Massa Lubrense, l’antropologo Giovanni Gugg e gli aneddoti sui fichi “del vescovo” e sui fichi d’India

I fichi sono sicuramente tra i frutti più consumati nel mese di agosto. Tra le diverse varietà ci sono i fichi “del vescovo” ed i fichi d’India. E sull’argomento riportiamo due interessanti aneddoti dell’antropologo Giovanni Gugg, originario di Massa Lubrense: «Quante storie, questi due frutti? Quanta antropologia, questi due fichi? Vi racconto brevemente due aneddoti. Il primo riguarda i fichi “brogiotti”, che in Penisola Sorrentina sono detti “del vescovo”, forse perché nei secoli addietro le prime specie di fico furono piantate in un fondo di proprietà di un monsignore, ma soprattutto perché il suo contadino aveva elaborato una tecnica per accelerarne la maturazione, per cui era il primo a raccoglierli in tutto il circondario; la sua strategia agronomica consisteva nel porre una goccia d’olio o di alcol puro sulla boccuccia dei fichi, così da sveltirne il processo di sviluppo, lasciandone inalterato il gusto.
La seconda leggenda riguarda i fichi d’India, originari del Messico, che nei secoli scorsi si adattarono perfettamente al clima della Sicilia. Qui, nella seconda metà dell’Ottocento, Giuseppe Pitrè raccolse (e rielaborò) una leggenda su “lu pedi di ficudinnia”, secondo la quale in origine si trattava di una pianta velenosa, portata in Sicilia dai turchi per distruggere i siciliani, ma poi il buon Dio – che ama tanto quegli isolani – li avrebbe resi dolcissimi ed anche benefici, per cui furono ribattezzati “frutti della salute”».

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