Don Matteo 13, lascia Terence Hill entra Raul Bova foto

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Don Matteo 13, lascia Terence Hill entra Raul Bova . In ventidue anni è cambiata l’Italia, il mondo ha fatto i conti con la pandemia e i lockdown e i suoi morti ma per milioni di spettatori è stato come una carezza pensare che un sacerdote detective con la tonaca rattoppata insieme a una manciata di carabinieri potesse salvare il mondo.

La storia resta: Terence Hill scende dalla bicicletta, sveste la tonaca di Don Matteo, esce di scena in silenzio e misteriosamente, com’era arrivato, per passare il testimone a Raoul Bova, che su Rai1 veste i panni di un parroco senza abiti talari, forte e dedito al prossimo ma dal passato misterioso, che arriverà per sostituirlo a partire dal quinto episodio.
Da stasera arriva su Rai 1 Don Matteo 13 con la regia di Francesco Vicario, Riccardo Donna e Luca Brignone. Nella serie (prodotta da LuxVide con RaiFiction) torna Flavio Insinna nei panni del colonnello Anceschi, che arriva a Spoleto con la figlia Valentina. Ritroviamo Nino Frassica (Cecchini), Maria Chiara Giannetta, Maurizio Lastrico. Hill, dal suo splendido ranch dall’America, in splendida forma va detto, ringraziando la troupe e in particolare il suo “caro amico Frassica” ha mandato il suo saluto: “Vogliatevi bene”. Un’uscita di scena dovuta al fatto che Hill avrebbe preferito stare meno ore sullo stesso set e avrebbe voluto continuare, magari con quattro puntate a stagione come dei film tv. “Ma Don Matteo non è Montalbano” ha spiegato il produttore Luca Bernabei “noi facciamo lunga serialità, non sarebbe stato possibile rispondiamo al pubblico”.
Registrato all’anagrafe come Mario Girotti Hil ha appena festeggiato 83 anni è nato il 29 marzo per caso a Venezia nel 1939 da padre chimico e da madre tedesca (una sassone e nella sua casa vicino a Dresda il futuro Don Matteo vide da vicino i bombardamenti alleati sulla Germania). L’uomo dagli occhi di ghiaccio e dal fisico che sembra non invecchiare mai (una promessa da giovanissimo dell’atletica leggera), da quando iniziò a recitare in una serie di fortunati spaghetti western alla fine degli anni ’60. Uomo di poche parole, non si autocelebra mai, anzi fa sempre i complimenti agli altri. E’ anche questo il suo segreto da oltre da 40 anni, dai tempi western di E lo chiamavano Trinità e di Il mio nome è Nessuno (girato nel 1973 nel New Mexico, al fianco di Henry Fonda – prima di Indiana Jones e assai più bello di Harrison Ford ndr.) fino al rinnovato successo nei panni di Don Matteo, non ha mai smesso di essere una figura centrale nell’immaginario collettivo italiano, un’icona della cultura popolare. Non solo in Italia: anche nel resto d’Europa, anche in Germania dove i film realizzati in coppia con Bud Spencer sono celeberrimi.
Uno stop quello di Don Matteo per Hill dopo 259 puntate a 22 anni dalla messa in onda della prima (7 gennaio 2020). Una lunga avventura televisiva accompagnata da ascolti record, una media di 7 milioni e mezzo, perché il prete-detective da subito ha appassionato milioni di persone. Don Matteo, prima parroco della Chiesa di San Giovanni Battista di Gubbio, poi trasferito a quella di sant’Eufemia a Spoleto dalla nona stagione. Don Matteo, raccontava in una delle ultime interviste all’ANSA in occasione della dodicesima stagione Terence Hill, “è un po’ come il pistolero Trinità. Non ha un passato, non ha parenti”. L’ideatore della serie, Enrico Oldoini, al debutto “gli aveva suggerito di utilizzare la bicicletta perché sarebbe stato più umano, inizialmente si era pensato a una moto. Aveva ragione Oldoini, vista la longevità della fiction e l’amore del pubblico”. Strana la vita, Don Massimo si muove con una motocicletta. Un po’ come la tonaca, che non viene utilizzata da Bova. Mentre Hill ha sempre utilizzato la stessa vecchia di vent’anni e ormai consunta. “Non ho mai voluto cambiarla. Qualche anno fa – raccontava all’Ansa in una delle ultime interviste – , dopo diverse insistenze, ho accettato di farmene fare una nuova, sono anche andato a farmi prendere le misure. Poi, quando me l’hanno consegnata, l’ho appesa in camerino è rimasta lì”. La serie è apprezzata in tutto il mondo, dalla Francia alla Finlandia, dall’America all’Australia e il format è stato adottato anche in Polonia e in Russia. (ANSA).

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