LA STRAGE DI CAPACI E IL RICORDO DELLE MANI 30 ANNI DOPO

LA STRAGE DI CAPACI E IL RICORDO DELLE MANI 30 ANNI DOPO

“Quel figlio cui la mafia ha sottratto il padre è l’esempio più bello della vita che vince sulla morte. Sempre”

Le mani, il ricordo di quelle mani bianche e intatte che sporgevano fuori dal lenzuolo bianco. Fu l’unico particolare del corpo di suo marito che a Rosaria Schifani fu concesso di vedere. Un gesto dettato dalla pietà dei medici e dei testimoni nei confronti di quella ragazza, poco più che ventenne che si era ritrovata a vivere una tragedia simile. Le mani furono infatti l’unica parte del corpo di Vito che rimase intatta dopo lo scoppio della bomba. Rosaria rimase ad accarezzarle per un tempo indefinito quelle mani, pensando a quanto fossero belle. Rosaria è la vedova di uno dei tre agenti della scorta del giudice Giovanni Falcone. In quell’attentato persero la vita oltre al magistrato antimafia, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani appunto, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Oggi la giornata è tutta dedicata al ricordo del giudice, ma credo sia giusto anche ricordare quei tre giovani che si ritrovarono sprofondati, senza vita nel cratere di terra squarciato dalla bomba. Tutti ricordano Rosaria nel giorno dei funerali lanciare, nella cattedrale di Palermo, un monito ai mafiosi: “Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio”. Lei così minuta, viso scavato reso ancora più scarno dal nero dei vestiti sembrava così indifesa e allo stesso tempo così forte. Io la ricordo così Rosaria. Ed è ogni volta un pugno nello stomaco, pensando che come me aveva vent’anni e che fosse terribilmente ingiusto portare per il resto della vita una croce così pesante.

Qualche anno fa Rosaria è ricomparsa nello Speciale dello straordinario giornalista Felice Cavallaro- trasmesso da Rai3: Rosaria aveva i lineamenti addolciti dalla rinoplastica e l’espressione meno dura. Fece ritorno nell’inferno di quei luoghi della memoria e dell’orrore. Ripercorse il viaggio della sua vita, entrando nella villa abbandonata del boss, incontrando i colleghi di suo marito. Lo Speciale si concluse con la testimonianza di un giovane identico a Vito: faccia pulita, sguardo limpido, quel ragazzo di vent’anni si fece intervistare in divisa da finanziere. Quel giovane era il bambino di pochi mesi ritratto nelle foto in braccio a mamma e papà sulla spiaggia della Sicilia.

Quel figlio cui la mafia ha sottratto il padre è l’esempio più bello della vita che vince sulla morte. Sempre

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