconda sosta nell’atrio, per poi entrare in chiesa dove, dopo la deposizione del cero, si sono accese le luci, simbolo della luce di Cristo risorto che vince le tenebre.
La Liturgia della Parola è stata resa ancora più viva e accessibile grazie ai bambini che, alla lettura del passo dell’Esodo, hanno suonato i tamburelli con entusiasmo.
Un momento molto sentito è stato il “dissotterramento dell’Alleluia”, che era stato simbolicamente riposto in uno scrigno all’inizio della Quaresima: un gesto semplice, ma ricco di significato, che ha fatto vibrare i cuori.
I momenti di silenzio e riflessione sono stati preziosi, offrendo ai più piccoli la possibilità di connettersi spiritualmente con il mistero della Pasqua.
Alla proclamazione della Resurrezione, l’esplosione di gioia è stata tangibile: i bambini hanno suonato i campanelli, mentre si diffondeva in chiesa il suono delle campane e le porte di bronzo si aprivano, spalancando simbolicamente la via della Vita Nuova.
Tra i momenti più emozionanti, spicca la consegna di una “pietra preziosa” da parte dei ragazzi che si stanno preparando alla Santa Cresima. Ognuno dei presenti l’ha appesa al collo, in un gesto semplice ma carico di significato: accogliere Gesù con la bellezza che, pur nelle sofferenze, continua a farci brillare. Perché siamo vivi, e la luce della vita va custodita e condivisa.
In chiusura, i ragazzi hanno portato in processione la statua della Madonna. Come a dire: se dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, dietro la Resurrezione c’è il sì incondizionato di Maria, che con la sua fede ha reso possibile la speranza.
Per tutti i presenti, la celebrazione è stata un’esplosione di gioia, una festa vera, un abbraccio corale tra grandi e piccoli, un’esperienza viva della Resurrezione.
“È veramente risorto! Perché cercarlo ancora tra i morti? Cristo risorto non muore più!”
Un messaggio di speranza e rinnovamento spirituale che invita ciascuno a credere che, con Lui, la morte non ha più potere e la vita eterna è promessa viva per tutti.
E nel finale un gesto carico di simbolismo: a ogni bambino è stato chiesto di portare un uovo sodo. Non un dettaglio decorativo, ma un richiamo diretto a una delle tradizioni più vive della Pasqua ortodossa, quella dello scambio delle uova tinte di rosso.
Nel rito ortodosso, infatti, l’uovo colorato simboleggia la Resurrezione di Cristo. Il rosso rappresenta il sangue versato sulla croce, mentre l’uovo, con il suo guscio duro e il cuore vivo, evoca la tomba chiusa e poi spalancata dalla vita nuova. Rompere l’uovo insieme è un atto di gioia e di fede: “Cristo è risorto!” – si proclama – e la risposta, forte e convinta, è “È veramente risorto!”.
In cattedrale, quel gesto fatto insieme – mani piccole che porgono, occhi che sorridono, uova che si toccano e si spezzano – ha raccontato molto più di quanto mille parole avrebbero potuto fare. Ha detto accoglienza, comunione, rispetto. Ha raccontato di un popolo che, pur custodendo le proprie radici, non ha paura di aprirsi all’altro. Ha confermato, ancora una volta, quanto gli amalfitani siano profondamente cosmopoliti, nel senso più bello e autentico del termine.
In un mondo spesso diviso, Amalfi ha offerto, con la semplicità di un uovo rosso, una lezione di unità e di speranza. E in quella semplicità, la Pasqua ha risuonato ancora più vera.
Una celebrazione intensa, partecipata, e soprattutto pensata per i più piccoli; è questo il bilancio della Veglia di ieri sera.
A guidarla, come sempre con semplicità e profondità, è stato don Antonio, capace di creare un clima di raccoglimento e meraviglia, perfettamente calibrato sull’età dei giovani presenti.
Nonostante la solennità del rito, la celebrazione è stata vissuta con attenzione e coinvolgimento anche dai più piccoli, grazie a un linguaggio chiaro, gesti significativi e momenti di vera condivisione. Un’impresa non facile, ma che don Antonio è riuscito a realizzare ancora una volta, vincendo la sua scommessa educativa e pastorale.
Un ringraziamento sentito va a Don Pasquale e alle catechiste, il cui lavoro silenzioso ma prezioso ha contribuito in modo decisivo alla riuscita della celebrazione. Con amore, pazienza e cura, hanno accompagnato i bambini in questo importante momento di fede, rendendolo davvero speciale.
Una Veglia che ha saputo parlare a tutti — piccoli e grandi — e che resterà nel cuore della comunità come esempio di Chiesa viva, accogliente e vicina.