Domenica 8 maggio Supplica alla Madonna di Pompei. Una riflessione sull’Ave Maria del giornalista di Amalfi Sigismondo Nastri

Domenica 8 maggio nella Basilica di Pompei ed in tantissime chiese si reciterà, a mezzogiorno, la Supplica alla Madonna di Pompei. Riportiamo un post del giornalista di Amalfi Sigismondo Nastri che condivide una piccola riflessione sull’Ave Maria: «Maggio è il mese dedicato alla Madonna. L’8 maggio, il giorno della “supplica” nella basilica di Pompei (alla tv la si potrà seguire su Tv2000 o Canale21).
Quale momento migliore per una riflessione sull’Ave Maria, la preghiera più diffusa, insieme al Padre nostro! Anzi, ancora più diffusa, perché tutta la recita del Rosario avviene con una successione di Ave Maria.
Una riflessione che non può prescindere dalla pagina del Vangelo nella quale Luca (1, 26-38) racconta l’episodio dell’Annunciazione: «In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole lei rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”. Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio”. Allora Maria disse: “Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.»
In questo nostro tempo, che vede ancora tante donne discriminate, umiliate, violentate, ammazzate, un tempo in cui la parità con l’uomo è ancora ragione di lotta, bisogna riconoscere che, nella storia della religione cattolica, la figura femminile conserva in pieno la sua dignità. Io non sono un teologo, e neppure uno studioso delle Sacre scritture. Da credente mi chiedo: “Perché Dio, per mandare suo figlio sulla terra, a redimere l’umanità, ha scelto la via del concepimento nel grembo di una donna?”. Una risposta a questa domanda la trovo nella Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II, Lumen gentium, laddove afferma: “Volle il Padre delle misericordie che l’accettazione di colei che era predestinata a essere la Madre precedesse l’incarnazione, perché così, come la donna aveva contribuito a dare la morte, la donna contribuisse a dare la vita”.
Maria, con l’accettazione del progetto divino, fa da contraltare a Eva, progenitrice del genere umano, che tradì la fiducia del Creatore. La “Vergine madre, figlia del suo figlio” – come la definisce Dante Alighieri – si offre come mediatrice tra l’umanità e Dio. “Mediatrice del mondo” sottolinea Sant’Efrem già nel 373 d.C. La nostra redenzione, aggiunge San Pier Damiani, “non si realizza senza di lei”. Ecco perché è a lei che si rivolge l’invocazione: “Ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae” (Prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte). Ricorda San Bonaventura che “nessuno può entrare in cielo, se non per mezzo di Maria”.
Passando attraverso un cancello, quello che ci introduce alla vita eterna».

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