Il caso Castellammare di Stabia: il dossier sul Comune sciolto

Il caso Castellammare di Stabia: il dossier sul Comune sciolto. Ne parla Dario Sautto in un articolo dell’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Un assessore con precedenti per truffa e abuso d’ufficio e un altro «asservito ad Adolfo Greco», l’imprenditore del latte amico di Cutolo condannato in primo grado per camorra. E ancora, una vecchia accusa di usura nei confronti del papà di Gaetano Cimmino, l’ormai ex sindaco che a sua volta era stato testimone di nozze nel 2014 di un imprenditore imparentato con diversi affiliati al clan Cesarano. Mentre un consigliere comunale negli ultimi due anni è stato fermato più volte in compagnia di persone vicine al clan D’Alessandro. «Rapporti – si legge nella relazione – che possono far supporre soggezione degli amministratori alla criminalità organizzata».

NOMI E FATTI Ci sono nomi e cognomi, circostanze, atti, controlli e riscontri nella relazione della Commissione d’accesso che ha spinto lo scorso 7 gennaio il prefetto Claudio Palomba a chiedere al ministro Luciana Lamorgese di avanzare richiesta di scioglimento dell’amministrazione comunale di Castellammare di Stabia. Il 23 dicembre, durante la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica – alla presenza del procuratore di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, e dell’aggiunto alla Dda di Napoli, Rosa Volpe – era emerso un quadro allarmante. Tant’è che Fragliasso aveva affermato che «indagini pendenti, alcune delle quali ancora non rivelabili, fanno emergere un quadro generale di opacità e permeabilità dell’amministrazione a fenomeni corruttivi, oltre che alla criminalità organizzata». Tra affidamenti diretti a ditte «amiche», assunzioni sospette di familiari di consiglieri in quelle stesse aziende e parentele pericolose, un capitolo viene dedicato a Catello Cimmino, papà di Gaetano Cimmino. Ex dipendente comunale in pensione, fu arrestato per usura negli anni 90 e – insieme ad un altro indagato – subì un sequestro di beni da 7 miliardi di lire. Approfonditi anche i rapporti tra Cimmino senior e la famiglia Solimene – titolari di alcune aziende edili, cugini del boss Paolo Carolei – con la quale emergono anche alcuni affari immobiliari. Due sono, poi, gli assessori «attenzionati». Innanzitutto Fulvio Calì, per il quale risultano precedenti per truffa e abuso d’ufficio: viene intercettato anche lui dall’Antimafia nel corso dell’inchiesta «Olimpo» insieme ai Solimene e a Catello Cimmino. Questioni non ritenute penalmente rilevanti, ma che pesano molto ai fini dello scioglimento. L’altro assessore è Giovanni Russo, i cui dialoghi con Adolfo Greco lo fanno ritenere «completamente asservito» all’imprenditore, condannato di recente in primo grado a otto anni per estorsione. Nel filone politico dell’inchiesta Olimpo compare anche un consigliere di opposizione: si tratta di Francesco Iovino (Pd) insieme al papà Gennaro, ex assessore e consigliere, che aveva già diversi precedenti alle spalle.
Altri consiglieri vengono citati nella relazione. Emanuele D’Apice, presidente del consiglio comunale che, durante il suo discorso, fece un elogio al papà defunto, suo «faro». D’Apice, però, era conosciuto come «Gigino o ministro», volto politico del clan Cesarano. Inoltre, D’Apice viene fermato in compagnia di un affiliato al clan Cesarano. Per Giovanni Nastelli pesa il ruolo del fratello Carlo, ex consigliere all’epoca dell’omicidio di Gino Tommasino, insieme a quest’ultimo ritenuto molto vicino al boss Sergio Mosca, anche se assolto da quelle accuse. Barbara Di Maio è cognata di Paolo Carolei (è sposata con il fratello), di recente tornato libero dopo dieci anni al 41-bis, ma è emerso negli anni 90 un fermo per camorra anche nei confronti del marito. Parentele scomode – ma nessuna frequentazione agli atti – per Annamaria De Simone (suo marito è cugino del boss D’Alessandro), Vincenza Maresca (nipote della defunta Pupetta Maresca) ed Eutalia Esposito (cugina del capoclan Ferdinando Cesarano). Diversa è la questione per Catello Tito, ritenuto «legato al clan D’Alessandro avendo un ruolo importante nella gestione delle scommesse sportive, settore nel quale l’organizzazione criminale riveste un importante ruolo anche al di fuori di Castellammare». Negli ultimi due anni Lello Tito è stato fermato in compagnia di pregiudicati, ma anche di personaggi coinvolti nell’inchiesta dell’Antimafia «Golden Gol» su scommesse e camorra.

LE ANOMALIE Insieme a irregolarità amministrative, assunzioni di parenti di consiglieri in alcune aziende, incompatibilità e familiari di camorristi nella ditta di pulizia, emergono anomalie nella gestione dei beni confiscati. Un terreno adibito ad allevamento di proprietà del boss Di Martino di Gragnano e una casa sottratta al boss Luigi D’Alessandro erano stati dichiarati «inaccessibili» dopo sopralluoghi dei vigili urbani. Invece la strada sui Lattari era percorribile e si arrivava facilmente nell’allevamento dei Di Martino, mentre lo stesso «Gigginiello» aveva fornito le chiavi per accedere nella casa a lui confiscata.

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