La Candelora a Montevergine. La Juta dei Femminielli

La Candelora a Montevergine. La Juta dei Femminielli.

La “Candelora” è’ un giorno speciale, una ricorrenza in cui tanti devoti “salgono” a Montevergine, una delle “sette madonne” sorelle della Campania. Qui trovia,o la Madonna nera, la “Schiavona”, a cui tanti sono fedeli.
Soprattutto i “femminielli” che a Montevergine festeggiano, una volta all’anno, la “Juta dei Femminielli”: potrà sembrare strano ma da Napoli e da molte altre zone della regione campana (e non solo), tanti omosessuali rendono omaggio alla “loro” Madonna, rivolgendole preghiere e canti d’amore. Il legame con i femminielli nasce da molto lontano. La leggenda medioevale narra che la Madonna, commossa dall’amore di due omosessuali, condannati dalla comunità a morire di freddo o sbranati dai lupi, ridotti in catene sulla sommità del Monte Partenio, a Lei sacro, lì salvò, concedendo loro di sopravvivere e testimoniare la forza del Bene.
A parte la leggenda è interessante sapere che poco lontano dal Santuario, sul monte Partenio, vi siano i resti di due antichi templi consacrati rispettivamente a Cibele e Artemide, due tra le Grandi Madri del paganesimo. E nel mito di Cibele si può individuare un forte legame tra culto pagano e ritualità cristiana.
Quella della Candelora è una giornata di offerta, di sacrificio, di sudore. Il sudore che sgorga dalla fronte quando, nonostante il freddo, si sale lentamente dalle pendici al Monte, in un pellegrinaggio lento e silenzioso di grande partecipazione emotiva. Il silenzio è rotto nei pressi della grande scalinata che porta al santuario, dove i pellegrini a braccetto intonano i loro canti d’amore per la Madonna scandendo il loro incedere verso la grande icona. Il rito prosegue con “la Candelora”, le candele accese in onore alla Madonna e portate innanzi all’altare. E’ una celebrazione dai grandi tratti teatrali, dove si piange, si ride, si balla, si canta, si suona, con grande rispetto verso la “dolce Mamma” che tutti accoglie. Sul sagrato si continua la festa in un turbinio di balli, canti, tammorriate “aldilà di tutte le differenze” …….«Statti bona Madonna mia, l’ann’ che vene turnamm’ a venì».

La Candelora a Montevergine. La Juta dei Femminielli

Il 2 Febbraio è anche il giorno della Juta dei Femminielli da Mamma Schiavona, ovvero la “marcia”, l’andata, il cammino che mescola la devozione sacra per la Madonna di Montevergine con il transgenderismo.
Giusto per, i Femmenielli sono una realtà collettiva propria del territorio partenopeo e campano in genere, che si possono definire come uomini che vivono e sentono come donne.

In Campania si venerano sette Madonne in sette Santuari diversicon riti e preghiere differenti. Le sette Vergini prendono il nome dai luoghi a cui sono legate o dagli attributi che le caratterizzano.

La Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia a Napoli; la Madonna Pacchiana di Castello di Somma Vesuviana sempre nel napoletano; poi abbiamo la Madonna delle Galline di Pagani (a Salerno); la Madonna dei Bagni di Scafati (Salerno); c’è la Madonna dell’Avvocata di Maiori (in Costiera Amalfitana); abbiamo la Madonna di Materdomini di Nocera Superiore (sempre a Salerno); e infine c’è la Madonna di Montevergine, ad Avellino, detta anche e per l’appunto Madonna dei ‘femminielli’ o Mamma Schiavona, protettrice degli omosessuali.

Le origini dei festeggiamenti per Mamma Schiavona sono pagane e legate al mito di Attis e Cibele. Secondo la storia orale, nel 1256 la Madonna di Montevergine avrebbe miracolosamente liberato due amanti omosessuali, condannati a morire tra i moti, legati a un albero tra lastre di ghiaccio. Il giorno di questo intervento prodigioso sarebbe stato appunto il 2 febbraio.
Ma a noi non interessa sapere se ciò è davvero avvenuto, a noi basta la fascinazione di questa tradizione – ormai secolare – la commozione e l’attaccamento dei femminielli e delle persone LGBTQ+ (non solo campane) verso Mamma Schiavona.

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