Cafoni in Costiera amalfitana, migliaia di commenti. Ma cosa significa questa parola e perché legata ai napoletani?

Cafoni in Costiera amalfitana, migliaia di commenti. Ma cosa significa questa parola e perché legata ai napoletani?  Positanonews ha scritto una lunga riflessione sui tanti episodi di “cafoni” in costa d’ Amalfi, a Maiori si spogliano nudi per cambiarsi sul lungomare, a Ravello autisti si mettono in costume o in pantaloncini in bella vista mentre l’autobus è in sosta sotto al sole, a Positano mangiano i panini in Piazza Gioia.

Abbiamo scritto che non si tratta di colpevolizzare loro solamente, ma anche noi, che non diamo adeguati servizi e non siamo in grado di accogliere tutta questa massa. Ebbene è chiaro che il problema è all’origine, come fai a mettere due litri d’acqua in una bottiglia di un litro?

Discorso a parte il cafone che viene identificato come il napoletano, un luogo comune che noi abbiamo voluto sfatare, può essere anche il turista straniero, anche l’americano, per parlare di una nazionalità considerata ricca e opulenta, a comportarsi come tale. Non importa chi sia e cosa faccia.

Dunque abbiamo voluto fare una riflessione oltre la cronaca, a dire il vero fu la buonanima di don Raffaele Talamo che la fece, il vecchio e compianto parroco di Positano , di fronte al giovane cronista che lo incalzava chiedendogli perchè non facesse nulla contro le persone che usavano la Piazza Gioia, di fatto il Sagrato della Chiesa Madre Santa Maria Assunta, come luogo di bivacco per i panini, disse proprio così, se fai venire una persona a casa non puoi cacciarla dopo che è arrivata. Consentire alle persone di venire qui in massa equivale a invitarle, ecco perchè siamo molto critici contro i bus turistici e le motonavi che arrivano da ogni dove. Siamo in grado di accogliere queste persone, nel loro stesso interesse? C’è accoglienza, servizi , anche quelli iginieri, oltre che quelli sanitari, sufficienti? La risposta è ovvia ed evidente, non c’è una accoglienza dignitosa, noi non offriamo accoglienza dignitosa e di conseguenza il loro comportamento non è sempre dignitoso, a volte gli è anche impossibile, che li abbiamo fatti venire a fare?

Dunque facciamo anche autocritica invece di stare solo e sempre solo a puntare il dito.

Ma da dove viene il termine cafone?

Il termine “cafone”, decisamente inflazionato nel gergo comune, ha radici antichissime e particolarmente discusse. Le storie sorte riguardo le sue origini sono davvero affascinanti, nonostante, comunque, si tratti di una parola dall’accezione dispregiativa.

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Sin dall’inizio, infatti, con il termine “cafone” si usava indicare persone dagli atteggiamenti rozzi e dai modi particolarmente incivili. A volte, la parola, assumeva un significato sinonimo di ingenuo e, talvolta, di cattivo. Sebbene si fosse sperato che, negli anni, il termine “cafone” avesse assunto un significato positivo, questi auspici sono stati immediatamente disillusi. Comunque sia, alcuni dizionari attendibili, come lo Zingarelli, danno la sua etimologia per sconosciuta.

In quest’articolo, però, abbiamo deciso di elencare alcune tra le ipotesi più accreditate sulle origini del termine.

L’origine e il significato di “cafone”
Come detto, il dibattito sulle origini ed il significato di “cafone” è, a tutt’oggi, molto acceso. Il Vocabolario della lingua italiana Devoto-Oli, riprende un’ipotesi avanzata, precedentemente da Carlo Salvioni, per il quale, il sostantivo derivi dal verbo “cavare”, con l’accezione di scavare e che, il suffisso “-one”, denoti l’ostentazione eccessiva della pratica. Questa spiegazione è avvalorata dal fatto che, nell’Italia meridionale, con “cafone” si indicassero, spesso, i contadini.

Altra ipotesi, particolarmente affascinante, seppur priva di un reale fondamento metodologico è la seguente: intorno al 1400, nell’entroterra dell’attuale basso Lazio e della Pianura Campana, solevano giungere gli abitanti di lontani villaggi di montagna e delle zone rurali adiacenti, allo scopo di acquistare bestiame alle fiere di paese. Costoro, giungevano in città con una corda arrotolata intorno alla spalla o alla vita. Gli abitanti dei paesi tesero ad etichettare i forestieri come quelli “co’ ‘a fune”.

Le ipotesi napoletane
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Esistono altre ipotesi sulle origini ed il significato di “cafone”, nate e sviluppatesi prettamente nel napoletano. Secondo una tradizione molto antica, infatti, quando le nobili famiglie abitanti del capoluogo partenopeo avevano bisogno di traslocare, si rivolgevano a dei manovali dotati di funi e carrucole e inviati da ditte organizzati. Chiamati “chill co’ ‘a fune”, gli operai passavano il mobilio e gli effetti personali più pesanti dai piani alti al terreno servendosi dei meccanismi appositi per poi, ancora una volta, servirsi di funi per assicurare il carico durante il trasporto. A seguito di numerose declinazioni, “chill co’ ‘a fune” si trasformò in “quei cafoni”.

Sempre a Napoli, vide la luce e prese piede l’idea che, il termine, traesse origine dall’espressione utilizzata dai cittadini per indicare gli abitanti delle campagne. Anch’essi, in occasione dei mercati e delle fiere cittadine, usavano recarsi nel capoluogo. Questi, arrivavano tenendosi legati con una fune per non perdersi l’un l’altro nel marasma della città. Da “con la fune” a “ca’ fun”, deriverebbe “cafone”. Ma cosa rende quest’ipotesi poco attendibile? Nel dialetto napoletano antico, l’articolo determinativo era del tipo “la” e il passaggio ad “‘a” avrebbe avuto luogo solo a cavallo tra XIX e XX Secolo.

L’etimologia di “cafone” proverrebbe dall’Antica Roma
Un’ultima ipotesi, relativamente controversa, sostiene che il termine derivi dal nome di un centurione romano di nome Cafo. L’uomo giunse nel napoletano due anni dopo la morte di Cesare, avvenuta il 15 marzo del 44 a.C. Il centurione arrivò in Campania, a Benevento, presso una colonia di veterani che, in precedenza, aveva assistito il dittatore nei suoi trionfi in battaglia dalla Gallia all’Egitto. Lo stanziamento dei soldati fu opera del collega del consolato di Cesare, Antonio. Cafo, ebbe il compito di distribuire lotti di terreno nel Sannio e nella Campania. Egli, divenne ben presto famigerato per i suoi modi rozzi e per il suo atteggiamento spadroneggiante. I grezzi seguaci del centurione presero il nome di “Cafones”. Dati i pessimi modi degli uomini, il titolo assunse immediatamente un’accezione dispregiativa, mantenuta nella sua declinazione attuale.

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