Positano, Giuseppe Rispoli ricorda Italo Porpora: non finirò mai di ringraziarlo

La città di Positano quest’oggi ha dovuto dire addio al Professore Italo Porpora, ex assessore della città verticale e uomo di cultura molto apprezzato da tutti. La famiglia è profondamente addolorata dalla perdita, ma noi vogliamo onorare la sua memoria con un ricordo di Giuseppe Rispoli, attore e scrittore, che circa un anno fa scriveva: Quando cominciai a sentire dentro di me che c’era qualcosa che non andava, che mi faceva essere diverso dagli altri, cominciai a ribellarmi perché pensavo che mi stessi sbagliando e che quello che provavo era qualcosa di passeggero ma niente non passava. Allora, un giorno, vennero a Positano Giorgio Sabatino e Gaetano Stella invitati da Italo Porpora che non finirò mai di ringraziare per iniziare una leva teatrale con i ragazzi del paese nell’allora cinema Italia. Io accompagnai mio cugino Giulio curioso di questa nuova iniziativa e come nei migliori film, lui si vergognò a fare il provino ed io, un po’ per curiosità, un po’ per chissà cosa, feci una specie di provino dove mi veniva chiesto di improvvisare una mia giornata tipo, dalla mattina, alla sera. Tutto senza parole. Ricordo perfettamente quell’improvvisazione teatrale: ero davanti al lavandino del bagno immaginando uno specchio di fronte a me, improvvisai facce assonnate, lavandomi la faccia, fingendo di avere gli occhi bagnati, con le mani cercavo il rubinetto per chiudere l’acqua. Questa fu la mia prima improvvisazione teatrale che mi fece capire che con l’immaginazione si poteva fare e inventare qualsiasi cosa che non fossi io realmente. Il mio io interiore su di un palco poteva essere qualsiasi cosa e soprattutto essere libero. Libero di interpretare un personaggio con caratteristiche da me inventate o secondo copione. Sul palco si può essere quello che non si è nella vita è farlo credere a chi ti vede e ti ascolta. Così scelsi il teatro o forse il teatro mi scelse, non so. Più tardi però il mio io con qualche sofferenza trovò la sua strada e la sua serenità. E oggi quando si riesce a stare sul palcoscenico quel mio vecchio io ancora si diverte a essere libero e volare tra personaggi e parole. Viva il teatro.

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