Oggi la Chiesa festeggia San Bernardo da Corleone

Il suo vero nome era Filippo Latini, nacque a Corleone in Sicilia da una famiglia di calzolai molto religiosi, tanto che nel paese erano conosciuti come “la casa dei santi”. Lavorava come calzolaio ed era molto gentile con i poveri al punto da mendicare per loro.

In quei tempi la città era presieduta da una legione spagnola. Filippo considerato il miglior spadaccino della Sicilia fu eletto come ‘la migliore lama di Sicilia’. Così egli non indietreggiava quando doveva difendere dai soprusi qualche fanciulla angariata dai militari o dai signorotti, o i poveri mietitori depredati dei frutti del proprio lavoro. Un giorno per provare la sua abilità con la spada fu invitato ad uno stupido duello dove ferì gravemente alla mano il suo avversario, che lo aveva provocato. Aveva solo 19 anni e cercò rifugio in una chiesa, dove ebbe il tempo di meditare sulla sua vita, si scusò con il suo avversario, che diventò suo amico.

Nel 1631 fece domanda per entrare a far parte dei Cappuccini del convento di Caltanissetta, in Sicilia, e quando prese l’abito prese il nome di Bernardo. Con gli anni tutti impararono a chiamarlo ‘il frate buono’, padre dei miseri e di tutti coloro che avevano bisogno di spirituale conforto. La sua semplice vita si svolse in vari conventi della provincia: Bisacquino, Bivona, Castelvetrano, Burgio, Partinico Agrigento, Chiusa, Caltabellotta, Polizzi e infine a Palermo dove trascorse gli ultimi 15 anni della sua vita e dove morì.

Entrò in convento come fratello laico e fu cuoco, lavandaio e fece penitenze e mortificazioni molto forti e soprattutto carità vivente verso il prossimo e i fratelli della comunità. I suoi superiori per mitigare le sue penitenze lo nominarono sacrestano. Durante un terremoto a Palermo, aiutò i suoi concittadini con tutte le sue forze.

Iniziato il processo di canonizzazione nel 1673, venne dichiarato beato solo il secolo successivo, nel 1768 da Clemente XIII e infine proclamato santo nel 2001 da Giovanni Paolo II.

Secondo una leggenda, durante il soggiorno a Bivona molti frati furono colpiti da un’epidemia di influenza. Quando anche Bernardo, che in quel momento rivestiva l’ufficio di infermiere, si ammalò riducendosi in fin di vita, staccò dal tabernacolo della chiesa la statuetta di san Francesco e la infilò nella manica del saio, rivolgendosi al santo con le seguenti parole:
« Serafico padre, tu lo sai che i tuoi frati di Bivona sono ammalati… chi si prenderà cura di essi? Ti avverto che non uscirai di qui se non quando mi avrai guarito »

Il giorno successivo, Bernardo tornò in salute e poté riprendere l’assistenza ai confratelli. Sempre a Bivona, a Bernardo un crocifisso avrebbe parlato dicendogli: “Non cercare tanti libri, ti bastano le mie piaghe per leggere e meditare”. Dopo quest’episodio il frate rinunciò al desiderio di imparare a leggere.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Palermo, san Bernardo da Corleone, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, insigne per la mirabile carità e lo spirito di penitenza.

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