Zelensky, appello all’Ue: «Non abbandonateci, è strage di bambini»

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Zelensky, appello all’Ue: «Non abbandonateci, è strage di bambini». Ne parla Mauro Evangelisti in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Anche questa volta c’è un interprete che, per quanto professionale, ha la voce rotta dal pianto mentre traduce in simultanea le parole di Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino si collega, in videoconferenza, con il Parlamento europeo. Si alzano tutti in piedi e lo applaudono. «Senza la Ue, l’Ucraina sarebbe sola – dice – Vogliamo essere membri a pieni diritti dell’Europa. Abbiamo dimostrato la nostra forza. Abbiamo dimostrato che siamo proprio come voi. Ora mostrateci che siete al nostro fianco, che non ci abbandonerete, che siete veramente europei». Ancora: «Solo ieri sedici bambini sono stati uccisi e Putin parla di operazione contro obiettivi militari». Zelensky ha la barba lunga, indossa una t-shirt verde militare, alle sue spalle la bandiera Ucraina e un muro grigio. Appare ancora solido nella sua posizione, mentre il lancio dei missili russi prosegue, dopo qualche ora saranno colpiti la torre della tv e il memoriale della Shoah.

AMERICA Zelesnky nel tardo pomeriggio, in un bunker sotterraneo segreto nel centro di Kiev, rilascia una intervista a Cnn e Reuters. Si rivolge a Joe Biden che deve tenere il discorso sullo Stato dell’Unione: «Ci dia un messaggio forte e utile. È una situazione molto seria, non siamo in un film. Io non sono una figura iconica, l’Ucraina lo è. Il mondo non può perdere qualcosa di così speciale». Biden lo chiama, parlano al telefono. E in serata il messaggio sarà forte come sperato da Zelensky: «La guerra di Putin è stata premeditata e non provocata. Ha rigettato gli sforzi diplomatici. Ha pensato che l’Occidente e la Nato non avrebbero risposto. Ma si è sbagliato – afferma Biden nel discorso sullo Stato dell’Unione – Quando i dittatori non pagano per la loro aggressione creano ancora più caos. E vanno avanti aumentando i costi e le minacce per l’America e il mondo».
Non c’è riposo per il presidente ucraino perché anche la rete del dialogo con l’occidente è un’arma di difesa. Con il discorso al Parlamento europeo Zelensky ha ottenuto non solo attenzione e solidarietà, ma anche un larghissimo sostegno dell’entrata del suo Paese alla Ue. La mozione, approvata con 637 voti a favore, 13 contrari e 26 astenuti, chiede che «le istituzioni dell’Unione si adoperino per concedere all’Ucraina lo status di paese candidato all’adesione all’Ue» e che tale procedura sia «in linea con l’articolo 49 del trattato sull’Unione europea e sulla base del merito». Chiede anche «sanzioni più severe contro la Russia e preme sul Cremlino perché ponga fine «immediatamente a tutte le attività militari in Ucraina».
L’emozione causata dalle parole di Zelesnky, collegato da una città sotto attacco, è intensa. Le parole del presidente ucraino: «Noi stiamo combattendo per i nostri diritti, per le nostre vite. Ora combattiamo per la sopravvivenza, che è la motivazione più forte. Ma combattiamo anche per essere membri uguali d’Europa». Racconta la storia recente dell’Ucraina per spiegare la forza dei suoi concittadini: «Migliaia di persone sono state uccise, ci sono state due rivoluzioni, una guerra e cinque giorni di invasione militare della Federazione Russa». Nella sua vita precedente ha lavorato in tv e sui palchi, sa come comunicare. Guarda in camera. Alza un foglio e lo tira da parte: «Non sto leggendo un pezzo di carta, non siamo più nella fase dei discorsi scritti nel mio Paese. Purtroppo la realtà oggi ci porta in un’altra fase: vengono uccise delle persone. Noi oggi diamo la nostra vita per il desiderio di essere liberi. Stiamo rinunciando alle persone migliori, alle più forti, alle più coraggiose. Gli ucraini sono incredibili. È chiara la scelta europea dell’Ucraina, è questa la nostra direzione». E poi ecco l’appello all’Europa: siamo sotto attacco, la mattinata è stata tragica, ci sono i bombardamenti, due missili hanno colpito la città di Kharkiv, ai confini con la federazione russa.

PIAZZA DELLA LIBERTÀ «Ci sono 20 università lì, ci sono giovani brillanti e intelligenti. E si riunivano nella piazza più grande del nostro Paese e d’Europa: si chiama piazza della Libertà, e questa mattina l’hanno colpita. Ci sono decine di vittime. Tutte le grandi città del nostro Paese sono assediate e ogni piazza, da oggi, indipendentemente dal nome, si chiamerà piazza della Libertà. Credetemi». Saluta alzando il pugno per dare, in fondo, anche forza a se stesso. Segue un applauso commosso di tutto il Parlamento europeo, anche di Ursula von der Leyen, presidente della commissione che dice: «Questo è il momento della verità per l’Europa. Il modo in cui risponderemo oggi a ciò che la Russia sta facendo determinerà il futuro del sistema internazionale». L’alto Rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, durante la plenaria del Parlamento Europeo, avverte: «È l’atto di nascita dell’Europa geopolitica. Le misure di coercizione introdotte dalla Commissione europea potranno avere un effetto immenso. La Russia rischia il default».

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