Pompei-New York, giallo internazionale sui tesori rubati nella città archeologica

Pompei-New York, giallo internazionale sui tesori rubati nella città archeologica. Un frammento di affresco potrebbe essere stato trafugato a Pompei e attualmente esposto al Getty Museum di Los Angeles. Il procuratore distrettuale di New York ha avviato un’indagine per stabilirne con certezza le origini. Sul caso il ministero dei Beni culturali non si pronuncia, in attesa della conclusione delle indagini. A Pompei invece, che conta centinaia di reperti rubati e mai censiti, nessuno sa stabilire se e da quale domus provenga quel pezzetto di muro mirabilmente dipinto su cui, se non fosse stato per lo zelo di Christos Tsirogiannis, archeologo forense, uno dei maggiori esperti di manufatti antichi trafugati – e professore associato presso l’Istituto di Studi Avanzati dell’Università di Aarhus in Danimarca, nonchè ex archeologo dell’Università di Cambridge – non si sarebbe mai posta l’attenzione. Tsirogiannis sostiene di avere prove che collegano il reperto a un mercante d’arte accusato di traffici illeciti di manufatti archeologici e opere d’arte, il famigerato Robert Hecht. Statunitense ma vissuto a Parigi, ex direttore dell’Istituto Archeologico Tedesco a Roma, Hecht è morto nel 2012 e, poco prima della scomparsa, era stato processato proprio in Italia con l’accusa di traffico di reperti antichi saccheggiati, in combutta con Marion True, ex curatrice delle antichità proprio al J. Paul Getty Museum. Da qui l’appello lanciato dall’esperto di origini greche al museo di Los Angeles, affinché restituisca il frammento all’Italia.
LA DONAZIONE
Il professor Tsirogiannis ha una fotografia dello stesso frammento di pittura parietale, presa dall’archivio di Robert Hecht che fu sequestrato dalla polizia nel 2001. Nel reperto è raffigurata una giovane donna che si affaccia a un balcone, sorseggiando una bevanda da una tacca tenuta nella mano destra. Il frammento era stato donato al Getty nel 1996 da Barbara e Lawrence Fleischman la cui collezione di antichità greche e romane è considerata tra le più importanti al mondo che lo avevano acquistato da uno degli intermediari di Hecht nel 1987. Tsirogiannis crede che il frammento possa provenire da Pompei e ha allertato l’ufficio del procuratore distrettuale di New York. «È una bella e rara raffigurazione – ha raccontato Tsirogiannis al procuratore americano – che proviene dalla zona del Vesuvio, probabilmente da una delle ville distrutte dall’eruzione. Il museo ha prove sostanziali che lo collegano a noti trafficanti. Decine di antichità della stessa collezione privata sono già state restituite dal Getty all’Italia. Questo è un altro caso». Negli ultimi anni il lavoro di Tsirogiannis, ex archeologo sul campo per l’Università di Cambridge, si è concentrato sulle antichità e sulle reti clandestine del traffico dei beni culturali: già dai primi anni 2000 le forze dell’ordine gli hanno autorizzato l’accesso a decine di migliaia di immagini e altro materiale d’archivio sequestrato durante le incursioni e i sequestri degli inquirenti nei depositi e negli archivi di persone coinvolte nel commercio illecito.
L’ASTA
In 15 anni, Tsirogiannis ha identificato circa 1.580 reperti saccheggiati e transitati attraverso case d’asta, gallerie commerciali, collezioni private e musei. Dopo aver collegato una serie di antichità a Hecht, inclusi due grandi vasi che sono stati rimpatriati in Italia nel 2012, Tsirogiannis ha affermato che l’ultimo esempio è un elmo romano che Christie’s New York metterà in asta il 12 aprile, per una stima di 600mila dollari. Ha detto di avere prove fotografiche simili che dimostrano che anche questo reperto proviene dai traffici illeciti di Hecht. I rapporti tra il Getty Museum e l’Italia sono da tempo sulla corda, a partire almeno dal caso dell’Atleta di Lisippo, la cui provenienza illecita è stata ormai accertata ma che, nonostante le sentenze della Cassazione, è ancora bloccato negli Stati Uniti. Susy Malafronte

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