“Turismo di Ritorno” e Sostenibilita’: per ritrovare le nostre radici

In Costiera Amalfitana, tranne che a Positano, pare passato quasi del tutto inosservato, l’evento “2023 Anno del Turismo di Ritorno“, un particolare progetto che vede molti dei piccoli comuni italiani, tra i componenti del Comitato Promotore Nazionale.

Il progetto promosso da “Rete Destinazione Sud”, è stato presentato a marzo presso la Sala Mediterraneo, nell’ambito della BMT di Napoli alla Mostra d’Oltremare.

In particolare è stato rivolto ai nostri connazionali residenti all’estero: a quegli oltre70 milioni di 2°-3° e 4° generazione nata e cresciuta all’estero.

L’idea che ha mosso il progetto, è stata quella di lanciare una nuova immagine dell’Italia, per attrarre turismo ed investimenti mediante i nostri connazionali.

È stato definito “Turismo di Ritorno”: una vera e propria leva che consente, attraverso la promozione delle tradizioni regionali, delle eccellenze, dei borghi protagonisti della nostra emigrazione storica, di intercettare quei connazionali all’estero, interessati alla ricerca delle proprie origini familiari ed alla conoscenza dell’Italia.

I principali mercati di questa tipologia di turismo di persone di origine italiana, sono costituiti da Brasile (25 milioni), Argentina (20 milioni) e Usa (17 milioni), seguiti da Francia, Svizzera, Germania e Australia.

Il turismo generato dagli italiani, di fatto costituisce già una fonte naturale per un flusso di visitatori diffuso su tutto il territorio, che a differenza del ghettizzante turismo stagionale di massa o di prossimità post-covid, è omogeneamente distribuito lungo tutto il corso dell’anno.

Spesso questo turismo di ritorno si traduce anche in una fruttuosa possibilità di investimento nei paesi di origine “riscoperti”, ed in una modalità per riuscire a ridistribuire il flusso turistico su tutto il territorio nazionale: deconcentrare le presenze nei luoghi più famosi, soprattutto costieri, a favore di quelli dell’entroterra, con numeri ormai residuali di abitanti.

Un’autentica offerta “Italian way of life”, un turismo lento, una fruizione rilassata in un contesto di interesse culturale, gastronomico e di natura.

Un flusso di visitatori diffuso,  omogeneamente distribuito lungo tutto il corso dell’anno, che favorisce l’accoglienza in un’ottica di reciprocità e di scambio, da contrapporre al tossico turismo di massa concentrato, caotico e logorante per l’ambiente.

Il viaggiatore di ritorno rispetto al turista standard, è indubbiamente più sensibile alle origini, al territorio suo e degli avi, coraggioso e curioso è una ricchezza quei piccoli borghi, in cui la popolazione residente fa sempre più fatica a riconoscersi dopo la gentrificazione causata dal turismo intensivo.

A differenza del richiamo turistico generato da dannosi spot pubblicitari, o da quello asiatico dei grandi numeri, quello delle “radici”, è soprattutto un tipo di turismo più sostenibile, che mobilita risorse per la preservazione del patrimonio immobiliare, storico e culturale del nostro territorio.

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