L’amianto il nemico dei marittimi, tanti della Penisola Sorrentina non hanno avuto riconoscimenti

L’amianto il nemico dei marittimi, tanti della Penisola Sorrentina non hanno avuto riconoscimenti . Non solo i due fratelli a Piano di Sorrento , cosa che ci ha colpiti, ma anche persone care a Vico Equense e in tutta la Penisola Sorrentina oltre che a Castellammare di Stabia, per quel che ne sappiamo tanti hanno perso tempo e soldi con avvocati per un loro diritto, se ricordiamo bene si parlava di riconoscergli almeno un anticipo di pensione, ma è stato sempre un diritto negato o difficile, anche recuperare la documentazioni, le carte delle navi è stato complicato e a volte impossibile. Parliamo nelle province di Napoli e Salerno come Positanonews ma c’è chi ne sa molto più di noi, riportiamo il seguente pezzo

di Felice Magarelli – DL News ( Inormazioni Marittime )

Tra le categorie maggiormente colpite dall’esposizione professionale a polveri e fibre di amianto rientra certamente anche quella dei lavoratori del mare. Il largo utilizzo di questo materiale tossico, un tempo massicciamente presente nel settore navale, ha determinato e ancora oggi determina, una vera e propria strage silenziosa tra questi operatori. A tal proposito, recenti studi scientifici hanno rivelato numeri davvero preoccupanti, con vicende riscontrabili in gran parte del territorio nazionale, dalla Liguria alla Campania, alla Puglia, Sardegna, Sicilia, ecc.

Emblematico è stato il caso Procida, isola connotata da una forte ed antica vocazione marinara, dove già nel 2014 si registrava un elevatissima percentuale di patologie asbesto correlate. Secondo le stime dell’Ona (osservatorio nazionale amianto), la cosiddetta “fibra killer” ha causato tra i naviganti italiani più di 1.600 vittime, un dato parziale, considerando il periodo di latenza della malattia che può variare dai 15 ai 25 anni e secondo alcuni esperti, persino oltre. Occorre ricordare che l’amianto è stato definitivamente bandito in Italia con l’avvento della l.27 marzo 1992, n.257 (norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto).

Anche gli armatori hanno dovuto pertanto adeguarsi alla normativa, provvedendo alla dismissione progressiva di gran parte del naviglio mercantile contenente il minerale cancerogeno. Pur tuttavia, un alta percentuale di imbarcazioni a rischio attraversa ancora i mari. Il capitolo “amianto” per la storia della marineria italiana rappresenta senza dubbio un passaggio grave ed oscuro in cui il diritto inalienabile alla salute è stato ingiustamente violato e calpestato. Ciò nonostante, il riconoscimento di misure previdenziali e sanitarie per i lavoratori esposti, nonché l’accesso alle indennità di natura risarcitoria, spesso impattano con tecnicismi ed ostacoli burocratici insormontabili.

Si calcola che in Italia siano circa 30 mila le pratiche che risultano inevase: 30 mila persone alle quali non e’ ancora stata data nessuna risposta! Sebbene tale comparto costituisca un’eccellenza per il sistema paese, i marittimi, inermi di fronte ad un nemico ostile di cui neppure conoscevano l’esistenza, sembrano essere completamente abbandonati dalla politica e dalle istituzioni. Concludo queste brevi riflessioni, auspicando che le oggettive difficoltà e il tempo ormai trascorso, non inducano la gente di mare e le loro famiglie ad una sorta di rassegnazione rispetto ad una tragedia, che forse qualcuno vorrebbe incolpevole figlia dei suoi tempi.

Commenti

Translate »