Lettere da Piano di Sorrento – Non si boccia più nessuno

Nel mondo della scuola i guai sono cominciati quando l’allora ministro Giovanni Berlinguer, fratello del carismatico Enrico, leader del PCI, volle trasformare l’istituzione scolastica in una azienda, cancellandone così la vera fisionomia.
Più tardi la riforma Gelmini e poi la “buona scuola” di Renzi hanno contribuito a dequalificare il lavoro scolastico per portarlo, se così possiamo dire, ad un livellamento dell’apprendere, un livellamento intellettivo.
Già prima delle riforme i Presidi, che attualmente sono arbitri intoccabili del destino di un insegnante, esercitavano pressione psicologica sui professori affinché “alzassero la mano” nel giudizio valutativo finale di ciascun alunno. In altre parole i voti bassi dovevano raggiungere la sufficienza, una specie di “promuovi tutti”.
E così i primi somarelli (con tutto il rispetto per i quadrupedi) si sono riversati sulla strada. Il seguito lo sappiamo: è arrivato il Covid e la prima a subirne le conseguenze è stata appunto la scuola.
Non potevano consentirsi gli assembramenti in ambiente chiuso, i contatti, le promiscuità perché, come è noto, hanno costituito il maggior veicolo per i contagi.
Come proteggere allora i ragazzi, il corpo insegnante, il personale dalla trasmissione del virus?
Si è cercato di ridurre la “presenza” in aula ricorrendo alle videoconferenze e questo ha inferto un duro colpo a quelle che da sempre costituiscono l’essenza dell’insegnamento: il rapporto visivo fra alunno e insegnante, il colloquio diretto, il confronto, etc.
Si è andati avanti, adottando le migliori precauzioni con la sistemazione a distanza dei banchi , mascherine, controlli su chi aveva contratto il virus, provvedimenti restrittivi con quarantene ed altro. Fino a che è finito l’anno scolastico.
Come affrontare il giudizio finale di un alunno che è stato coinvolto dalla malattia, che ha fatto molte assenze, sobbarcandosi le difficoltà e disagi generali.
Si è pensato ad una specie di amnistia scolastica, con promozione generale.
Ultimo espediente il certificato medico, un certificato attestante il danno psicologico, effetto della pandemia, a cui si è aggiunto anche il possibile disagio ambientale per gli alunni, causato dalla separazione o divorzio dei genitori.
Un salutare certificato medico.
Risultante di questa situazione generale è stato l’addio alla competitività, al naturale spirito emulativo che distingue un alunno dall’altro, un addio al confronto, alla voglia di emergere, farsi notare, apprezzare.
Sulle strade del futuro così, fuori dagli edifici scolastici, non sentiremo più quel tipico vociare scolaresco bensì tanti “hi-oh – hi oh”.

avv. Augusto Maresca

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