Lettere da Piano di Sorrento – Russia: vietato pensare

LETTERE DA PIANO DI SORRENTO
“RUSSIA: VIETATO PENSARE”

Questa frase, “Russia: vietato pensare”, l’ho letta, qualche tempo fa, su di un cavalcavia sull’Autostrada Napoli/Salerno. Mi sono detto: “ecco la solita propaganda anti comunismo in un messaggio dei murales. Invece, è risultata fondata proprio in occasione di questa assurda guerra fratricida in Ucraina. Perché è una guerra, anche se Putin si ostina a ripetere che si tratta di un’operazione speciale, di una esercitazione militare e, dietro di lui, tutti i Russi, a cominciare dai giornalisti, imbavagliati dal regime, continuano a ripetere “pappagallescamente”. Ed è chiaro che i giornalisti russi non possono contravvenire, parlando di guerra, perché rischiano di essere multati ed anche incarcerati.
Niente può giustificare questa aggressione, questa guerra fratricida, e si sa che l’odio fra i fratelli è peggiore di quello fra gli estranei.
L’Occidente, per evitare un terzo conflitto mondiale, non può che limitarsi a fornire agli Ucraini aiuti finanziari, di prima necessità ed anche, nei limiti del possibile, armi perché possano difendersi. E così noi occidentali stiamo a guardare, riflettendo anche sugli effetti collaterali che presto subiremo: crisi energetica, aumento dei prezzi, danni all’economia.
Adoprarsi per una seria trattativa di pace è un nobile intendimento, perché noi vogliamo la pace, la vuole, soprattutto, quel Santo Uomo, il nostro Pontefice che, in questo momento, offrendo la massima disponibilità, sta soffrendo, appunto, “le pene dell’Inferno”.
In questa brutta pagina della nostra storia, stiamo comunque dedicando poco spazio a tutti i giornalisti occidentali che seguono, in prima persona, questo conflitto, sia come inviati speciali, corrispondenti di guerra, reporter privati, etc. Questi professionisti rischiano la vita (alcuni sono rimasti uccisi) ma continuano a ricercare la verità, interrogando persone del posto, fotografando ed acquisendo elementi di prova per una corretta informazione. Molti sono giovanissimi, come quella ragazza, poi intervistata in TV, che si è salvata nello sbagliare la strada che portava al luogo d’indagine, colpito da un missile. Non saremo mai sufficientemente grati a queste persone che onorano il giornalismo e difendono, talvolta anche con la propria vita, la libertà di stampa, parola completamente sconosciuta a Mosca e in tutta la patria degli Zar.

avv. Augusto Maresca

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