Amalfi: critiche degli amalfitani per la riqualificazione dell’ex seminario
La trasformazione dell’ex seminario in una struttura ricettiva ha suscitato opinioni contrastanti tra gli amalfitani.
La vicenda: l’ex Seminario Arcivescovile di Amalfi, situato in Piazza Duomo, è stato per secoli un punto di riferimento spirituale e culturale della città. Nel corso del tempo, ha ospitato anche istituzioni scolastiche della secondaria di secondo grado, cioè i licei e la ragioneria.
Nel 2012, la Provincia di Salerno e la Curia arcivescovile avevano stipulato un accordo per destinare l’immobile a sede scolastica. Tuttavia, il mancato rispetto di tale accordo ha portato a un contenzioso legale, culminato nel 2023 con la condanna della Provincia al pagamento di oltre 300.000 euro in favore della Curia.
Successivamente, nel 2017, la Curia ha affidato la gestione dell’edificio all’imprenditore turistico sorrentino Luigi Savarese, con l’intento di trasformarlo in una casa di accoglienza per fedeli. Tuttavia, il progetto ha incontrato ostacoli burocratici e legali, con ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato, che hanno rallentato i lavori di riqualificazione .
Nonostante le difficoltà, l’ex seminario è stato finalmente riaperto con il nome di “Domus Maria”. L’inaugurazione della struttura si è tenuta mercoledì 23 aprile.
Sono immediatamente piovute tantissime critiche sui social da parte di numerosi amalfitani, che non hanno accettato di buon grado la decisione della perdita di una sede scolastica e del cambiamento della destinazione dell’immobile, oltre alla presenza delle istituzioni che festeggiavano in un giorno di lutto per la scomparsa del Papa.
Si è trattato di una trasformazione silenziosa, che sa di sconfitta. Il vecchio seminario di Amalfi, per decenni fucina di cultura e formazione, ha chiuso definitivamente le sue porte alla scuola per aprirle al turismo di lusso. Da luogo di crescita per centinaia di studenti del liceo e della ragioneria, si appresta ora a diventare l’ennesimo albergo in una città sempre più proiettata verso l’accoglienza turistica e sempre meno attenta alle esigenze della propria comunità.
Il cambio di destinazione d’uso dello storico edificio rappresenta l’ennesimo segnale di un equilibrio che si è rotto. Non è più tempo di pellegrinaggi culturali: Amalfi non è più la meta di chi cerca sapere, ma di chi cerca relax. Eppure, il rammarico è profondo, soprattutto per chi ha vissuto quel seminario non solo come struttura, ma come simbolo di un’epoca in cui l’istruzione era al centro della vita cittadina.
Il paradosso è ancora più amaro se si pensa alla condizione in cui versano oggi gli studenti. Le nuove generazioni, invece di crescere tra le aule storiche del seminario, si ritrovano stipate nell’ex pretura, in spazi angusti e inadeguati. Una sistemazione provvisoria – si dice – in attesa del completamento dei lavori nella scuola elementare. Ma l’attesa, come spesso accade, si fa lunga. Troppo lunga.
Nel frattempo, Amalfi si svuota di contenuti, sacrificando la memoria e la formazione sull’altare del turismo. Il rischio? Che restino solo i muri – belli, restaurati, scintillanti – ma svuotati della loro anima. E che i giovani, ancora una volta, siano costretti a pagare il prezzo più alto.



